Quella volta in cui una santa cristiana ricevette il Premio Nobel per la Pace

Quella volta in cui una santa cristiana ricevette il Premio Nobel per la Pace

Madre Teresa di Calcutta Premio Nobel per la Pace è tra i Santi moderni colei che più di tutti ha saputo dare un esempio di carità e totale devozione a Dio e agli uomini

Quando il 17 ottobre 1979 Madre Teresa di Calcutta venne insignita del Premio Nobel per la Pace volle che il denaro che sarebbe dovuto servire per il sontuoso banchetto cerimoniale in onore dei vincitori venisse interamente devoluto ai poveri di Calcutta. “Le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo” fu la sua spiegazione a quel rifiuto. Lo stesso fece per l’ingente somma che costituiva il premio vero e proprio. Del resto era stata proprio questa la motivazione che aveva portato alla sua vittoria: la sua assoluta, totale devozione verso i più poveri tra i poveri, il suo impegno estenuante per rivendicare il valore e la dignità di ogni persona, anche la più umile. Per questo non si può parlare di Madre Teresa di Calcutta Premio Nobel senza prima ricordare Madre Teresa come suora e come Santa, sebbene la sua beatificazione sia venuta in un secondo tempo, rispetto al Premio Nobel. Infatti Madre Teresa venne proclamata beata da Giovanni Paolo II nell’ottobre del 2003 e poi santificata da Papa Francesco nel settembre 2016.

Nel corso degli anni 54 volte sono state donne a vincere il premio Nobel, contro le 856 volte in cui lo hanno vinto uomini. Il 4% del totale dei premi assegnati, dunque, e a donne lo hanno ottenuto nelle discipline scientifiche. Marie Curie lo vinse due volte, per la Fisica del 1903 e per la Chimica del 1911. Nessuna di queste donne era anche una santa, naturalmente…

Abbiamo già parlato di Madre Teresa di Calcutta, questa donna eccezionale, animata da una volontà instancabile di portare aiuto agli ultimi, ai diseredati, ai poveri e per questo divenuta oggetto di devozione in tutto il mondo. Madre Teresa è stata e rimarrà per sempre un esempio di carità, intendendo per carità la virtù in nome della quale l’uomo ama Dio sopra ogni altra cosa, e il prossimo come se stesso. Del resto ella stessa scelse per la congregazione da lei fondata nel 1950, col preciso intento di portare aiuto e sollievo ai poveri e agli emarginati, agli ‘intoccabili’ dell’India, il nome di “Missionarie della Carità”. Ancora oggi l’ordine di Madre Teresa di Calcutta, presente in tutto il mondo, continua a portare assistenza morale e materiale ai più poveri e ai reietti della società. Come i Camilliani creati da San Camillo de Lellis, che scelgono di dedicarsi completamente agli ammalati, anche le Missionarie della carità sono tenute a rispettare, oltre ai tre voti comuni a tutti i religiosi (povertà, obbedienza e castità), anche il quarto voto di consacrare ogni istante della propria vita al servizio dei più poveri tra i poveri.

Madre Teresa di Calcutta

Leggi anche:

La storia di Madre Teresa di Calcutta
Di Madre Teresa di Calcutta ricorderemo sempre la volontà instancabile di portare aiuto agli ultimi, ai diseredati, ai poveri. Oggi è una Santa…

“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno” è una delle frasi più celebri pronunciate da Madre Teresa di Calcutta, e indica la profonda consapevolezza e umiltà di questa piccola donna, che è stata capace di toccare il cuore dei potenti del mondo. Per quanto piccolo sia in contributo che ciascuno di noi può fornire al Bene, è comunque prezioso e inestimabile, non solo per il suo valore intrinseco, ma anche perché fungerà d’esempio ad altri, come un mattone che è solo una parte infinitesimale di un palazzo meraviglioso, ma senza di esso l’intero palazzo potrebbe cadere.

madre teresa

Leggi anche:

Madre Teresa simbolo di carità
Un nuovo anno è iniziato. Tempo di bilanci e buoni propositi. E se il nostro proposito più importante e sincero fosse la carità…

Il discorso di Madre Teresa di Calcutta

A colpire e commuovere tutti in occasione della consegna dei premi Nobel nel 1979 è stato soprattutto il discorso pronunciato da Madre Teresa.

