Pur nella loro diversità molte religioni mostrano elementi in comune. Scopriamo quali religioni credono negli angeli
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Gli angeli sono forse i primi esseri spirituali e sovrannaturali dei quali veniamo resi consapevoli. Questo vale sicuramente per i bambini nati in famiglie cristiane, che vengono incoraggiati fin da piccoli a rivolgere le proprie preghiere all’Angelo custode, al quale ciascuno viene affidato da Dio e che ci resta accanto per tutta la vita, come protettore e messaggero. Anche l’iconografia cristiana incoraggia grandemente questa visione, poiché gli angeli ricorrono in innumerevoli opere d’arte e raffigurazioni sacre, da sempre. Ma il Cristianesimo non è la sola religione che contempla la presenza di messaggeri celesti. Quali religioni credono negli angeli? Cercheremo di scoprirlo, sottolineando le differenze e i punti in comune, almeno tra le principali religioni monoteiste, e soprattutto cercando di comprendere perché questi esseri di luce affascinano da sempre gli esseri umani.
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Secondo la tradizione cristiana, ciascuno di noi ha un Angelo custode, che lo accompagna dall’istante…
Le figure angeliche e i mediatori spirituali sono presenti in quasi tutte le religioni del mondo fin dalle origini, sebbene con ruoli e significati diversi a seconda del contesto culturale e teologico. Dall’antica Mesopotamia all’Egitto, dalla Grecia a Roma, e nelle religioni animiste, questi esseri spirituali fungono da ponte tra il divino e l’umano, offrendo protezione, guida e messaggi celesti. Esplorare queste figure attraverso una lente comparativa ci permette di comprendere meglio le radici comuni e le differenze uniche nelle tradizioni spirituali globali. La presenza universale di tali figure testimonia il desiderio umano di connettersi con il sacro e di trovare conforto e guida nel trascendente.
Già nelle religioni mesopotamiche del II millennio a.C. c’era un concetto simile a quello degli angeli custodi: l’ilu, uno spirito protettore che vegliava su ogni singolo uomo e donna, proteggendolo dai demoni sempre pronti a ghermirli. Le stesse civiltà attribuivano la custodia dell’ordine celeste e di tutte forze cosmiche a entità alate, che avevano l’aspetto di giganteschi leoni, karibù, ma anche draghi e mostri mitologici. Molte divinità assiro-babilonesi erano accompagnate da spiriti minori che fungevano da messaggeri e assistenti, rappresentando un ponte tra il mondo divino e quello umano.
Anche la mitologia egizia era ricchissima di creature alate, forse in buona parte desunte proprio da quegli ‘angeli’ sumeri sopracitati. Gli dei egizi avevano spesso forma mista umana-animale, ma quando gli egizi avevano bisogno di aiuto, si rivolgevano in particolare agli Hunmanit, entità connesse al sole e rappresentate come raggi solari, proprio come il Cristianesimo raffigurerà un giorno i Serafini, angeli della prima gerarchia, i più vicini a Dio. Gli Hunmanit proteggevano il sole e con esso tutti gli esseri umani che vivevano nella sua luce e nel suo calore.
