Da Eva a Maria: la figura della Madre nelle sacre scritture

Da Eva a Maria: la figura della Madre nelle sacre scritture

La madre, pilastro di ogni famiglia, cuore pulsante e fonte di vita per chi gravita intorno a lei. Eppure a volte la diamo per scontata.

Dovremmo ricordare ogni giorno che cosa significa essere una madre. Ma non possiamo, semplicemente. Solo una madre può conoscere la portata dell’amore che si può rivolgere solo a chi è stato portato nel proprio ventre per nove mesi, e poi generato, con infinito dolore, incontenibile gioia.

“Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere.” Sono parole di Papa Francesco, e definiscono in modo molto chiaro che cosa sia una madre: una persona che rinuncia alla propria individualità, che assume su di sé l’impegno non solo di generare una nuova vita, ma anche di prendersene cura, per sempre, con tenerezza e dedizione, facendo proprie le gioie e i dolori di un’altra persona. Richiede tanto, tanto amore, tanto spirito di sacrificio, ed è questo il motivo per cui spezza il cuore vedere madri abbandonate, date per scontate, dimenticate da figli che, troppo presi dalla propria quotidianità, dimenticano a chi devono tutto ciò che hanno, tutto ciò che sono.

Papa Francesco riconosce il valore delle madri, di tutte le madri, a partire da Maria, Madre di Gesù, la madre di tutte le madri, centro della vita della chiesa. Il Sommo Pontefice afferma, tra le altre cose, che “una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale.”

Maggio è cominciato, mese mariano per eccellenza, e, non a caso, anche quello in cui cade la Festa della mamma, vero cuore del mese mariano. Quest’anno cade il 10 maggio. Una bella occasione per festeggiare tutte le mamme d’Italia che, in quest’ultimo, difficile periodo, hanno dovuto sobbarcarsi ancora più del solito la cura e la sicurezza dei propri bambini e di tutta la famiglia. Non è un caso che questa festa cada di Maggio, mese dedicato alla Madonna, la più speciale tra le mamme, come abbiamo approfondito in un precedente articolo.

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Maternità nei testi sacri

Ma, oltre a Maria, ci sono altre figure di madre presenti nei testi sacri. Vogliamo soffermarci su di esse, per comprendere come il concetto di maternità si è sviluppato nel tempo, in ambito cristiano e non solo. I mutamenti sociali, le trasformazioni legate ai fatti storici, hanno portato a una progressiva emancipazione della donna, rispetto al passato, e un mutamento radicale nella percezione dei ruoli anche in seno alla famiglia. Tuttavia, ci sono aspetti dell’essere donna e madre che non sono mai cambiati, altri che si sono evoluti, come è inevitabile che sia.

Nella cultura ebraica la maternità rappresentava la massima aspirazione e la piena realizzazione per una donna. Essere sterile era considerata la massima sfortuna concepibile. Le madri erano rispettate e tenute in gran conto. Si prendevano molta cura dei figli, allattandoli anche per due, tre o più anni, e per il loro bene sapevano imporsi al marito, anche opponendosi alla sua volontà. Pensiamo a Sara, moglie di Abramo e madre di Isacco, che costrinse il marito a cacciare via la schiava Agar, dalla quale lui aveva avuto un figlio, quando quest’ultimo aveva iniziato a trattare male il fratellastro (Gn 21:8,9). La Bibbia ci racconta che Dio stesso prese le difese della donna e intimò ad Abramo di fare come lei aveva chiesto.

In generale in tutte le Sacre Scritture ricorrono comandi che raccomandano il rispetto e l’amore dovuti alla madre: “Onora tuo padre e tua madre” (Es20:12; cfr. Dt 5:16); “Chi percuote suo padre o sua madre deve essere messo a morte.” (Es21:15); “Non disprezzare tua madre quando sarà vecchia” (Pr 23:22); e così via.

Ma facciamo un passo indietro ed esaminiamo alcune figure di madre nelle Sacre Scritture, a cominciare da Eva, madre di tutti gli uomini.

Eva: madre di tutti i viventi

Eva fu la prima donna creata da Dio, nel Paradiso Terrestre. Nata insieme a lui dalla terra, o dalla sua costola, a seconda delle due versioni della Genesi, venne creata per aiutarlo, sostenerlo, amarlo. Inizialmente è chiamata solo ‘donna’ (‘iššhāh, forma femminile di ‘išh, ‘uomo’). Dopo il peccato originale, e la cacciata dal giardino dell’Eden, Adamo la chiamerà Eva, da hawwah, “vivente” o “che suscita la vita”.

Quando lei e Adamo vennero cacciati dal Paradiso Terrestre, Eva fu maledetta da Dio: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli.” (Genesi 3,16).

La maledizione di Dio dunque riguarda proprio la gravidanza e l’essere madre. Ancora oggi le donne ebree cercano di riparare alla colpa di Eva con gesti rituali, come per esempio l’accensione dei lumi prima dello Shabbat.

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Betsabea: moglie e madre di re

Betsabea fu la moglie di Re Davide, al quale diede tre figli, tra i quali il grande Salomone. Il primo figlio morì appena nato.

