Papa Paolo VI fu un uomo riservato e cortese, dall’intelletto raffinato e dalla grande profondità spirituale. Guidò la chiesa cattolica in un periodo di grandi cambiamenti, e seppe coniugare tradizione e rinnovamento in modo ammirevole.
Indice articolo
È difficile pensare a come la chiesa cattolica abbia saputo adeguarsi al mondo moderno senza tuttavia perdere i propri valori e principi fondamentali.
Papa Paolo VI ci offre un esempio illuminante di come ciò sia stato possibile, lui che fu Sommo Pontefice tra il 1963 e il 1978, e che già prima affiancò i suoi predecessori rivestendo ruoli di primaria importanza nel panorama religioso italiano e mondiale.
Tra gli anni ’60 e gli anni ’80 la realtà sociale e politica mondiale è andata mutando in modo radicale, allontanandosi in molti casi non solo dal retaggio di valori e convenzioni sociali che si erano affermate nei secoli precedenti, ma separandosi anche dalla religione, dalle spiritualità. Pensiamo alla contestazione giovanile, che culminò nei moti del 1968, e che portò alla nascita di culture alternative e laiche. Ma non possiamo dimenticare anche la Guerra Fredda e l’imporsi dell’ideologia comunista di matrice sovietica marxista, laicista e anticlericale, e il terrorismo, che in Italia si manifestò nelle azioni sanguinose portate avanti da gruppi di estrema sinistra ed estrema destra, come le Brigate Rosse e Ordine Nuovo.
La Chiesa era ancora immersa nelle vicende del mondo, e tuttavia il suo ruolo richiedeva un cambiamento, per poterle dare ancora la possibilità di intervenire e fare la differenza. Famosa la frase pronunciata da Paolo VI nel 1968, quando il vento della contestazione minacciava di travolgere completamente dottrine e dogmi: “Aspettavamo la primavera, ed è venuta la tempesta”.
Già Giovanni XXIII, che lo precedette sul soglio pontificio, cercò di mediare gli attriti tra la Chiesa e le nuove realtà che ad essa si opponevano, istituendo il Concilio Vaticano II nel 1962. Lo stesso Concilio fu poi portato avanti da Paolo VI stesso, che ribadì l’importanza della fede e dell’umanità come strumenti di collaborazione tra chiesa e mondo, e la chiesa ne uscì riformata sia internamente sia nel suo porsi verso la modernità e le altre professioni religiose.

Ma oltre alle pressioni esterne che mettevano in pericolo l’integrità millenaria della chiesa, Paolo VI dovette fare i conti anche con i problemi interni, che ne facevano vacillare l’autorità. Da una parte gli ultratradizionalisti che manifestavano il loro disaccordo davanti a qualsiasi tentativo di apertura e modernizzazione, dall’altra i rappresentanti del clero vicini agli ambienti socialisti che rivendicavano la necessità di maggiori innovazioni, tacciando il Papa di immobilismo. Questo portò a tensioni continue tra il Pontefice e il collegio episcopale, per tutta la durata del suo mandato.
Se il suo predecessore Giovanni XXIII, a cui Paolo fu profondamente legato da un rapporto di stima e amicizia reciproche, era un uomo aperto al mondo, estroverso e vicino alla gente, Paolo VI fu molto più riservato e austero.
Questo non gli impedì di dare prova di grandi capacità diplomatiche e politiche, anche grazie all’esperienza maturata prima come alto funzionario della Segreteria di Stato, poi come Arcivescovo di Milano, infine come Cardinale.
Era un uomo cortese, profondamente umano, colto e apparteneva a quell’alta borghesia italiana che aveva fatto la storia politica e culturale del paese a cavallo di due secoli. Un uomo apparentemente non adatto per affrontare le profonde rivoluzioni sociali e culturali di quel tempo, eppure, proprio grazie al suo equilibrio, capace di reggere la Chiesa con mano ferma e sicura attraverso le tempeste di quegli anni turbolenti.
