Pasqua: 10 curiosità sui simboli della Passione di Cristo

Pasqua: 10 curiosità sui simboli della Passione di Cristo

I simboli della Passione di Cristo sono parte integrante della solennità della Pasqua cristiana. Tra reliquie e leggende, culti antichi e devozioni moderne, eccoli tutti

Poche feste religiose possono vantare la profondità e la varietà di simboli come la Pasqua, già prima dell’avvento di Gesù, e poi col conseguente e sostanziale implemento della solennità legati a Lui, con l’avvento dei simboli della Passione di Cristo che tutti conosciamo. La Pasqua ebraica, la Pesach, rappresentava un’occasione di festa e solennità spirituale fondamentale, che coinvolgeva ogni aspetto della cultura e della vita del popolo ebraico. Era una festa che celebrava la libertà, ricordando la fuga degli ebrei dall’Egitto e il riscatto dalla schiavitù, e si legava ad altre due celebrazioni importanti: il sacrificio dell’agnello, che ricordava come bagnare gli stipiti delle porte con sangue di agnello salvò i primogeniti d’Israele dall’Angelo della morte, e la festa degli azzimi, in memoria del pane non lievitato che gli ebrei mangiarono per sostenersi nel deserto durante la fuga.

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La venuta di Gesù ha rappresentato un’evoluzione straordinaria, un sovvertimento destinato a mutare le sorti non solo del popolo ebraico, ma dell’umanità intera. Anche considerando i simboli della Passione di Cristo, la Sua breve e sconvolgente parabola terrena, e soprattutto il messaggio scaturito dalla Sua morte e Resurrezione, vediamo la Pasqua confermarsi come una festa di liberazione, in questo caso dell’umanità intera dal Peccato e dalla Morte, grazie al sacrificio estremo di un singolo Uomo che ha preso su di Sé tutto il male e il dolore del mondo, immolandosi come vittima sacrificale.

In particolare, soffermandoci sulla Passione di Gesù, possiamo elencare una serie di simboli universalmente conosciuti, che hanno attraversato la storia dell’uomo nei secoli, intrecciandosi irrimediabilmente con vicende non solo spirituali, ma anche storiche e umane. Ci siamo già soffermati sugli animali simboli della Pasqua cristiana. In questo articolo affronteremo invece oggetti e preziose reliquie legati alla Passione.

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La corona di spine

Nei Vangeli di Matteo (27:29), Marco (15:17) e Giovanni (19:2) leggiamo di come Gesù condannato a morte da Ponzio Pilato, venne trascinato fuori dai soldati romani che, per schernirlo nel Suo ruolo di Re dei Giudei, lo vestirono di porpora, simbolo di regalità, e posero sul suo capo una corona di spine intrecciate. Questa corona di spine è uno dei simboli più emblematici della Passione. Il terzo mistero doloroso del Santo Rosario rievoca questo episodio, facendone l’emblema dell’espiazione e del sacrificio di Gesù, che acquista realtà e consistenza in questo monile umiliante e doloroso, del Suo amore fino alla fine, come leggiamo in Giovanni 13:1: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.” 

A dispetto della volontà dei soldati di schernire e umiliare il loro prigioniero, la corona di spine di Gesù diventa davvero simbolo di regalità e potenza. È proprio nel dolore e nell’umiliazione che Cristo si rivela come Re e Messia.

A Parigi ogni primo venerdì del mese si può ammirare e venerare la Corona di spine di Notre Dame, una preziosa reliquia ricevuta Luigi IX re di Francia dall’Imperatore di Costantinopoli Baldovino nel 1239, come pegno per un prestito. È costituita da un cerchio di 70 spine intrecciate e tenute insieme da un filo dorato.

