I martiri di Otranto: il sacrificio degli 813 abitanti in nome della fede

I martiri di Otranto: il sacrificio degli 813 abitanti in nome della fede

Può un intero paese essere canonizzato? È quello che è successo ai martiri di Otranto, 8oo martiri in nome della propria fede

La storia della Chiesa cristiana è costellata di episodi terribili e sanguinosi. Così come Gesù ha affrontato la Passione e la morte in nome di ciò che era, del messaggio di speranza e salvezza di cui si era fatto portatore, così i primi cristiani hanno dovuto sopportare persecuzioni, torture e spesso anche la morte, per rivendicare la propria scelta di vita e di religione. Ma questi fatti spaventosi non accadevano solo in tempi remoti. La storia degli 813 martiri di Otranto si pone alla fine del XV secolo, nel 1480 esattamente. L’oscurità del Medioevo da un pezzo ha lasciato il posto agli splendori del Rinascimento, l’Umanesimo ha riportato l’uomo al centro del mondo, da un lato col recupero della cultura e dell’arte classica, dall’altro con una religiosità più consapevole, volta alla ricerca di Dio, a una maggior aspirazione spirituale. Lorenzo de Medici e la sua famiglia hanno portato una rivoluzione culturale che ha travolto tutta l’Italia, e le città si riempiono di monumenti, palazzi e opere d’arte destinati all’immortalità. Ma, all’ombra dello splendore e della civiltà, la storia umana si trascina tra guerre e fango e atti di inaudita ferocia.

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È ciò che avvenne nella città di Otranto, nel Salento, dove il 14 agosto 1480 più di 800 uomini furono barbaramente giustiziati sul colle della Minerva, appena fuori dalle mura, per non aver voluto rinnegare la propria fede. Ma non furono le sole vittime di quel giorno spaventoso, quando l’esercito turco di Gedik Ahmet Pascià travolse la città dopo quindici estenuanti giorni di assedio. La rappresaglia turca sui cittadini di Otranto che fino alla fine si erano opposti alla conquista fu particolarmente efferata.

I martiri di Otranto, già dichiarati beati da papa Clemente XIV nel 1771, vennero canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco. Ogni anno il 13 agosto a Otranto si celebra il coraggio e la devozione degli 813 Eroi e Santi Martiri di Otranto. Vediamo la loro storia.

La storia dei martiri di Otranto

La presa di Otranto da parte dei turchi si situa all’interno del grande piano di conquista di Maometto II, sultano dell’Impero ottomano, che nel XV secolo tentò di ampliare i suoi domini sul Mediterraneo. Per questo il 28 luglio 1480 inviò una parte della sua flotta nel Salento, per conquistare la città di Otranto. Appoggiati in un primo tempo dal Re di Napoli, gli otrantini tentarono di fermare gli invasori sui Laghi Alimini, a circa 35 km da Lecce. Nonostante la disparità numerica, e sebbene gli uomini di Otranto fossero per lo più pescatori, agricoltori e commercianti, riuscirono ad avere la meglio sull’esercito turco, e diedero così il tempo al resto della popolazione di rifugiarsi dentro le mura della città. Ne seguì un lungo assedio, nel corso del quale gli otrantini chiesero invano aiuto al Re Ferrante e all’arcivescovo Francesco De Arenis. Alla fine la città cadde sotto i bombardamenti turchi, e l’11 agosto, dopo 15 giorni d’assedio, l’esercito invasore fece breccia nelle mura e si riversò in città. Ne seguì un massacro, nel corso del quale tutti gli uomini al di sopra dei quindici anni vennero uccisi, donne e bambini tratti in schiavitù. Il 14 agosto Gedik Ahmet Pascià ordinò che i superstiti venissero condotti legati sul colle della Minerva. Qui chiese che abiurassero la loro fede, e davanti al loro rifiuto li fece decapitare davanti ai loro parenti. Quel giorno furono martirizzati più di 800 otrantini. Il primo a essere decapitato fu un vecchio sarto, Antonio Pezzulla, detto Il Primaldo. Secondo la leggenda il suo corpo senza testa rimase in piedi fino al martirio dell’ultimo dei suoi concittadini.

Successivamente Alfonso d’Aragona, figlio di Re Ferdinando di Napoli, riuscì a riconquistare Otranto, ma ormai il sangue dei suoi martiri era stato versato.

Le reliquie degli 800 martiri di Otranto

Oggi i resti dei martiri di Otranto sono raccolti in sette teche di legno custodite nella Cappella dei Martiri, nel duomo della città. Altre reliquie sono invece nel Duomo di Napoli e in altre chiese della zona. Si racconta che quando infine i napoletani ripresero la città, trovarono i corpi degli otrantini decapitati ancora incorrotti.

Nel 1888 una parte delle reliquie dei martiri della battaglia di Otranto venne portata nel Santuario di Santa Maria di Valleverde in Bovino, e ancora oggi è possibile trovare ciò che resta di questi Eroi Martiri nelle chiese della Puglia, di Napoli, e fino alla Francia e alla Spagna.

La canonizzazione dei martiri da parte di Papa Francesco

L’episodio suscitò una tale emozione che fin dal 1539 si iniziò a parlare della canonizzazione dei Martiri di Otranto. Nel dicembre 1771 Papa Clemente XIV dichiarò gli 800 otrantini uccisi sul colle della Minerva beati, e immediatamente nacque intorno a loro un forte culto devozionale, che li portò a diventare i patroni di Otranto.

Nel 2007 Papa Benedetto XVI riconobbe Antonio Primaldo e i suoi concittadini martiri della fede, e riconobbe anche il miracolo della guarigione di una suora, attribuito ai martiri di Otranto.

Il 12 maggio 2013 Papa Francesco ne ha dichiarata la canonizzazione. I martiri di Otranto sono stati proclamati ufficialmente santi e tutta la città ha festeggiato il loro sacrificio con amore e devozione.