La Bibbia racconta che Davide si innamorò di Betsabea vedendola mentre faceva il bagno nuda. Nonostante ella fosse sposata a uno dei suoi ufficiali, Uria, il Re la sedusse. Quando la donna rimase incinta, Davide dapprima tentò di far credere a Uria che il bambino che sarebbe nato fosse figlio suo; poi, per timore di essere scoperto, ordinò all’ufficiale superiore di mandare Uria a combattere in prima linea, dove morì.

Dio punì la cattiva azione di Davide facendo morire il figlio nato dal suo rapporto con Betsbea, ma poi concesse loro altri due figli, Salomone, appunto, uno dei più grandi re d’Israele, e Natan.  Salomone tenne sempre in gran conto la madre Betsabea, tanto da ascoltare il suo consiglio anche per questioni politiche. Come quando Adonia, fratellastro di Salomone e anch’egli pretendente al trono contro di lui, chiese a Betsabea di caldeggiare presso il figlio la sua pretesa alla mano di Abisag la Sunammita.

Betsabea si recò dal figlio per parlargli in favore di Adonia. Ecco cosa accadde: “Betsabea si presentò al re Salomone per parlargli in favore di Adonia. Il re si alzò per andarle incontro, si prostrò davanti a lei, quindi sedette sul trono, facendo collocare un trono per la madre del re. Questa gli sedette alla destra e disse: «Ho una piccola grazia da chiederti; non me la negare». Il re le rispose: «Chiedi, madre mia, non ti respingerò».” (1Re 2:19,20)

Iochebed: la madre coraggiosa di Mosè

Abbiamo detto quanto fosse importante e preziosa la maternità per le donne ebree. Così importante che esse erano disposte a rischiare ogni cosa per salvare i propri figli dal pericolo. Iochebed moglie di Amram fu la madre di Mosè, Aronne e Miriam.

Quando il faraone diede l’ordine di annegare tutti i neonati ebrei maschi, Iochebed chiuse il piccolo Mosè di appena tre mesi in una cesta cosparsa di bitume, e lo affidò al Nilo per salvarlo. Il piccolo venne poi trovato dalla principessa Bithia che lo crebbe come figlio suo.

Ma qui ci preme sottolineare l’amore disperato di una madre che, pur di salvare il suo bambino rinuncia a lui.

Struggente la preoccupazione di Iochebed, che allestisce la cesta per il piccolo in modo che lui resti asciutto e riparato, e si accerta che venga trovato facendola seguire lungo il corso del fiume.

Simbolo di tutte le madri coraggiose, Iochebed è anche un esempio di sacrificio assoluto, come può esserlo solo quello di una mamma.

Elisabetta: madre in età adulta

Elisabetta era una delle figlie di Aaronne e fu moglie di San Zaccaria e cugina di Maria. Era una donna devota, colta e apparteneva alla casta sacerdotale, ma sfortunatamente era sterile, e questa condizione era per lei ancora più umiliante e intollerabile proprio perché figlia e moglie di sacerdoti. Dio le concesse il miracolo di un figlio, nonostante la sua sterilità e l’età avanzata.

Un angelo si presentò infatti a suo marito Zaccaria e gli annunciò che sua moglie avrebbe partorito un figlio al quale sarebbe stato dato il nome Giovanni. Sarebbe nato così Giovanni Battista.

Quando Elisabetta era già al sesto mese di gravidanza anche Maria, sua cugina e ancora vergine, rimase incinta. E quando Maria andò in visita dalla cugina lei e il bambino che portava in grembo esultarono, perché riconobbero in Maria la madre del Messia promesso.

Maria: la madre prescelta

E veniamo così a Maria, madre per eccellenza, donna che cambiò la storia della Chiesa e del mondo. In lei ritroviamo tutte le caratteristiche che abbiamo indicato per una madre: tenerezza, sacrificio, capacità di annullarsi per amore, di sopportare ogni dolore pur di restare accanto al Figlio fino alla fine. Maria ha vissuto sulla propria pelle, nel proprio cuore, la Passione di Gesù, ogni ferita inflitta a lui ha colpito lei, moltiplicata mille volte dall’amore che provava per lui, e che tuttavia non era stato sufficiente per salvarlo, per preservarlo dal male.

Maria che non si limitò a sottomettersi alla volontà di Dio, ma scelse di fare la Sua volontà, si rese disponibile a essere il Suo strumento. Più di chiunque altro Maria sacrificò la propria vita alla propria missione, e la sua missione era suo Figlio, in nome del quale rinunciò a tutto il resto. Questa figura di madre straziata dalla sofferenza inflitta alla carne della sua carne, donna straordinaria, simbolo e incarnazione della speranza della Chiesa, ancora oggi mantiene il suo compito di Madre misericordiosa e infinitamente amorevole, che intercede tra gli uomini e Dio e veglia su tutti i suoi figli nei momenti più difficili.

“Nessuno di noi è orfano: siamo figli della Chiesa, della Madonna, delle nostre madri.” Con questa frase di Papa Francesco chiudiamo la nostra carrellata sulla figura della Madre nella Bibbia.