Dove si trova la Sacra Sindone

Si trova invece nel Duomo di Torino la Sindone di Gesù, o Sacra Sindone, un telo di lino su cui è impressa la figura di un uomo a grandezza naturale. I segni di ferite e mutilazioni hanno fatto pensare che potesse trattarsi di Gesù, del Suo corpo straziato dai segni della Passione, e che quel lenzuolo fosse stato usato per avvolgerLo prima di essere calato nel Sepolcro. La Sindone di Torino sarebbe dunque il lenzuolo funebre di Gesù, e come tale essa è stata esposta alla venerazione pubblica in varie occasioni nel corso degli anni, in eventi noti come ostensioni. Da secoli la sindone affascina e divide gli studiosi e i credenti di tutto il mondo e, sebbene nulla di certo sia mai stato espresso su di essa, rimane uno degli oggetti sacri più considerati e dibattuti di sempre.

La tomba di Gesù

Un luogo simbolico per eccellenza della cristianità è il Santo Sepolcro, la presunta tomba in cui venne deposto Gesù. Si trova a Gerusalemme, all’interno della Basilica del Santo Sepolcro. Secondo i Vangeli era stato fatto scavare da Giuseppe D’Arimatea, discepolo di Gesù, che si recò da Ponzio Pilato e rivendicò il corpo di quest’ultimo. Sempre dai Vangeli possiamo dedurre l’ubicazione e la descrizione della tomba.  Scoperto da Elena, la madre dell’imperatore Costantino, il Santo Sepolcro ha conosciuto una storia travagliata, fatta di invasioni, distrazione, restauri. Oggi è composto da due stanze, la Cappella dell’Angelo, dove si può vedere un frammento della pietra che chiudeva il sepolcro e che Gesù avrebbe smosso al momento della Resurrezione, e il Santo Sepolcro dove il corpo di Gesù sarebbe stato posato su un blocco di roccia. Dal 1192 una famiglia palestinese di arabi musulmani si tramanda la custodia della chiave del Santo Sepolcro.

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La Croce di Cristo

Sempre Flavia Giulia Elena, madre di Costantino, ritrovò a Gerusalemme la Croce di Gesù, la cosiddetta Vera Croce. Anche questa reliquia, forse il più famoso tra i simboli della Passione di Cristo, ha conosciuto nei secoli infinite traversie. Frammenti attribuiti in modo veritiero o meno ad essa hanno viaggiato in ogni angolo del mondo. Elena avrebbe trovato la Vera Croce insieme ad altre due croci, forse quelle dei due ladroni, al Titulus crucis di Gesù e ai Sacri Chiodi usati per inchiodarLo al legno tra le rovine di un tempio pagano che era stato eretto sopra il Santo Sepolcro. Conservata per molto tempo in un cofano d’argento e offerta alla venerazione dei pellegrini, si sono perse le tracce della Vera Croce dopo la conquista di Gerusalemme da parte del Saladino. Ancora oggi chiese e luoghi di culto in tutto il mondo ne conservano frammenti.

Cosa sono i Sacri Chiodi

Tra i ritrovamenti attribuiti a Flavia Giulia Elena nel 327-328 d.C. ci sono anche i Sacri Chiodi usati per la Crocifissione di Gesù. Sarebbero stati tre o quattro, e l’Imperatrice Madre li portò con sé a Roma, dove da uno ricavò un morso da cavallo per il figlio, mentre ne fece montare un altro sul suo elmo per garantirgli protezione in battaglia. Varie leggende hanno seguito i viaggi dei preziosi Chiodi nel tempo. Oggi diversi Santi Chiodi simboli della Passione di Cristo sono venerati in chiese in Italia e all’estero, tra di essi i due Santi Chiodi di Milano e Roma, che sarebbero due parti del chiodo usato per il morso del cavallo di Costantino.

Cosa significa INRI sulla Croce

Abbiamo accennato al Titulus Crucis, il cartello affisso sulla Croce di Cristo e tra i simboli della Passione di Cristo. Lo possiamo notare in una moltitudine di raffigurazioni della Crocifissione, e possiamo leggervi una scritta: INRI. Ma qual è il significato di INRI? Sono le Iniziali dell’espressione latina Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, “Gesù il Nazareno, Re dei Giudei”. Ponzio Pilato l’avrebbe fatta apporre sulla Croce come motivazione della condanna di Gesù Cristo, secondo un’usanza diffusa all’epoca. Nei quattro vangeli canonici troviamo diverse descrizioni del Titulus Crucis. Secondo il Vangelo di Giovanni la scritta sarebbe stata riportata addirittura in tre lingue, come avveniva in occasioni speciali: ebraico, greco e latino.

