Gli animali simboli della Pasqua cristiana

Gli animali simboli della Pasqua cristiana

Colombe, conigli, agnelli: come animali e altri elementi del mondo naturale diventano simboli della Pasqua

Da sempre gli uomini rispecchiano sé stessi nel mondo che li circonda. Come potrebbe essere diversamente? Fin dalla Creazione l’umanità è strettamente connessa al mondo naturale in cui vive, immersa in un mondo fatto di vite immense e infinitesimali, tutte irrimediabilmente interconnesse tra loro. Il fatto che nel mondo moderno questo aspetto dell’esistenza del singolo e del genere umano nella sua interezza venga sempre più spesso ignorato e dimenticato, non lo rende meno reale. Anzi, c’è da temere che questo allontanarsi inesorabile dell’uomo dalla natura, di cui anch’egli fa parte, questo abisso sempre più profondo e inconciliabile, porterà esiti sempre più spaventosi. In passato non era così. Sebbene ci sia sempre stato tra gli uomini e il mondo naturale un rapporto basato, in buona parte, sulla volontà del primo di dominare e controllare il secondo, sfruttandone le risorse per il proprio sostentamento e imparando a difendersi dalle sue insidie, è pur vero che intercorreva una forma di rispetto reciproco. In questo scenario anche la spiritualità degli uomini ritrovava sé stessa nelle manifestazioni naturali, e gli animali diventavano un modo per comprendere e rendere alla portata di tutti concetti religiosi e eventi che sarebbero rimasti altrimenti poco accessibili ai più. È partendo da questo presupposto che possiamo comprendere come e perché piante e animali siano diventati, nel corso dei secoli, simboli della Pasqua, ma anche del Natale e, più generale, siano stati associati a particolari Santi, alla Madonna, a Gesù stesso.

Vediamo dunque una rapida carrellata di animali diventati simboli della Pasqua, creature spesso vicine all’uomo, come l’agnello, la chioccia e gli animali da cortile, ma anche la fauna selvatica, come il cardellino, e perfino il leone.

L’agnello nella Pasqua

Forse il più classico tra i simboli della Pasqua cristiana, se pensiamo al mondo animale. E anche uno degli animali più sfortunati, considerando la fine che moltissimi agnellini fanno ogni anno in occasione di questa ricorrenza. C’è da dire che, nonostante sia sempre stata considerata la vittima sacrificale per eccellenza, molto prima di diventare simbolo di Gesù morto per mondare l’umanità dal peccato, l’eccidio di agnelli che ha luogo oggi in occasione della Pasqua ha davvero poco a che fare con la religione e la spiritualità. Il significato dell’agnello nella Pasqua va ben oltre il fatto di mangiarlo a pranzo!

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Già in ambito ebraico questo animale bianco e soffice, simbolo di purezza e candore, di innocenza e mitezza, era spesso usato per i sacrifici. Questo perché in passato era normale offrire agli dei ciò che si aveva di più bello e puro, come omaggio. La Pasqua ebraica, che rievocava la fuga degli ebrei dalla schiavitù in Egitto vedeva l’agnello tra i suoi protagonisti: infatti era col sangue di questa dolcissima creatura che Mosè aveva intimato ai compagni di sporcare gli stipiti dello porte, per salvare i propri primogeniti dal terribile passaggio dell’Angelo della Morte.

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Dopo l’avvento di Gesù questo grazioso e tenero animale è diventato il simbolo della Pasqua per eccellenza, una sorta di Sua incarnazione, al punto che per molti secoli dopo la Sua morte era in questa forma che Egli veniva rappresentato, come un agnello con il corpo trapassato da una croce. Successivamente questa iconografia venne abbandonata, perché si prestava troppo a eventuali interpretazioni pagane, e rimase in alcune forme devozionali, come l’Agnus Dei, oggetto di devozione benedetto con rito speciale realizzato in cera bianca, con impressa l’effigie dell’agnello pasquale acciambellato sul libro dell’Apocalisse e con un vessillo con la croce tra le zampe a simboleggiare Cristo. La formula ricorrente in queste rappresentazioni è: “Ecce agnus Dei, qui tollit peccata mundi “ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo” (Giovanni 1,29)., le parole pronunciate da Giovanni Battista alla vista di Gesù.

Agnello a Pasqua come simbolo di Gesù che assume su di sé tutti i peccati del mondo e muore sulla croce, tormentato da quegli stessi uomini che è venuto a salvare. Ma dopo la morte la Resurrezione e la gloria nei Cieli, e la promessa di salvezza per chi sceglierà di seguire Lui che è innocente e puro e buono.

