Le suore di clausura, cuore nascosto della chiesa cattolica, con il loro impegno nella preghiera e nella contemplazione svolgono un ruolo fondamentale per la vita spirituale di tutti i fedeli
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La maggior parte delle persone, sentendo parlare di suore di clausura e più in generale di clausura religiosa, è portata a provare un senso di sgomento. Nel nostro mondo frenetico, che muta a una velocità spesso vertiginosa, quasi senza lasciare il tempo di assimilare le informazioni, di assorbire gli avvenimenti e i loro effetti, è difficile immaginare la vita di chi sceglie deliberatamente di estraniarsi da tutto questo, di togliersi dal mondo, e lasciarlo fluire, da un eremo di silenzio e isolamento. Ma è proprio così che si vive nei conventi di clausura? Forse un tempo, ma oggi le cose sono diverse.
Se da un lato è vero che ancora oggi le suore di clausura, spesso chiamate anche suore contemplative o monache di clausura, svolgono un ruolo molto particolare all’interno della Chiesa cattolica, vivendo in comunità separate dal mondo esterno e dedicandosi a pregare per la salvezza di tutti, è anche vero che i loro compiti e il loro contributo al mondo moderno sono mutati rispetto al passato, con un’apertura maggiore che sfocia anche nell’incontro con chi da quel mondo viene, in cerca di aiuto.
Questa forma di vita religiosa si basa sulla separazione dal mondo materiale a favore di una più stretta unione con Dio, ma anche da uno stile di vita caratterizzato da un’ascetica semplicità, dalla rinuncia ai piaceri e alle comodità del mondo esterno, dai voti di povertà e obbedienza. I monasteri in cui le suore vivono sono generalmente chiusi, ma oggi in alcuni casi è possibile per persone esterne recarsi a parlare con loro, nel parlatorio, in cerca di conforto spirituale e consigli. Oltre alla preghiera comunitaria e personale, alla contemplazione e all’adorazione di Dio, le suore di clausura adempiono a compiti e mansioni necessarie al benessere comune delle consorelle, come la cura dell’orto, il cucito, ma in alcuni casi anche alla realizzazione di prodotti che vengono venduti fuori dal monastero.
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Molta importanza viene data anche al silenzio, che riveste un ruolo fondamentale nella spiritualità delle suore di clausura. Esso costituisce l’atmosfera in cui vivono e il mezzo attraverso il quale si aprono alla presenza di Dio. Un silenzio profondo e interiore, che non è solo assenza di rumori esterni, ma piuttosto uno stato di tranquillità indispensabile per entrare in contatto con la Presenza divina.
Che cosa fanno le suore di clausura?
Ma in effetti come vivono le suore di clausura? La vita delle suore di clausura si basa su un delicato equilibrio tra preghiera e lavoro, scandito da un ritmo ben strutturato.
La giornata di una suora di clausura inizia presto, alle 5:00 del mattino, con una preghiera personale, la meditazione e in certi ordini il canto di lode a Dio. Alle 8:00 si celebra la messa comune, alle 8:30 c’è la colazione insieme. Dopo la colazione, ciascuna suora si dedica ai suoi compiti specifici, fino all’ora di pranzo, intorno a mezzogiorno. Dopo il pranzo, una delle suore è incaricata di leggere un testo spirituale mentre le altre ascoltano in silenzio, creando uno spazio di riflessione e approfondimento. Successivamente, c’è un momento di ricreazione in cui le suore si riuniscono per trascorrere del tempo insieme. Alle 18:00, si recita il Rosario. Alle 22:00 le suore si preparano per andare a dormire e entrare nel silenzio notturno.
Oltre alla preghiera, le suore di clausura si dedicano anche a lavori manuali, utili e necessari per la vita comune, ma anche alla produzione di oggetti liturgici, alla realizzazione di icone, alla produzione di dolci e prodotti che vengono poi venduti all’esterno del monastero e forniscono sostentamento alla comunità.
Le suore di clausura rinunciano ai legami familiari e alle relazioni romantiche per abbracciare la vita religiosa, ma non sono estranee alla comunità esterna. Accolgono i visitatori nel chiostro per motivi spirituali o per ragioni pratiche, come per la ricezione di aiuti materiali o per la vendita dei loro prodotti. Questi incontri con il mondo esterno offrono loro l’opportunità di condividere la loro fede e di essere di ispirazione per coloro che cercano una vita più profonda di spiritualità.
Il silenzio protegge la vita monastica da influenze esterne che potrebbero distogliere le suore dalla loro vocazione. Le aiuta a concentrarsi e a immergersi nella preghiera, ad ascoltare attentamente la voce di Dio e ad aprirsi alla Sua guida. Attraverso il silenzio, imparano a discernere la volontà di Dio e a seguire il cammino spirituale che Lui ha tracciato per loro. Ma il silenzio è anche un’opportunità per la carità fraterna all’interno della comunità monastica, perché favorisce la comprensione reciproca, la condivisione dei pensieri e dei sentimenti, e la crescita nella relazione con le altre suore. Nel silenzio, si crea uno spazio di rispetto e di ascolto reciproco, che permette una vera comunione di cuori.