inri sulla croce di gesu
INRI sulla croce di Gesù

Le ultime parole di Gesù

Oltre al significato di INRI sulla Croce ci sono differenti tradizioni evangeliche riguardo a quali sarebbero state le ultime parole di Gesù sulla Croce. L’evangelista Luca Gli fa dire: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23, 34), e poco dopo: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Luca 23,46). Secondo Giovanni, invece, Gesù prima di morire avrebbe detto solo: “Tutto è compiuto!” (Giovanni 19,30). Anche i Vangeli di Matteo e Marco contengono frasi e parole, e tutte queste sono raccolte nelle cosiddette Sette parole di Cristo in Croce (Septem verba Domini Jesu Christ), l’insieme delle parole e delle frasi che Gesù pronunciò sulla Croce e che sono state utilizzate nelle Summa Passionis, canzoni polifoniche rinascimentali composte dalle ultime 7 parole di Cristo sulla Croce desunte dai quattro Vangeli.

Ecco le ultime 7 parole di Gesù:

Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che fanno Lc 23,34

In verità, ti dico, oggi tu sarai con me in paradiso Lc 23,43

Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre Gv 19,26

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Mt 27,46; Mc 15,34

Ho sete Gv 19,28

Tutto è compiuto Gv 19,30

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito Lc 23,46

Cos’è la Scala Santa?

Sebbene la Scala Santa che tutti conosciamo, e che viene visitata ogni anno da molti pellegrini, si trovi a Roma, presso la basilica di San Giovanni in Laterano, dove sorge appunto il pontificio santuario della Scala Santa, di fatto per Scala Santa si intende quella salita da Gesù per raggiungere la sala in cui subì l’interrogatorio di Ponzio Pilato e la condanna a morte. Seconda la leggenda medievale quella stessa scala che si trovava a Gerusalemme sarebbe stata smontata e trasportata a Roma per volontà di Sant’Elena Imperatrice, madre di Costantino I, nel 326 d.C. È composta da 28 gradini di marmo bianco ricoperti da uno strato di legno, che da secoli i fedeli percorrono in ginocchio in segno di devozione.

Chi erano i due ladroni

Non si tratta in questo caso di simboli della Passione di Cristo, ma di uomini, eppure la loro partecipazione alla Passione di Cristo li rende elementi iconici nella storia della Chiesa. Parliamo dei due ladroni. Chi erano i due ladroni crocifissi con Gesù sul Golgota? Di loro non sappiamo molto. Abbiamo dedicato un articolo a San Disma, che nel Vangelo di Luca non solo difende Gesù dagli insulti che gli rivolge l’altro ladrone, ma giunge a pregarlo di ricordarsi di lui quando andrà in Paradiso. Così avviene, e Gesù perdona Disma, accogliendolo in Cielo con sé, unico tra tutti i santi di ogni tempo. Oggi è venerato il 25 marzo come santo protettore dei prigionieri e dei moribondi, per essere stato capace di riconoscere la propria colpa, e accettare il castigo, ma anche per aver messo da parte la propria sofferenza per usare parole gentili a chi, innocente, soffriva quanto e più di lui sulla Croce.

Cos’è la Sacra Spina

Nel mondo sono molte le spine considerate provenienti dalla corona che i soldati romani posero sul capo di Gesù poco prima di crocifiggerlo. Alcune sono considerate autentiche, appartenenti a quella corona, altre sono reliquie “da contatto”, nel senso che non erano parte della corona, ma sono state appoggiate su di essa nel corso dei secoli. In ogni caso sono divenute simboli della Passione di Cristo, reliquie famose venerate in ogni parte del mondo, e custodite in sontuosi reliquiari, come il Reliquiario della Sacra Spina in Francia, o la Sacra Spina di Andria, conservata e venerata nella cattedrale dell’omonima cittadina pugliese.