Vita prima di diventare pontefice
Paolo VI nacque il 26 settembre 1897 a Concesio, a nord di Brescia, nella famiglia Montini, che apparteneva all’alta borghesia. Venne battezzato col nome di Giovanni Battista. Suo padre Giorgio era un avvocato che dirigeva il quotidiano cattolico Il Cittadino di Brescia, e successivamente fu deputato nel Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo. La madre Giuditta Alghisi apparteneva alla piccola nobiltà rurale locale.

Frequentò le scuole come studente esterno a causa della salute cagionevole presso il collegio “Cesare Arici” di Brescia, gestito dai Gesuiti. Dopo aver conseguito il diploma Classico nel 1916 entrò, sempre come studente esterno, nel seminario di Brescia.
Dal 1919 divenne membro della FUCI, Federazione Universitaria Cattolica Italiana, della quale nel 1925 sarebbe diventato assistente ecclesiastico nazionale.
Venne ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, nella cattedrale di Brescia.
Frequentò l’università a Milano conseguendo il dottorato in diritto canonico, poi a Roma per seguire i corsi di Diritto civile, di Diritto canonico, di Lettere e filosofia. Seguì anche i corsi della Pontificia accademia ecclesiastica, e iniziò così a collaborare durante il pontificato di Pio XI con la Segreteria di Stato Vaticano, l’organo incaricato di coordinare i vari uffici della Santa Sede e i rapporti con gli Stati e gli organismi internazionali.
Nel 1923 venne inviato per un anno come addetto alla nunziatura apostolica a Varsavia, in Polonia, dove si trovò ad affrontare gli effetti del nazionalismo locale, che vedeva con malanimo gli stranieri.
Tornato in Italia, conseguì le tre lauree e assunse il ruolo di assistente ecclesiastico nazionale della FUCI, che avrebbe lasciato otto anni dopo, insofferente alle continue resistenze opposte dai Gesuiti e da altri esponenti della chiesa riguardo alla difficile convivenza della Chiesa col fascismo e ai mutamenti culturali e sociali in corso.
Nel 1937 Montini fu nominato sostituto della Segreteria di Stato e con tale incarico scrisse il radiomessaggio letto il 24 agosto 1939 da Papa Pio XII, nel frattempo eletto, per scongiurare lo scoppio della Guerra.
Durante la guerra lavorò nell’Ufficio informazioni del Vaticano. Partecipò anche a operazioni segrete per nascondere e salvare migliaia di ebrei romani. Quando a conflitto concluso il Papa venne travolto dalle accuse per il comportamento tenuto dalla Chiesa verso il nazismo lui non ne fu toccato.
Nel 1944 assunse la carica di Pro-segretario di Stato, e continuò a collaborare con Papa Pio XII, soprattutto nella difesa del mondo cattolico dalla diffusione delle idee marxiste.
Il 1º novembre 1954 fu nominato arcivescovo di Milano. Come arcivescovo dimostrò interesse e vicinanza per le condizioni dei lavoratori e collaborò con unioni e associazioni per migliorarle. Avviò anche la costruzione di decine di nuove chiese. Si mostrò liberale e disposto al dialogo anche con scismatici, protestanti, anglicani, musulmani, atei, guadagnandosi la fama di progressista.
Il 28 ottobre 1958 salì al soglio pontificio Angelo Giuseppe Roncalli, Papa Giovanni XXIII, grande amico del futuro Paolo VI, che venne da lui nominato Cardinale. Con questo nuovo ruolo viaggiò in tutto il mondo come rappresentante del Papa e fu membro della commissione preparatoria del Concilio Vaticano II.
Papa dal 1963 al 1978
Dopo la morte di Papa Giovanni XXIII, Giovanni Battista Montini venne eletto Papa il 21 giugno 1963, col nome di Paolo VI.