“Ringraziamo Dio per l’opportunità che abbiamo tutti insieme oggi, per questo dono di pace che ci ricorda che siamo stati creati per vivere quella pace, e Gesù si fece uomo per portare questa buona notizia ai poveri.” Così comincia il discorso di Madre Teresa alla consegna del Nobel, e subito saltano all’occhio da un lato la consapevolezza della Pace come dono e fine ultimo dell’esistenza umana, dall’altra il ruolo giocato da Gesù, fattosi uomo, nella propagazione di questo messaggio di pace e speranza, soprattutto tra i più poveri e sfortunati. E più avanti, nello stesso discorso, Madre Teresa definirà Gesù ‘Principe della Pace’, venuto per portare a tutti il Suo messaggio, e per tutti morto sulla Croce per dimostrare l’immensità del Suo amore.
Se non fosse già abbastanza chiaro il concetto di chi siano i ‘tutti’ secondo Madre Teresa, lei lo specifica poco dopo: “[Gesù] morì per voi e per me e per quel lebbroso e per quell’uomo che muore di fame e per quella persona nuda nelle strade non solo di Calcutta ma dell’Africa, e New York, e Londra, e Oslo – e insistette che ci amassimo gli uni gli altri come Lui ci ha amato.”

Ecco il concetto evangelico che torna protagonista, com’è inevitabile che sia: “Amatevi come io vi ho amato, come io vi amo, come il Padre ha amato me così io amo voi” (Gv  15,9-10). Dio ha amato Suo Figlio al punto da sacrificarlo per tutti noi, perché “l’amore, per essere vero, deve fare male. Ha fatto male a Gesù amarci, gli ha fatto male.”
Allo stesso modo tutti noi dobbiamo imparare ad amare con tutti noi stessi, immolandoci per amore degli altri, perché “siamo stati creati per amare ed essere amati”, e la fame d’amore è più forte della fame di pane, per tutti.

Ancora, Madre Teresa porta a esempio la sua visita in una casa di riposo, in cui uomini e donne dimenticati dai propri figli non sono più capaci di sorridere, sebbene siano circondati dagli agi e da cose belle: “Sono così abituata a vedere il sorriso nella nostra gente, anche i morenti sorridono […] accade quasi tutti i giorni, aspettano, sperano che un figlio o una figlia venga a trovarli. Sono feriti perché sono dimenticati – e vedete, è qui che viene l’amore.”
Non c’è bisogno di andare tanto lontano per portare l’amore e la pace. Spesso è nelle nostre case che mancano, nelle nostre giornate troppo convulse e dense di impegni. Così ecco che: “la povertà arriva proprio a casa nostra, dove trascuriamo di amarci. Forse nella nostra famiglia abbiamo qualcuno che si sente solo, che si sente malato, che è preoccupato.”
“L’amore comincia a casa, e non è quanto facciamo, ma quanto amore mettiamo in quello che facciamo”
dice ancora Madre Teresa, che definisce lei e le sue consorelle delle contemplative nel cuore del mondo. Il suo messaggio è alla portata di tutti, ed è estremamente semplice: “Semplicemente stiamo insieme, amiamoci reciprocamente, portiamo quella pace, quella gioia, quella forza della presenza di ciascuno in casa. E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo.”

Questo monito si allarga poi a chi ci sta intorno, perché Gesù stesso ha detto che: “Ero affamato, ero nudo, ero senza casa, ero rifiutato, non amato, non curato, e l’avete fatto a me.” Ecco che ogni singolo, minimo gesto di carità verso il prossimo diventa uno strumento di pace e un dono d’amore fatto a Dio attraverso gli uomini.

Nel suo discorso Madre Teresa ha toccato anche altri temi importanti: l’aborto, contro il quale la sua congregazione si è impegnato strenuamente, promuovendo politiche di pianificazione famigliare nei quartieri più poveri, e i bambini, troppo spesso dimenticati.

Il discorso si conclude con un appello assoluto all’amore: “Conserviamo la gioia di amare Gesù nei nostri cuori. E condividiamo questa gioia con tutti quelli con cui veniamo in contatto. E questa gioia radiosa è vera, perché non abbiamo motivo di non essere felici perché non abbiamo Cristo con noi. Cristo nei nostri cuori, Cristo nel povero che incontriamo, Cristo nel sorriso che diamo e nel sorriso che riceviamo.

Un monito prezioso che dovremo rammentare sempre molto bene.