La storia di Santa Barbara, la protettrice di vigili del fuoco e marinai

La storia di Santa Barbara, la protettrice di vigili del fuoco e marinai

Santa Barbara, patrona dei pompieri, dei marinai e dei minatori, protegge chi rischia la vita ogni giorno nell’adempimento del proprio lavoro

Il 4 dicembre si celebra la memoria liturgica di Santa Barbara, riconosciuta come protettrice dei vigili del fuoco, dei marinai e dei minatori. Originaria della Turchia, fu martirizzata nel III secolo d.C. in nome della fede per mano del suo stesso padre, Dioscuro, collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo.
In occasione della festa di Santa Barbara il 4 dicembre, giorno in cui i devoti commemorano il suo martirio, hanno luogo processioni, preghiere e in molte comunità, si accendono fuochi d’artificio per onorare la santa, patrona anche degli artificieri. In particolare a Paternò, in provincia di Catania, di cui la Santa è patrona, ogni anno si tengono solenni festeggiamenti che durano dal 3 all’11 di dicembre, oltre che il 27 maggio, data del patrocinio di Santa Barbara, dopo che ella ebbe fermato l’eruzione dell’Etna nel 1780, e il 27 luglio, giorno della traslazione delle sue reliquie.

Il Cammino Minerario di Santa Barbara è tra i percorsi più suggestivi d’Italia. Si estende in forma di anello per circa 500 chilometri nell’area occidentale del Sud della Sardegna, abbracciando le regioni di Sulcis, Iglesiente e Guspinese, e segue gli antichi sentieri dei minatori, le vie che collegavano le miniere tra loro e agli insediamenti. Un viaggio attraverso paesaggi mozzafiato e sentieri storici, ma anche attraverso altre epoche, scoprendo le storie di innumerevoli uomini che a quelle miniere hanno consacrato la propria vita, contribuendo a plasmare la loro terra.

All’interno della miniera di San Giovanni di Bindua, vicino a Iglesias, si apre la Grotta di Santa Barbara, scoperta per caso solo nel 1952. Ad essa si accede con un trenino, che percorre un labirinto di gallerie sotterranee per oltre 700 metri. La grotta non è solo un affascinante complesso sotterraneo, ma anche una testimonianza del passato geologico e dell’opera millenaria della natura, con le sue pareti rivestite da cristalli tabulari di barite bruno scuro, e le stalattiti e stalagmiti che formano colonne che possono raggiungere anche i 25 metri di altezza.

A Roma, vicino a Campo de’ Fiori, sorge la chiesa di Santa Barbara de’ Librari, detta Santa Barbara alla Regola, una piccola chiesa che risale all’inizio del 1300, affidata alla confraternita de’ Librari fino allo scioglimento di quest’ultima e arricchita nei secoli di decori barocchi e splendidi affreschi.

La storia di Santa Barbara e il suo martirio

Originaria dell’attuale Turchia, Santa Barbara era figlia di un ricco pagano di nome Dioscoro, che lavorava per l’imperatore di Roma. Geloso della sua bellezza, il padre volle crescerla in assoluto isolamento, in un’alta torre inaccessibile dalle influenze esterne. Tuttavia, la giovane donna coltivava una fede fervente nel Cristianesimo, e, contravvenendo alla volontà paterna, abbracciò segretamente la fede cristiana. La sua bellezza e intelligenza attirarono molti pretendenti, ma lei rifiutò tutti, ferma nella volontà di consacrarsi interamente a Dio. Quando suo padre scoprì la sua conversione, dapprima tentò di convincerla ad abiurare la sua fede, ma Barbara bruciò gli idoli pagani e fuggì nel bosco. Allora Dioscuro invocò l’intervento delle autorità romane contro la figlia ribelle. Barbara fu trascinata davanti al prefetto Marciano e sottoposta a torture spaventose. Il suo corpo venne straziato con panni ruvidi e urticanti fino a esserne scorticato, poi la sua carne venne bruciata con metallo rovente, ma da ogni tormento lei usciva miracolosamente risanata e sempre più forte nella fede. Alla fine fu Dioscuro stesso ad alzare la spada e decapitare la figlia, ma un attimo dopo, secondo la leggenda, il cielo si squarciò e un fulmine lo colpì in pieno, uccidendolo.

Nel VI secolo le reliquie della martire vennero trasferite dall’Egitto a Costantinopoli, e successivamente a Venezia, nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Torcello nel 1009. Il culto di questa martire si diffuse ampiamente tra Oriente e Occidente, acquisendo col passare dei secoli un profondo significato simbolico, diventando un faro di protezione e coraggio per coloro che lavorano in condizioni pericolose e affrontano rischi repentini e situazioni di pericolo imminente.

Di chi è la protettrice Santa Barbara

Santa Barbara non è ricordata solo tra i Santi Martiri, uomini e donne che hanno sacrificato la propria vita, spesso giovani, in nome della fede. Santa Barbara è anche uno dei quattordici santi soccorritori o ausiliatori ai quali anticamente erano associati i rimedi di una serie di malattie e problemi di salute vari e la festa collettiva dei quali, poi soppressa, cadeva l’8 agosto. Tra di essi ricordiamo per esempio San Biagio di Sebaste, protettore contro il mal di gola, San Cristoforo, che proteggeva contro peste, uragani, incidenti di viaggio, e anche Santa Barbara, appunto, che offriva protezione contro la febbre, i fulmini e la morte improvvisa. È probabile che il patronato contro la morte improvvisa sia legata alla morte leggendaria del padre, ma nel tempo Santa Barbara è diventata la santa invocata a protezione di tutti coloro i quali, per lavoro o scelta di vita, affrontano il pericolo di una morte istantanea ogni giorno, come gli artificieri, i vigili del fuoco, gli artiglieri, i carpentieri e i minatori. I depositi di munizioni sulle navi da guerra vengono chiamati “Santa Barbara” in suo onore.

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I simboli di Santa Barbara

Le raffigurazioni comuni della santa la mostrano come una bella giovane vestita elegantemente, spesso immortalata nel momento della decapitazione, l’atto finale del suo lungo percorso di martirio.

Santa Barbara viene spesso raffigurata con i simboli del suo martirio, una torcia o la spada, con cui il padre la decapitò. In molte statue e dipinti impugna solo la palma del martirio e porta una corona sul capo, o il calice e l’ostia, simboli della sua fede incrollabile.
Altre volte viene rappresentata mentre regge tra le braccia la torre in cui suo padre l’aveva rinchiusa, una torre a tre finestre, come lei stessa pretese che fosse, una per ogni Persona della Santissima Trinità.

Un altro dei simboli più antichi associati alla Santa è la penna di pavone, che evoca l’immortalità e l’apoteosi, ma anche la bellezza. Alcune versioni della leggenda narrano che, durante la sua tortura, le verghe usate dai carnefici si trasformarono in piume di pavone. Altri simboli ricorrenti legati a Santa Barbara includono i cannoni e le catapulte, che richiamano il suo patronato sull’artiglieria, e il libro, rappresentativo della sua vita studiosa.