Santa Edvige di Andechs: la duchessa che divenne santa

Santa Edvige di Andechs: la duchessa che divenne santa

Santa Edvige: una storia di fede, carità e santità che dall’Alta Baviera raggiunse il cuore della Slesia

Santa Edvige non fu semplicemente una nobildonna del suo tempo: fu una rivoluzionaria della carità, una pioniera dell’assistenza sociale e, soprattutto, una santa che seppe trasformare il privilegio aristocratico in servizio totale verso gli ultimi. Figlia di un Duca e sposa di un altro Duca, non permise mai ai privilegi che la posizione e la nascita le avevano donato di intiepidire la sua naturale propensione alla carità, alla misericordia e alla devozione totale verso Dio e gli uomini, specialmente poveri, carcerati e ammalati.
Visse nel XII secolo, in un’Europa attraversata da guerre continue, nella quale la fede rappresentava l’unico rifugio per le anime tormentate. Quando venne al mondo nel 1174 ad Andechs, nell’Alta Baviera, sembrava solo un’altra bambina destinata fin da piccola a un matrimonio di convenienza. Figlia del Duca di Merania, Bertoldo IV d’Andechs e di Agnese di Rochlitz, appartenente all’alta nobiltà bavarese, venne mandata a studiare alla prestigiosa scuola delle monache benedettine di Kitzingen, presso Würzburg. Era il destino di ogni giovane donna dell’aristocrazia dell’epoca, ma nel cuore di Edvige si stava già accendendo quella scintilla di compassione che l’avrebbe resa immortale. Ancora bambina, mostrava già una sensibilità particolare verso i sofferenti, una pietà che andava oltre le convenzioni sociali del tempo. Quando, a soli sedici anni, conobbe il suo sposo, il giovane Enrico il Barbuto, erede del ducato della Bassa Slesia, Edvige non poteva immaginare che, quello concepito come un matrimonio dinastico, sarebbe sbocciato in una storia d’amore. Quattro anni dopo le nozze Enrico successe al padre Boleslao, ed Edvige divenne duchessa di Slesia. Il ducato era politicamente legato alla corona di Polonia, ma tanto la sua popolazione, quanto la loro cultura andavano avvicinandosi sempre di più al vicino Impero Germanico.

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Edvige non fu solo una moglie devota e una madre attenta. Collaborò attivamente col suo sposo per creare armonia in quel crogiolo di razze e culture e lingue che era la sua terra, per far sentire ogni suddito, polacco o tedesco, parte di una stessa casa. Contestualmente iniziò ad avvicinarsi sempre di più ai poveri, ai malati. Imparò la lingua del popolo, non limitandosi a ordinare l’apertura di ospizi e opere pie, ma consacrando la sua stessa esistenza al servizio e alla carità. Vestiva con una modestia che sfiorava la povertà, preferendo abiti e scarpe comode e adatti per il movimento alle ricche vesti che il suo lignaggio le imponeva. La sua nobiltà risiedeva altrove, non necessitava di gioielli e tessuti preziosi per essere manifesta. Non era eccentrica: la sua era una scelta spirituale profonda. Santa Edvige aveva capito che per servire davvero i poveri bisognava condividere la loro condizione, non limitarsi a osservarli con pietà.
E non solo assisteva materialmente ed economicamente i bisognosi. Sacrificava sé stessa, sottoponendosi a mortificazioni corporali, digiuni e penitenze, per espiare le colpe e i peccati altrui.
La sua influenza spirituale si estese ben oltre i confini della Slesia. Divenne un punto di riferimento per tutte le donne nobili che volevano coniugare fede e responsabilità sociale, dimostrando che la santità non ha bisogno di rinunciare al proprio ruolo nel mondo, ma di viverlo secondo il Vangelo.

Ma nemmeno a lei vennero risparmiati grandi dolori. Quasi tutti i suoi sette figli morirono giovani, tranne Gertrude, che sarebbe divenuta badessa del convento di Trebnitz, fondato da Edvige stessa. Anche il suo sposo morì, lasciandola vedova, e così il figlio Enrico il Pio, che gli era successo. Edvige affrontò ogni disgrazia “senza lacrime”, sostenuta solo dalla sua fede profonda, dalla consapevolezza che ogni dolore l’avvicinava alla passione di Cristo.

Vedova e sola, continuò a dedicarsi ai poveri e a chi aveva bisogno di lei. Solo negli ultimi anni della sua vita entrò nel monastero cistercense di Trebnitz, che aveva fondato personalmente nel 1202, vivendo il resto dei suoi giorni in preghiera e penitenza assoluta. Prossima alla morte, chiese di essere sepolta nella tomba comune del monastero, per essere uguale e vicina, fino alla fine, alle sue sorelle più umili.

