Tommaso d’Aquino e la gerarchia degli angeli

Tommaso d’Aquino e la gerarchia degli angeli

Il 28 gennaio si festeggia la memoria liturgica di San Tommaso d’Aquino, ‘dottore angelico’ e autore del più famoso trattato di teologia medioevale

Tommaso d’Aquino visse nel XII secolo. Era un frate domenicano, ma è ricordato soprattutto per i suoi meriti come teologo, filosofo e Dottore della Chiesa. Suo il merito di aver saputo trovare il punto di giunzione e coniugare la filosofia classica ed ellenistica con la teologia cristiana, e di aver delineato i principi della dottrina cristiana occidentale del Medioevo, con pilastri di pensiero validi ancora oggi.

Figlio cadetto di una famiglia della nobiltà siciliana, venne avviato agli studi ecclesiastici piccolissimo e mandato dai genitori nell’Abbazia di Montecassino. In seguito, appena adolescente, si trasferì a Napoli  e si iscrisse all’Università creata da Federico II, Re di Sicilia, per i nobili e i sapienti del suo Impero. Qui prese anche i voti nell’ordine domenicano, contravvenendo agli ordini della famiglia, che sperava di vederlo un giorno abate di Montecassino. Per convincerlo a cambiare i suoi piani la famiglia lo imprigionò per due anni nel castello di Monte San Giovanni Campano, ma alla fine dovettero rassegnarsi e rimandarlo a Napoli.

Tommaso proseguì i suoi studi a Roma, Parigi e Colonia, divenendo allievo e poi assistente di Alberto Magno, maestro in teologia, che gli trasmise profondamente il proprio sapere in questi anni cruciali per la sua educazione. Fu Alberto Magno a introdurlo all’insegnamento all’Università di Parigi, sebbene avesse solo 27 anni. Qui poté conoscere e apprezzare l’opera di Aristotele, di cui sarebbe diventato grande studioso e commentatore. Suo il merito di aver saputo riadattare il pensiero aristotelico in ottica cristiana. 

Tornato in Italia insegnò a Orvieto, poi a Roma, continuando ad approfondire l’opera di Aristotele grazie al traduttore e amico Guglielmo di Moerbeke, e di nuovo a Parigi, dove scrisse alcune delle sue opere più importanti. Nel frattempo si diede da fare per riorganizzare le scuole dell’ordine domenicano e insegnare teologia.

Nell’ultimo periodo della sua vita Tommaso D’Aquino visse a San Domenico Maggiore, a Napoli, dividendosi tra studio e preghiera. Un giorno, mentre celebrava la Messa nella cappella di S. Nicola della chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa, Tommaso ebbe una visione che lo sconvolse al punto da spingerlo a non scrivere più nulla. “Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto con quanto ho visto” rivelò all’amico e segretario Reginaldo da Piperno. Morì poco tempo dopo, ad appena 49 anni, e le sue spoglie sono conservate nella chiesa domenicana di Les Jacobins a Tolosa, mentre altre reliquie sono distribuite in varie chiese italiane.

Alla base della filosofia di San Tommaso c’è la consapevolezza che fede e ragione devono collaborare, per portare alla verità. L’uomo può conoscere le verità del mondo grazie alla ragione e alla filosofia, ma solo la rivelazione divina eleva la ragione alla certezza e alla perfezione. La ragione dunque funge da base:

  • dimostrando i preamboli della fede;
  • spiegando le verità della fede;
  • difendendo la fede dalle obiezioni.

Nella sua volontà di coniugare fede e ragione San Tommaso d’Aquino arriva a dimostrare l’esistenza di Dio su una base razionale.

Inoltre, rifacendosi ai principi Aristotelici, Tommaso riteneva l’uomo come frutto dell’unione tra anima e corpo, ma ad Aristotele aggiungeva che l’anima è creata “a immagine e somiglianza di Dio”, tanto che da Lui deriva completamente, e come Lui è trascendenteimmateriale e tuttavia contenuta interamente in ogni parte del corpo.

