San Ciro martire fu un famoso medico ad Alessandria d’Egitto, capace di curare i corpi con la sua abilità e le anime con la sua fede
Nonostante sia vissuto nel III secolo d.C., San Ciro martire, Santo protettore degli ammalati, è una figura ancora oggi molto venerata, specialmente in Italia. Conosciuto anche come Ciro di Alessandria, egli fu un medico molto valente e umano, che a un certo punto abbandonò la professione medica per dedicarsi alla vita ascetica, diventando un anacoreta nel deserto arabo. Durante le persecuzioni contro i cristiani, San Ciro tornò ad Alessandria per incoraggiare i martiri e curare gli ammalati. La sua fama di guaritore e il suo fervore religioso gli valsero la cattura e la tortura da parte delle autorità romane. Fu martirizzato nel 303 d.C., insieme a San Giovanni, un altro anacoreta.
Ogni anno, il 30 gennaio, a Grottaglie in Puglia, si tiene una grande festa in suo onore, che mescola fede e folklore, con l’accensione della Foc’ra di San Ciro, la piramide di fuoco più grande d’Europa, l’unica ad avere una camera interna aperta al pubblico.

Chi era San Ciro
San Ciro martire, vissuto nel III secolo d.C., era un medico di Alessandria d’Egitto. Nato in una famiglia cristiana, perseguì per tutta la vita da un lato la passione per lo studio della medicina, dall’altro la sua fede, che non fece che arricchire la sua dedizione alla cura degli ammalati, sia fisicamente che spiritualmente. Dopo aver studiato nella stessa scuola di Galeno, padre della medicina antica, aprì un suo ambulatorio nel quale, oltre a occuparsi dei suoi pazienti paganti, accoglieva anche chi non poteva permettersi cure mediche, guadagnandosi il soprannome di anàrgiro, “senza denaro”. Oltre a curare i corpi, egli forniva sollievo alle anime, con un’opera di evangelizzazione che spinse molti a convertirsi al Cristianesimo.
Nel 299 d.C., l’Imperatore Diocleziano scatenò una terribile persecuzione contro chiunque svolgesse attività curative, senza distinzione tra veri medici, maghi e ciarlatani. Anche Ciro fu una delle vittime di questa persecuzione, non per la propria fede, ma per la propria professione. Per salvarsi, lasciò Alessandria e si ritirò in Arabia Petrea, dove visse come un eremita dedito alla contemplazione, all’ascesi, alla preghiera e alla penitenza. Smise di esercitare la professione di medico, e si dedicò a salvare le anime, con la sua parola e il suo esempio.
Nel 303 d.C. una nuova persecuzione, questa volta contro i cristiani, venne scatenata da Diocleziano, diffondendosi in Asia Minore, Palestina e Africa. Ciro e il suo compagno anacoreta Giovanni tornarono ad Alessandria per prestare supporto ai cristiani perseguitati. Arrestati mentre cercavano di aiutare quattro donne imprigionate per la loro fede, vennero torturati davanti a queste ultime nei modi più atroci e spaventosi, ma le donne non cedettero all’abiura e preferirono affrontare la morte. Anche Ciro e Giovanni vennero decapitati il 31 gennaio del 303 d.C.
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I corpi dei Santi Ciro e Giovanni vennero portati nel tempio di San Marco ad Alessandria, poi trasferiti a Canòpo nel 414 d.C. dal patriarca San Cirillo. Fin dal principio ad essi vennero attribuite guarigioni miracolose. Nel X secolo esse giunsero a Roma, nel 1600 a Napoli. Oggi è possibile trovare reliquie di San Ciro in molte città italiane.
Il teschio di San Ciro
San Ciro è anche patrono di Marineo, in provincia di Palermo. Qui è conservato il teschio di San Ciro, una delle reliquie più importanti e venerate del Santo. La reliquia del teschio di San Ciro arrivò a Marineo nella seconda metà del 1600, per volontà di papa Alessandro VII. Ispezionato e autorizzato all’esposizione nella chiesa madre di Marineo dal cardinale arcivescovo di Palermo, venne mostrato ai fedeli la penultima domenica di agosto del 1665. Da allora e ancora oggi, i festeggiamenti in onore del patrono si svolgono la penultima domenica di agosto e durano quattro giorni, con la Dimostranza di San Ciro, una rappresentazione sacra che mette in scena momenti significativi della vita del santo. Questa manifestazione, originariamente una semplice processione, si è evoluta nel tempo includendo canti e preghiere recitate. La Dimostranza presenta influenze della tragedia greca, con cori di bambini che commentano le scene, ed è ricca di allegorie, con attori di ogni classe sociale che impersonano concetti come religione, fede, vizi, virtù, speranze e discordia.
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Festa di San Ciro a Grottaglie
San Ciro è particolarmente venerato anche a Grottaglie, in Puglia, dove la sua festa rappresenta un evento di grande rilievo. La devozione a San Ciro è parte integrante della cultura e della tradizione locale, e ogni anno, in occasione della festa del Santo il 31 gennaio, la città si trasforma in un punto di incontro per chi desidera onorarlo e chiedere il suo aiuto e la sua protezione, un luogo di pellegrinaggio e di fervente religiosità.
Oltre alle consuete processioni e celebrazioni, a cui si mescolano bancarelle e tradizioni profane, la devozione di San Ciro a Grottaglie è famosa per l’accensione della Foc’ra di San Ciro, il 30 gennaio, una maestosa piramide in legno dedicata al Santo, che attira fedeli e curiosi da ogni luogo. Fino al 30 gennaio è possibile visitare l’interno della Foc’ra, percorrendo un corridoio dove i bambini appendono i loro disegni dedicati a San Ciro, fino alla grande camera lignea, che misura 5 metri per 5 ed è alta tre metri e mezzo. La costruzione della Foc’ra inizia a ottobre dell’anno precedente.
La preghiera a San Ciro è un momento di raccoglimento e di richiesta di intercessione. I fedeli si rivolgono a lui per ottenere guarigioni e protezione contro le malattie. Una delle preghiere più comuni recita:
“Oh glorioso e zelantissimo Medico, Eremita e Martire San Ciro, che vivendo sulla terra, nell’essere chiamato agli infermi, li curavate prima nell’anima con ridurli a Cristo, e poi con la virtù potente della vostra mano li curavate nel corpo, io vostro indegnissimo servo, vi prego per quel grande zelo che sempre aveste della salute temporale ed eterna dei vostri infermi, che vogliate degnarvi di mirare con occhi egualmente pietosi le mie infermità corporali e spirituali; e con quell’efficacia delle vostre intercessioni impetrarmi rimedio contro questi mali che ora mi affliggono, acciò risanato per mezzo vostro, sia fatto degno di venire a lodare ed a benedire insieme con voi in eterno il nostro Signore Gesù Cristo.”