L’Albero della Vita esiste davvero?

L’Albero della Vita esiste davvero?

L’albero della vita è citato nelle Sacre Scritture, dalla Genesi all’Apocalisse, come simbolo della vita per eccellenza. Ma esiste veramente un albero così speciale?

Da sempre gli uomini attribuiscono a determinati alberi un valore simbolico e religioso. Basti pensare a tutte le religioni che li hanno messi al centro del proprio pantheon.

Comprendere le ragioni di questo legame profondo tra uomo a alberi non è facile. Forse nasce dal fatto che, fin dalle epoche più remote, gli uomini cercavano negli alberi riparo e protezione, finendo con il rivestirli del ruolo di giganti protettori, saggi, amici. Sicuramente la forma stessa dell’albero, il suo sviluppo verticale ha contribuito all’approfondirsi di questo legame spirituale. L’albero unisce il cielo alla terra, il mondo degli dei a quello degli uomini, e nel farlo si fa divinità esso stesso, e come tale portatore delle risposte a tutte le domande, a tutte le contraddizioni che dominano la vita degli uomini da sempre: il Bene e il Male, la Vita e la Morte, la Conoscenza, la Trasmutazione, l’Umano e il Divino.

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Molte religioni arcaiche parlano di un asse cosmico intorno al quale si sarebbe formato l’intero universo, e che unisce attraversandoli cielo, terra e mondo sotterraneo. Un asse che spesso ha la forma di un albero.

Comunque la vogliamo interpretare, la mitologia legata agli alberi, in generale, e all’albero della vita in particolare è affascinante a affonda le sue radici – è il caso di dirlo… – nelle origini stesse della storia umana.

In un articolo precedente ci siamo soffermati sul significato dell’albero della vita in ambito cristiano. Abbiamo esaminato come esso sia citato nei testi sacri, e come la sua simbologia ricorra nella cultura ebraica e successivamente in quella cristiana. Secondo la Bibbia esso sorgeva in mezzo al giardino dell’Eden, accanto all’albero della conoscenza del bene e del male.

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Era grazie ai suoi frutti che Adamo ed Eva erano immortali, immuni allo scorrere del tempo, alla vecchiaia e alle malattie. Con il peccato originale Adamo ed Eva perdono il diritto di nutrirsi dei frutti di questo albero miracoloso. Anche in questa parte della storia risiede una simbologia profonda: mangiando i frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male, il primo uomo e la prima donna hanno perso il diritto a godere i benefici dell’albero della vita. Il loro peccato è stato dettato dall’orgoglio e dall’arroganza. La conoscenza del bene e del male fece loro perdere l’innocenza, li rese coscienti di tutti quei sentimenti e desideri che prima non provavano, per il semplice fatto che nel Paradiso Terrestre avevano tutto ciò di cui necessitavano per essere felici, completi. L’uomo non era pronto per far fronte a quei sentimenti, a quelle emozioni, a quei bisogni: odio, menzogna, vergogna, invidia, ricatto, guerra.

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Tuttavia, nonostante la cacciata dal Paradiso terrestre, l’albero della vita rimane nei testi sacri come promessa di salvezza speranza di riconciliazione con Dio, che seguita a promettere i suoi frutti in premio a chi saprà seguire la retta via. L’avvento di Cristo, il nuovo Adamo, il Figlio che, anziché sfidare per orgoglio la volontà del Padre, si sottomette ad essa fino alle estreme conseguenze, rappresenta un punto di svolta fondamentale per la storia spirituale dell’uomo. Ed ecco che la Croce su cui Gesù muore per la salvezza di tutti diviene il nuovo albero della vita, simbolo di una salvezza promessa a tutti coloro i quali sapranno seguire l’esempio di Cristo.

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Croce Albero della Vita Ambiente Design in legno d'acero della Valgardena, finitura cerata filo oro. Finitura con cera incolore, decorato con un filo dipinto. Scultura in legno d'acero dipinto, realizzata manualmente da artigiani della Valgardena, secondo la migliore tradizione artistica locale. Gli artigiani e gli artisti scolpiscono il legno dei boschi alpini e lo dipingono con maestria in ogni minimo particolare. E' realizzato in legno d'acero della Valgardena, da artigiani specializzati.
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Decina rosario con grani in legno palissandro da 10 mm con albero della vita placcato in argento pendente.
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Orecchini pendenti con medaglietta rappresentato l'Albero della Vita in finitura rosè su cerchio rodio, con angioletto a lobo impreziosito da zirconi bianchi. Orecchini interamente in argento 925 finitura rosè e rodio con chiusura a farfalla. Orecchini di diametro 12 mm, realizzati in Italia da azienda specializzata con qualità garantita. