Santa Rita da Cascia, protettrice dei matrimoni e delle cause impossibili

Santa Rita da Cascia, protettrice dei matrimoni e delle cause impossibili

Tra i pochi i santi sposati che la storia del Cristianesimo può enumerare, Santa Rita Da Cascia è forse la più amata. Invocata come protettrice dei matrimoni e delle cause perse, fu sposa e madre, prima di prendere i voti

Non tutti i santi nascono con la vocazione. O, quanto meno, non tutti dedicano la propria vita a Dio e alla Chiesa fin da giovanissimi. Pensiamo a Santa Rita Da Cascia, che prima di prendere i voti ed entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia fu moglie e madre di due figli. Anzi, forse è proprio questa esperienza di vita come donna comune, ad aver alimentato la sua devozione da parte della gente, che l’ha sempre sentita più affine rispetto ad altre figure di religiosi e religiose divenuti santi.

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Fu densa di tragedie, la storia di Santa Rita Da Cascia, funestata da molte spine, come le rose che le erano tanto care e che sarebbero diventate uno dei simboli della sua devozione. Visse infatti in un’epoca funestata da guerre continue e faide sanguinose tra famiglie che si trascinavano per generazioni. Sebbene non si conosca molto della vita di Santa Rita prima che si facesse monaca, sappiamo che nacque intorno al 1371 e che i suoi genitori Antonio Lotti e Amata Ferri erano proprietari terrieri ed erano stati insigniti dal Comune di Roccaporena, non lontano da Cascia, in provincia di Perugia, come pacieri di Cristo. In pratica dovevano mantenere la pace tra le famiglie ghibelline (Cascia era prevalentemente sotto la loro influenza) e quelle guelfe. Ricordiamo che i Guelfi e i Ghibellini erano due fazioni storicamente in lotta tra loro, fin dal 1125 quando, alla morte dell’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico V, le casate di Baviera e Sassonia si opposero a quella di Svevia per reclamare la corona. I Guelfi (Welfen), erano i sostenitori dei bavaresi e dei sassoni, erano dalla parte del Papa, costruivano castelli e fortezze con la merlatura squadrata e la loro bandiera recava la croce di San Giorgio. I Ghibellini (Waiblingen), sostenevano gli svevi Hohenstaufen, erano più legati all’imperatore che non al Papa, costruivano castelli con merlatura a coda di rondine e combattevano sotto l’insegna della croce di San Giovanni Battista.

Fu con Paolo di Ferdinando di Mancino, ufficiale ghibellino, che Rita si sposò, per volere dei genitori, un uomo fiero e violento, che tuttavia per amor suo seppe mettere da parte la propria belligeranza e dedicarsi alla famiglia, lavorando come mugnaio. Ebbero due figli, forse gemelli, e per qualche tempo vissero sereni e felici. Ma i fantasmi del passato turbolento di Paolo si presentarono a reclamare il conto e una notte, tornando a casa, l’uomo venne barbaramente assassinato, forse dai suoi stessi compagni di un tempo.

Rita, donna pia e mite, non cercò vendetta. Anzi, concesse subito il perdono agli assassini del marito nel proprio cuore, e pregò Dio perché i suoi figli non dovessero mai sporcarsi le mani cercando di vendicare il padre. Le sue preghiere vennero esaurite, sebbene nel più doloroso dei modi: entrambi i figli si ammalarono e morirono.

Rimasta sola e abbandonata anche dai parenti del marito, che aveva convinto a non perseguire alcuna vendetta, ottenne di entrare nel monastero di Santa Maria Maddalena, a Cascia, come monaca agostiniana. La leggenda agiografica vuole che furono Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino, i suoi tre santi protettori, a portarla in volo nottetempo dentro le mura del monastero.

Santa Rita Da Casca visse per altri quarant’anni in contemplazione, penitenza e preghiera. Animata da un infinito amore per Cristo, ne volle condividere la Passione: si sottoponeva a frequenti mortificazioni della carne, indossava il cilicio, trascorreva lunghi periodi di digiuno e isolamento. Ancora una volta le sue preghiere vennero accolte e la sera del Venerdì Santo 18 aprile 1432 Santa Rita venne trafitta in fronte da una delle spine della Corona portata da Gesù in Croce. Quella stigmate non scomparve mai e l’accompagnò fino alla morte, tanto da meritarle l’appellativo di Santa della Spina.

A proposito di spine, accennavamo all’amore di Santa Rita Da Cascia per le rose. Ella è conosciuta anche come la Santa della Rosa. Ormai in punto di morte, chiese a una cugina di portarle una rosa e dei fichi dall’orto della casa in cui era cresciuta, a Roccaporena. Era inverno inoltrato, la neve copriva ogni cosa con la sua coltre bianca, ma la cugina si recò nell’orto e trovò una rosa rossa appena fiorita e due fichi maturi e succosi. La rosa divenne così uno dei simboli di Santa Rita. Per restare in ambito naturalistico, anche le api erano particolarmente care a questa Santa: si dice che quando ella era in fasce volassero api bianche intorno alla sua culla, e quando era sul letto di morte api nere le facessero compagnia.

Ancora, Santa Rita è ricordata come Santa degli impossibili, o Santa delle cause perse. Fin dal giorno della sua morte, guarigioni prodigiose e miracoli iniziarono a verificarsi, suscitando stupore e grande devozione in tutti coloro i quali già l’amavano e la consideravano santa in vita.

Il monastero in cui Santa Rita visse per oltre quarant’anni è ancora abitato dalle monache agostiniane, che come lei vivono in clausura dedicandosi alla preghiera, al silenzio e al servizio per il prossimo.

Santa Rita protettrice dei matrimoni

A causa della sua storia personale e della sua tragica vedovanza, Santa Rita Da Cascia è considerata anche la Santa protettrice dei matrimoni, in particolare di quelli più difficili. A lei si rivolgono le coppie in crisi, o che si trovano ad affrontare momenti gravosi, e in particolare le donne che soffrono per un matrimonio in cui sono angariate e sofferenti. Ecco la preghiera a Santa Rita Da Cascia per ottenere la grazia, in particolare per le spose o le coppie in difficoltà.

O’ gloriosa Santa Rita, 
Ottienici dal Signore la forza necessaria 
per mantenerci fedeli a Dio e verso di noi.

Prenditi cura delle nostre persone, 
benedici il nostro cammino, 
perché tutto torni a gloria di Dio 
e a nostro comune vantaggio.

Nulla mai turbi la nostra concordia. 
Sia prospera la nostra casa, o
Santa Rita; l’assistano gli angeli della
pace, l’abbandoni ogni maligna discordia, 
vi regni sovrana la carità,
e non venga mai meno quell’amore 
che unisce due cuori, che lega
due anime redente dal Sangue purissimo di Gesù.

Amen

Donare l’abito da sposa a Santa Rita

Da oltre sessant’anni intorno al Monastero di Santa Rita Da Cascia si è sviluppata un’attività curiosa ma sicuramente encomiabile. Le spose che non hanno più bisogno del proprio abito nuziale possono decidere di farne dono al Monastero. Le monache di clausura, abilissime sarte, si occupano di recuperare gli abiti, sistemarli, e offrirli alle ragazze che non si possono permettere il costo di un abito da sposa nuovo.
Contattando il monastero si possono avere informazioni sulle taglie e le modalità di recupero degli abiti. E se la sposa preferisce il matrimonio civile, le monache non storceranno il naso: saranno pronte ad aiutare anche chi sceglie di non sposarsi in chiesa!

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La devozione dei 15 giovedì a Santa Rita

La devozione dei 15 giovedì di Santa Rita Da Cascia è nata per commemorare i quindici anni durante i quali la Santa portò sulla fronte lo stigma della spina, con cui Gesù la segnò come sua serva fedele e prediletta. La devozione consiste nel dedicare i quindici giovedì che precedono la celebrazione della sua memoria liturgica il 22 maggio a particolari pratiche di pietà. I devoti che desiderano manifestare il loro amore e invocare l’aiuto della Santa devono accostarsi alla Confessione e alla Comunione e dedicare un momento della giornata alla meditazione su un episodio della vita di Santa Rita, o su un aspetto della sua fede. Dal 1919 a chi pratica la devozione dei 15 giovedì di Santa Rita Da Cascia è concessa l’indulgenza plenaria o parziale, a suffragio delle anime del Purgatorio.