Nonostante la vita di clausura, le suore hanno la possibilità di informarsi su ciò che accade nel mondo esterno. Possono leggere i giornali, specialmente quelli cattolici, e ascoltare la radio per essere al corrente degli eventi e delle notizie importanti. Guardano poco la televisione, e solo programmi religiosi o apparizioni del Papa.
Come si diventa suore di clausura
Può accadere a chiunque di chiedersi come diventare suora di clausura. Il cammino per diventare suora di clausura è un processo che richiede tempo, discernimento e un profondo impegno spirituale. Innanzitutto, è importante sperimentare una forte attrazione verso la vita contemplativa. Questo desiderio può manifestarsi fin dalla giovane età o può svilupparsi gradualmente nel corso della vita. Qualsiasi donna può diventare suora di clausura. Non è necessario essere vergini. I voti possono essere presi anche da coloro che hanno avuto relazioni con uomini, dalle vedove, dalle donne separate, perfino da chi ha avuto un passato di violenza sessuale o di prostituzione. L’importante è che la persona abbia un sincero desiderio di dedicarsi completamente a Dio e di seguire la vita di suora di clausura con devozione e impegno. Successivamente, si cerca la guida di un direttore spirituale o di una comunità religiosa per iniziare un periodo di discernimento, durante il quale si valuta la vocazione alla vita monastica e si approfondisce la comprensione della spiritualità contemplativa. È richiesto un periodo di formazione iniziale, durante il quale si impara la regola dell’ordine, si studiano le Scritture, si approfondiscono le pratiche spirituali e si sperimenta la vita comunitaria. Questo periodo può durare diversi anni e può includere anche un noviziato, durante il quale si viene introdotte in modo più approfondito nella vita monastica e si prende parte alle attività della comunità. Infine, dopo aver completato la formazione, si pronuncia i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza, impegnandosi a vivere la vita di suora di clausura per il resto della propria esistenza.
Ordine Certosino
L’Ordine certosino è uno dei più riconosciuti e rigidi tra gli ordini monastici della Chiesa cattolica. Fondato da San Bruno nel 1084 nella regione dell’Isère, in Francia, l’ordine prende il nome dal Massiccio della Certosa, dove il santo e i primi certosini si ritirarono per vivere una vita di solitudine e contemplazione. La vita certosina si distingue per la sua unione di uomini solitari che vivono in piccole comunità, mantenendo una forte vocazione eremitica. I certosini si dedicano alla preghiera incessante, allo studio, al lavoro manuale e all’austerità, abbracciando una regola severa che richiede totale dedizione e rinuncia al mondo esterno. L’Ordine certosino rappresenta un prezioso esempio di ricerca spirituale profonda, offrendo un’ispirazione per coloro che desiderano abbracciare una vita di silenzio e contemplazione nel cuore della Chiesa. Il suo motto, “Stat Crux dum volvitur orbis” (La Croce resta salda mentre il mondo gira), riflette la sua profonda spiritualità. Attraverso i secoli, i certosini sono rimasti “solitari riuniti come fratelli”, che vivono per lo più isolati, salvo durante la liturgia celebrata insieme, e pochi incontri informali come le ricreazioni.
I certosini vivono una vita incentrata sulla ricerca di Dio nella solitudine e nel silenzio, ma la loro vita non è completamente rinchiusa all’interno di una cella. Devono anche svolgere compiti pratici necessari per il buon funzionamento del monastero, chiamati “obbedienze”. Come per le suore di clausura anche la giornata dei fratelli certosini è divisa tra momenti di preghiera e meditazione in solitario, nella propria cella, e momenti di comunione e condivisione, come la Messa. Ogni fratello recita l’ufficio divino nella propria cella. Ognuno deve poi adempiere a compiti quotidiani, tra cui i lavori domestici, tutti entro i confini della clausura. I monaci certosini praticano anche la preghiera notturna, a mezzanotte, partecipando da soli all’ufficio mattutino.
Quanti sono i monasteri di clausura in Italia
In Italia si trovano circa 67.000 suore e monache di clausura, suddivise in conventi che spesso contano un numero davvero esiguo di religiose. Pensiamo alle monache del monastero di Santa Rita da Cascia, che si dedicano a portare la luce di Cristo nel mondo, offrendo amore, compassione e conforto a coloro che ne hanno bisogno: nel monastero agostiniano le religiose sono solo ventitré, ma la media è molto più bassa, e si aggira intorno a otto suore per ogni convento.
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