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L’evoluzione degli angeli nella cultura giudaico-cristiana riflette il passaggio da una visione animistica e politeista a una monoteista, con gli angeli che assumono ruoli sempre più definiti come intermediari tra Dio e l’umanità. La cultura e la religione giudaico-cristiana hanno ereditato molti aspetti di dottrine di origine diversa, rielaborando antiche credenze animistiche e politeiste per adattarle al monoteismo. In questo delicato passaggio, la necessità di messaggeri divini e intermediari tra uomo e Dio non è mai venuta meno, fino all’affermarsi della figura degli angeli come li conosciamo. Gli angeli nella Bibbia ebraica non sono trattati come entità autonome, ma sempre in relazione a verità divine più ampie. Inizialmente, gli angeli erano semplici figure teofaniche, rappresentazioni di Jahvé. Con il consolidarsi del monoteismo, essi acquisirono contorni distinti come entità separate da Dio. Gli angeli entrano nella cultura religiosa ebraica e nella Bibbia come intermediari divini attraverso la tradizione elohista, nella quale Dio si chiama “Elohim” e comunica con gli uomini attraverso i sogni, i simboli e gli angeli, appunto. Nella prima fase di consolidamento dell’ebraismo come religione monoteista gli angeli appaiono come messaggeri e protettori, presenti in molti episodi biblici. Dopo la costruzione del Tempio di Gerusalemme e la sedentarizzazione di Israele, gli angeli aggiungono alla loro funzione di messaggeri quella di guide del popolo. Si sviluppa anche l’idea di un regno celeste quale gli angeli costituiscono le forze armate. Durante l’Esilio Babilonese, lontani da Gerusalemme, gli ebrei implementano le credenze legate a mediatori celesti e ne arricchiscono la concezione, attingendo anche da divinità mesopotamiche ed egizie. I primi semiti assorbirono infatti molte credenze dei Sumeri, che rielaborarono nella propria primitiva religione animista, che vedeva entità sovrannaturali e potenti governare il vento e il fuoco, antesignani per certi versi degli angeli cherubini e serafini, che in seguito furono associati proprio al vento e al fuoco. Quando le popolazioni ebraiche si spostarono in Egitto assorbirono anche la cultura religiosa locale, con le tante divinità dotate di ali d’uccello, e anche questo aspetto andò ad arricchire l’iconografia dei messaggeri celesti.
Le differenze tra ebraismo e cristianesimo
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Nel Nuovo Testamento, gli angeli hanno un ruolo più prominente rispetto all’Antico Testamento, e la loro presenza è particolarmente significativa durante i momenti cruciali della vita di Gesù, a partire dall’Annunciazione da parte dell’arcangelo Gabriele a Maria Vergine. Gli angeli saranno vicini a Gesù dopo le tentazioni e perfino durante la Passione. Saranno loro ad annunciarne la Resurrezione e ad accompagnarLo nell’ascensione. Gesù stesso menziona gli angeli in vari passi delle Scritture ed essi seguiteranno ad apparire negli Atti degli Apostoli e in altri testi sacri fondamentali, sempre subordinati rispetto a Gesù, come guide e protettori per gli uomini in vista del Giudizio finale.
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Perché gli angeli si chiamano così
Per quanto riguarda l’etimologia del termine angelo, gli ebrei definivano gli angeli מלאך (mal’akh), dove -lak significava mandare. In effetti all’inizio questo termine veniva usato non solo per i messaggeri celesti, ma anche per quelli in carne ed ossa! In alcuni testi sacri ebraici gli angeli vengono chiamati elohim, “Dio/Dei”, o anche bene ‘elohim o bene ‘elim, “figli di Dio”. Da mal’akh venne poi il termine greco ἄγγελος (ággelos), sempre col significato di messaggero, ma anche di servitore. Angelos veniva usato in realtà per indicare i messaggeri delle divinità greche, e nelle prime traduzioni greche di testi sacri giudaico-cristiani, per i messaggeri celesti si usava piuttosto “daimon”. Col tempo “angelo” divenne il termine universalmente utilizzato.
Gli angeli nelle religioni oggi
Ma oggi quali religioni credono negli angeli? Gli angeli non sono esclusivi della tradizione cristiana. Esaminando le religioni moderne, non mancano somiglianze tra figure angeliche ricorrenti e presenti in tutte le religioni, anche se i significati possono variare a seconda del contesto religioso (animista, dualista, politeista) in cui si collocano. La storia delle religioni ci mostra una ricca tipologia di queste figure, sebbene sarebbe necessario un vasto approfondimento per comprenderne appieno il ruolo e l’importanza.
Abbiamo già visto la concezione degli angeli nell’Ebraismo, che li vede come servitori e messaggeri di Dio, incaricati di portare messaggi divini e proteggere il popolo ebraico. Gli angeli più noti per gli ebrei sono Michele, l’angelo guerriero e protettore di Israele, e Gabriele, il messaggero divino.
Per la Chiesa cattolica sono molto importati i tre arcangeli, menzionati nelle Sacre Scritture: Michele, Gabriele e Raffaele. Sono anche molti i Santi cattolici la cui vita è stata influenzata dagli angeli.