Conigli di Pasqua

Quanto a tenerezza e dolcezza anche i coniglietti e i leprotti ne hanno da vendere. Associati nelle antiche religioni a divinità legate alla fertilità e fecondità, ma anche all’amore, come Afrodite, e alla luna. Un’antica favola giapponese racconta infatti che la lepre, tradita dai suoi amici volpe e scimmia e data in pasto a uno straniero, venne da quest’ultimo trasformata nell’astro splendente e resa immortale. Anche i celti ricorrevano spesso a questo animale nella loro simbologia. La lepre alpina cambia il colore della sua pelliccia da bianco a grigio quando giunge la primavera, e Sant’Ambrogio ha associato questo mutamento alla Resurrezione. Conigli e lepri sono animali innocenti e indifesi, e molti santi se ne sono fatti protettori contro i cacciatori, rendendoli gli emblemi di una crudele persecuzione. Come simboli pasquali sono spesso associati alle uova, in parte per la loro fecondità, che richiama il trionfo della vita e la Resurrezione, ma ci sono antiche leggende che, nel tempo, hanno lasciato strascichi che giustificano il legame tra conigli e uova di Pasqua, come quella della dea della primavera e della fertilità germanica Eostre che tramutò un uccello in coniglio, poi di nuovo in uccello, e lui per gratitudine le donò un uovo.

Leone

Anche il leone, animale molto più lontano dal vivere quotidiano degli uomini, ha rivestito nel tempo una forte simbologia pasquale. Nella tradizione ebraica Giuda, quarto figlio di Giacobbe, fondò una tribù che aveva come emblema Il Leone di Giuda, appunto, appellativo con cui viene chiamato anche Gesù nell’Apocalisse: “Allora uno degli anziani mi disse: “Non piangere, perché il Leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, ha vinto per aprire il libro e i sette sigilli” (Apocalisse 5,5).

Espressione di coraggio e forza, della vittoria del bene sul male, il leone diventa in Cristo anche simbolo della Resurrezione. Ricordiamo che i cuccioli di leone per i primi tre giorni sembrano morti e dal terzo giorno iniziano a muoversi.

Cardellino

Nel corso dei secoli molti artisti hanno cercato di affrontare la complessità del mistero pasquale arricchendo i loro dipinti con elementi naturali che ne simboleggiassero i diversi aspetti. La Madonna del Cardellino dipinta da Raffaello Sanzio nel 1506 ne è un esempio. La Pasqua viene raccontata attraverso immagini naturali solo all’apparenza semplici, ma intrise di un simbolismo profondo e ineffabile. San Giovannino e Gesù Bambino giocano con un cardellino sotto lo sguardo amorevole di Maria Vergine. Proprio l’uccellino è il fulcro dell’opera, in quanto rappresenta la Passione di Cristo. Secondo la leggenda un pettirosso tentò di togliere una spina dalla corona che cingeva il capo di Gesù in croce, e nel farlo si macchiò il petto di rosso. Un’altra tradizione vuole che gli uccellini fossero tre: un pettirosso, un fringuello e un cardellino. Quest’ultimo, inoltre, prende il suo nome dai cardi, ortaggi coperti di spine che richiamano la medesima corona.

Colomba

Anche la colomba è uno dei simboli imprescindibili della Pasqua, soprattutto unita ai rami d’ulivo. Sebbene questo grazioso uccello candido sia stato associato ad altre divinità anche in tempi precristiani, e usato nell’Antico Testamento per indicare bellezza e mitezza, il significato della colomba cristiana è fortemente legato alla volontà di Dio di comunicare agli uomini la Sua benevolenza. Una colomba liberata dall’Arca portò a Noè il rametto d’ulivo che lo informava della fine del Diluvio universale e un nuovo inizio per l’umanità. Al suo ritorno Noè accolse l’uccello con amore e gratitudine. Colomba simbolo di pace, dunque, non solo tra Dio e l’uomo, ma anche tra uomo e uomo, e incarnazione dello Spirito Santo in molti passi delle Sacre scritture.

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I rami d’ulivo si ricollegano all’ingresso di Gesù a Gerusalemme, nel pieno del suo trionfo e a un passo dalla Passione. Sono tenuti nel becco anche dalla colomba della pace, immortalata da Picasso come simbolo del Movimento per la Pace.

Pulcino di Pasqua

Infine, la simbologia dell’uovo e del pulcino che da esso nasce è forse una delle più antiche, presente in innumerevoli culture e religioni fin dalla notte dei tempi, protagonista di cosmogonie e miti. Per i Cristiani l’uovo è simbolo di Cristo che risorge dalla morte ed esce dal sepolcro facendo rotolare via la pietra. L’uovo, oggetto inerte e inanimato, custodisce in verità una nuova vita, così come nuova è la vita che Gesù promette a tutti quelli che in Lui confideranno e riporranno fiducia. L’usanza di regalare uova in occasione della Pasqua è diffusa nell’antichità. I primi cristiani le decoravano con croci o altri simboli e le dipingevano di rosso per richiamare il sangue di Cristo.