La Summa Theologiae

Nella sua breve vita San Tommaso scrisse una mole considerevole di opere teologiche e filosofiche. Tra quelle più famose ricordiamo: la Summa contra gentiles, quattro libri finalizzati a spiegare con verità che attengono alla sola ragione unite a verità divine la veridicità della fede cattolica ai Gentili, cioè ai pagani; lo Scriptum super libros Sententiarum, il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, trattato di teologia medievale alla base della Scolastica; e la Summa Theologiae, la Somma teologica, forse la sua opera più importante.

Scritta negli ultimi anni di vita di Tommaso e rimasta incompiuta è considerata il più importante trattato di teologia medioevale mai scritto.

L’opera prende l’avvio dalla Summa contra Gentiles, ma fin dall’inizio dimostra un carattere più teologico che non apologetico, citando molti autori dell’antichità, da Aristotele a Sant’Agostino d’Ippona, da Pietro Lombardo allo Pseudo-Dionigi l’Areopagita, da Avicenna a Mosè Maimonide.

La Summa è scritte in latino e divisa in tre parti, formate da articoli che, sulla base della ragione, presentano ciascuno un argomento esaminato tramite domande e questioni che sembrerebbero dimostrare la tesi opposta a quella veritiera presentata e supportata alla fine. Questo metodo si rifà da una parte a quello scientifico aristotelico, adottando per la teologia gli stessi principi delle scienze razionali e della metafisica. Dall’altra Tommaso ha voluto rifarsi all’architettura delle grandi cattedrali, rendendo visibili e comprensibili i fondamenti della fede tramite la ragione, allo stesso modo in cui l’architettura mostrava la verità divina agli uomini tramite qualcosa di visibile e tangibile.

Le tre Gerarchie angeliche

Nella Summa Teologica San Tommaso ripropone tra le altre cose la teoria delle tre gerarchie angeliche presentata dallo Pseudo-Dionigi l’Areopagita, filosofo neoplatonico del V secolo, nel libro De coelesti hierarchia.

La struttura del cielo secondo lo Pseudo-Dionigi è basata su passi del Nuovo Testamento, dai quali egli dedusse uno schema formato da tre gerarchie (o sfere), ognuna composta da tre ordini (o cori), suddivisi in ordine di potenza decrescente man mano che si allontanano da Dio.

  • Prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni;
  • Seconda gerarchia: Dominazioni, Virtù, Potestà;
  • Terza gerarchia: Principati, Arcangeli, Angeli.

Queste gerarchie sono state poi identificate con le orbite dei corpi celesti, che muovendosi emettono un’armonia, conosciuta come “musica delle sfere”.

San Tommaso era un appassionato studioso delle attività degli angeli, tanto da essere soprannominato ‘Doctor Angelicus’. A suo avviso gli angeli custodi hanno il compito di illuminare le nostre immagini, aiutando la nostra intelligenza a farci comprendere la verità.

Approfondì l’opera di Dionigi, scrivendo nella Summa Teologica che la distinzione delle gerarchie angeliche si fonda sulle diverse nature intellettuali degli angeli, sui diversi modi in cui essi sono illuminati dall’Essenza di Dio. Per questo gli angeli superiori hanno una visione delle cose più universale rispetto agli angeli minori, perché apprendono la verità delle cose da Dio stesso, mentre gli angeli della seconda gerarchia le comprendono attraverso le cause universali e quelli della terza dall’applicazione delle cause sugli effetti particolari. In pratica, la prima gerarchia è composta da angeli più vicini e più somiglianti a Dio, in quanto tali capaci di conoscere tutte le cose in un’unica “forma”. Gli angeli della seconda gerarchia conoscono gli effetti divini dal modo in cui essi scaturiscono dalle cause universali e vengono illuminati dalla prima gerarchia. Gli angeli della terza gerarchia ricevono una conoscenza di effetti divini.

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Di conseguenza, sempre secondo Tommaso, la prima gerarchia (Serafini, Cherubini e Troni) ha un rapporto diretto con Dio grazie al quale può considerare il Fine; la seconda (Dominazioni, Virtù e Potestà) il mezzo, ovvero la disposizione universale delle cose da farsi, l’ordinamento e il governamento del mondo; la terza (Principati, Arcangeli e Angeli) applica le disposizioni agli effetti, cioè esegue l’opera.