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Quando si festeggia Santa Edvige e la devozione popolare

Santa Edvige quando si festeggia? La Chiesa cattolica celebra la sua memoria il 15 ottobre, giorno della sua morte. Santificata nel 1267, meritò fin da subito tanto la devozione dei polacchi, quanto quella dei tedeschi. La sua santità non era fatta solo di gesti umani, ma anche di segni che, come bagliori nella nebbia, rivelavano la presenza di un disegno più alto. I miracoli che le erano stati attribuiti in vita risuonarono dopo la sua morte con tutta la potenza della grazia nascosta nelle cose semplici. Si raccontava che, durante una guerra, suo marito Enrico I fosse stato fatto prigioniero. Nessun riscatto sembrava possibile. Eppure Edvige, sola tra i soldati nemici, andò a parlare con chi lo teneva prigioniero, senza minacce o lamenti, sostenuta solo dalla sua fede. Si diceva che guarisse i malati, ridonasse la vista ai ciechi, e che sapesse presagire guerre, carestie, cambiamenti. Benché bevesse solo acqua, fedele alla sua volontà di penitenza costante, un giorno il suo bicchiere, senza che lei lo sapesse, si colmò di vino. Il suo corpo emanava calore, i santi le parlavano e la Gerusalemme Celeste le si manifestò in tutto il suo splendore.
Dopo la sua morte, la tomba divenne fonte di prodigi. I malati che vi si accostavano guarivano, i cuori più aridi e freddi si convertivano.

L’onomastico di Santa Edvige è molto sentito, anche a causa della grande diffusione del suo nome in tutta Europa. Deriva dal tedesco antico e significa “ricca guerriera” o “fortuna in battaglia”.

Una preghiera a Santa Edvige, patrona dei poveri

La preghiera a Santa Edvige viene recitata da chi invoca la sua intercessione in situazioni di povertà e sofferenza:

Signore mio Dio, Onnipotente, Creatore del cielo e della terra,
Tu che tutto regoli in giustizia e misericordia,
accetta la preghiera che Ti rivolgo umilmente attraverso Santa Edvige, Tua serva,
che Ti ha amato tanto sulla Terra e che gode della grazia di contemplare il Tuo volto divino.
Santa Edvige, esempio di fede cristiana, specchio dell’amore divino, vieni in nostro aiuto.
Santa Edvige, fedele discepola di Cristo, umile serva del Signore, modello di amore per la croce, vieni in nostro aiuto.
Santa Edvige, benevola madre dei poveri, ausilio dei malati, rifugio degli oppressi, vieni in nostro aiuto.
Santa Edvige, modello delle madri cristiane, gloria della Santa Chiesa, vieni in nostro aiuto.
Santa Edvige, per amore di Gesù, Maria e Giuseppe, fa tue le mie afflizioni. Vieni presto in mio soccorso.

Amen.

La confusione delle due Sante Edvige

È importante chiarire una confusione che spesso si genera quando si parla di Santa Edvige. Esistono infatti due sante con questo nome, entrambe legate alla Polonia. Una è Santa Edvige di Andechs (1174-1243), duchessa di Slesia, venerata come madre dei poveri e protettrice delle vedove, di cui abbiamo parlato in questo articolo, e che viene festeggiata il 15 ottobre; l’altra Santa Edvige di Polonia (1374-1399), regina di Polonia, festeggiata il 17 luglio.
La seconda, Edvige di Polonia o Jadwiga, è considerata patrona delle Regine, nonché Santa Patrona di Polonia. Fu una regina-bambina, nata principessa in Ungheria, voluta a soli dieci anni come sovrana dai nobili polacchi, che la proclamarono non “regina” ma “re” di Polonia. Costretta a sposare Jogaila, granduca pagano di Lituania, fu artefice della conversione del marito e di tutto il suo popolo, e seppe unire Polonia e Lituania con un legame non solo politico, ma anche spirituale. Nonostante fosse giovanissima, si rivelò una diplomatica abile e una governante attenta al benessere culturale del suo regno. Vendette tutti i suoi gioielli personali, persino le insegne regali, per finanziare il restauro dell’Università di Cracovia, che poi prese il nome di Università Jagellonica in onore suo e del marito. La sua vita si concluse tragicamente a soli 25 anni nel 1399, pochi giorni dopo aver dato alla luce una figlia, che morì subito dopo la nascita. La Chiesa la festeggia il 17 luglio, giorno della sua morte, e la proclamò santa nel 1997, per voce di un altro polacco: Giovanni Paolo II.
Due Edvige, due sante. Una camminava nella neve, l’altra nei corridoi di corte. Una sfamava i poveri con il pane, l’altra con il sapere. Ma entrambe erano madri. Madri di popoli, madri di visioni, madri di un amore che non cercava il proprio regno, ma quello dei cieli.