Paolo VI seppe appoggiare la modernizzazione della Chiesa senza mai perdere di vista la tutela della fede e il primato dei diritti umani, primo fra tutti la difesa della vita.
Fu il primo Papa a viaggiare in aereo, e questo gli permise di recarsi in terre lontane, intrattenendo rapporti con uomini di stato e capi religiosi. In particolare, in occasione del suo primo viaggio in Terrasanta nel gennaio 1964 si unì in un simbolico abbraccio col patriarca ortodosso di Costantinopoli Atenagora I, e questo gesto portò al riavvicinamento tra le due chiese e alla redazione della Dichiarazione comune cattolico-ortodossa del 1965.
Fu anche il primo Papa della storia a mettere piede nella sede dell’ONU, dove pronunciò un accorato appello alla pace 4 ottobre 1965, trasmesso in tutto il mondo. Siamo in piena Guerra Fredda, il mondo è spaccato a metà dal Patto Atlantico (USA e paesi filo americani) e dal Patto di Varsavia (stati satelliti dell’Unione Sovietica).
Così disse il Papa rivolgendosi ai rappresentanti di stato presenti e al mondo intero: “Voi sancite il grande principio che i rapporti fra i popoli devono essere regolati dalla ragione, dalla giustizia, dal diritto, dalla trattativa, non dalla forza, non dalla violenza, non dalla guerra, e nemmeno dalla paura, né dall’inganno”.
Nel 1967 istituì anche la Giornata mondiale della pace, che si celebrò la prima volta il 1 gennaio 1968.

Come accennavamo prima, Paolo VI proseguì il lavoro del suo successore Giovanni XXIII portando avanti i lavori del Concilio Vaticano II, che si concluse nel 1965. I punti salienti di questo Concilio furono:
- migliore comprensione della Chiesa cattolica;
- riforme della Chiesa;
- avanzamento nell’unità della cristianità;
- dialogo con il mondo
In particolare la riforma della liturgia già iniziata da Pio XII (1939-1958) venne implementata con ulteriori innovazioni. Già con Pio XII era stato concesso l’uso della lingua volgare per battesimi, funerali e altri eventi. Dopo il Concilio Vaticano, nel 1969, sebbene il Messale non avesse subito particolari modifiche, venne approvata da Paolo VI la “nuova messa” in lingua nazionale. Quella Tridentina continuò a essere celebrata in latino.
Inoltre il Sacrosanctum Concilium impose che il sacerdote amministrasse la messa rivolto verso i fedeli (versus populum) e non più verso oriente (ad Deum).
Venne poi consentita l’introduzione di musica folcloristica e moderna all’interno delle celebrazioni liturgiche, fino ad allora ferocemente rifiutata.
Ancora, nel 1966, Paolo VI abolì l’indice dei libri proibiti, mantenuto per oltre quattrocento anni e sostenuto dal clero più conservatore.
Rivoluzionò anche le elezioni papali, stabilendo l’età massima di 80 anni per la partecipazione al Conclave e limitando lo sfarzo ostentato nell’occasione. Paolo VI eliminò molti ornamenti che per secoli avevano contraddistinto il Papato, arrivando a modificare in modo sostanziale la cerimonia dell’incoronazione papale.
Dall’altra parte, tuttavia, ribadì quanto stabilito dal Concilio di Trento in merito al celibato sacerdotale, con l’enciclica Sacerdotalis Caelibatus del 24 giugno 1967, e appoggiò la posizione tradizionalista riguardo la contraccezione, ribadendo nell’enciclica Humanae Vitae del 25 luglio 1968, quanto già dichiarato da Papa Pio XI, ovvero che era illecito per gli sposi cattolici utilizzare anticoncezionali di natura chimica o artificiale.
Paolo VI ebbe anche il merito di attribuire il titolo di Dottore della Chiesa a Santa Teresa d’Avila il 27 settembre 1970, con la Lettera apostolica Multiformis sapientia Dei, e a Santa Caterina da Siena, il 4 ottobre 1970 con la Lettera apostolica Mirabilis in Ecclesia Deus. Esse furono le prime donne ad ottenere questa qualifica.
Santa Caterina da Siena: patrona d’Italia
Santa Caterina da Siena, da donna del popolo a consigliera di Papi e principi.
Quando si festeggia San Paolo VI
Fu Papa Giovanni Paolo II ad aprire il processo diocesano per la beatificazione di Paolo VI. Al Papa erano stati infatti attribuiti due miracoli, uno legato alla guarigione di un bambino che sarebbe dovuto nascere con problemi fisici, l’altro sempre a una bambina nata con un parto difficile e apparentemente disperato.
Paolo VI venne beatificato il 19 ottobre 2014 da Papa Francesco. Sempre Papa Francesco il 25 gennaio 2019 ha stabilito la memoria liturgica di San Paolo VI il 29 maggio, giorno della sua ordinazione sacerdotale.
Le encicliche papali
Tra le varie encicliche redatte da Paolo VI, oltre a quelle che abbiamo già citato, due sono dedicate alla Madonna. Si tratta dell’enciclica Mense Maio del 29 aprile 1965, che invita a pregare la Madonna per il felice esito del Concilio Vaticano e per la pace nel mondo, e l’enciclica Christi Matri del 15 settembre 1966, un nuovo invito ai fedeli a rivolgere le proprie preghiere alla Madonna per garantire la pace nel mondo. La devozione e l’imitazione della Madre di Cristo erano fondamentali per Paolo VI, che arrivò ad affermare come il rapporto Maria-Chiesa fosse parte integrante e imprescindibile del Disegno divino.
L’esortazione apostolica Signum Magnum del 13 maggio 1967 approfondisce questo rapporto e sottolinea il ruolo di Maria come Madre non solo di Gesù ma dei cristiani di tutti i tempi.
Da Eva a Maria: la figura della Madre nelle sacre scritture
La madre, pilastro di ogni famiglia, cuore pulsante e fonte di vita per chi gravita intorno a lei…
Ecco tutte le encicliche pubblicate da Papa Paolo VI:
Ecclesiam Suam (La Sua Chiesa) – 6 agosto 1964.
Manifesto pontifico di Papa Paolo VI, era incentrata sulla Chiesa cattolica e su come egli fosse intenzionato a portare avanti il suo mandato.
Mense Maio – 29 aprile 1965.
Invito alla devozione a Maria nel mese di maggio per il felice esito del Concilio Vaticano e per la pace nel mondo.
Come pregare per ottenere una grazia nel Mese Mariano
Maggio, mese dell’amore, è da sempre dedicato alla Vergine Maria.
Mysterium fidei – 3 settembre 1965.
Incentrata sulla dottrina e sul culto dell’Eucaristia.
Christi Matri – 15 settembre 1966.
Invito ai cristiani a invocare Maria nel mese di ottobre per la pace nel mondo.
Populorum progressio (Lo sviluppo dei popoli) – 26 marzo 1967.
Dedicata alla cooperazione tra i popoli e al problema dei paesi in via di sviluppo. Il Papa denunciò l’aggravarsi dello squilibrio tra paesi ricchi e paesi poveri, il neocolonialismo, il capitalismo e il collettivismo marxista. D’altra parte egli propose la creazione di un fondo mondiale per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo.
Sacerdotalis Caelibatus (Il celibato sacerdotale) – 24 giugno 1967
In questa enciclica Papa Paolo VI difende la tradizione della chiesa latina riguardo al celibato ai sacerdoti.
Humanae Vitae – 25 luglio 1968
Ultima enciclica scritta da Papa Paolo VI definisce la dottrina sul matrimonio e ribadisce il fine procreativo dell’atto coniugale, rifiutando la contraccezione tra coniugi.