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Angeli nell’Islam
Se nel Cristianesimo gli angeli sono messaggeri di Dio, esseri spirituali che servono il Signore e proteggono e guidano i credenti, intervenendo nelle loro vite in momenti di bisogno, anche l’Islam ha una ricca tradizione angelica. Nel Corano, gli angeli rivestono un’importanza fondamentale, perché sono loro a conciliare l’assoluta trascendenza di Dio con la sua manifestazione nel mondo e nelle vicende umane. Ogni interazione con Dio avviene attraverso gli angeli, che fungono da mediatori e riflessi della divinità. Per gli islamici esistono tre categorie principali di creature sovrannaturali: gli Angeli, i Dijnns (Geni) e gli Shayatin (Demoni).
Gli angeli nell’Islam (“mala’ika” in arabo) sono creature di fuoco e luce, e ancora torniamo alla concezione dei Serafini e dei Cherubini cristiani, simbolo di perfezione e purezza, incaricati di governare il cielo e la terra, animare le forze naturali, pregare Allah, custodire il Corano e guidare l’umanità. Come le schiere angeliche cristiane, anche gli angeli islamici sono distribuiti in diverse gerarchie, sette cieli che circondano il trono di Dio. Oltre a servire Allah e governare la natura, nell’Islam gli angeli proteggono e guidano gli uomini, oltre a fungere da intermediari tra loro e Dio. All’occasione puniscono anche i peccatori.
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Gli Angeli nell’Induismo
In India, l’universo è visto come una gerarchia di forze costantemente in azione, venerate dai fedeli. Nel Vedismo, parte dell’induismo primitivo, esiste la credenza in una molteplicità di spiriti responsabili del funzionamento dell’universo e della vita umana. Il loro compito è mantenere l’ordine cosmico, e per farlo sono dotati di poteri sovrumani, come l’invisibilità, la capacità di mutare forma, quella di leggere nel pensiero, volare, e così via. Alcuni di questi spiriti agiscono anche come guide e protettori degli uomini. Questi esseri divini sono chiamati Deva, termine sanscrito che indica ciò che è divino o celeste, e anche colui che “emana luce”. I Deva, o Splendenti, sono dunque manifestazioni del Signore Supremo Ishavara.
Ogni cosa che esiste ha un Deva che la controlla e se ne prende cura, si tratti di animali, minerali, vegetali, ma anche degli elementi. Il compito specifico di un Deva è il suo Dharma, ovvero il bene dell’essere o dell’oggetto che il Deva deve proteggere. La presenza dei Deva intorno a ogni elemento del creato provoca una sorta di riverbero, che gli esseri umani non possono percepire. Oltre ai Deva, l’induismo concepisce molti altri esseri intermediari tra uomini e divinità, come gli Adita, i Vasu, le Gandharva (musici celesti), le Apsaras (ninfe delle nubi e delle acque), le Yaksha e le Yakshi (geni) e molti altri.
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Gli Angeli nel Buddismo
Anche nel Buddismo esistono esseri celestiali chiamati bodhisattva e deva. I bodhisattva sono esseri illuminati, persone che, raggiunta l’illuminazione, rinunciano tuttavia al Nirvana per reincarnarsi e aiutare gli altri esseri umani a raggiungere l’illuminazione. I deva, originariamente erano divinità celesti che vivevano una condizione di felicità, poi divenuti guardiani e protettori di chi affronta il cammino verso l’Illuminazione. Il Buddismo li ha ereditati dall’Induismo.
Nel Buddismo giapponese e cinese ci sono anche i ten’nin, “creatura celestiale”, “messaggero celeste”, “ninfa celeste”, anch’essi paragonabili agli angeli, soprattutto perché raffigurati nell’arte giapponese come donne bellissime, avvolte in abiti sgargianti, gioielli e sciarpe, circondate da fiori di loto, che simboleggiano l’illuminazione, e spesso intente a suonare strumenti musicali, proprio come molti angeli nell’arte sacra occidentale. Sanno anche volare. Questi angeli giapponesi vivono nel Paradiso buddista, insieme ai Buddha e a coloro che hanno raggiunto l’Illuminazione ed esaurito i cicli di reincarnazione, i Bodhisattva.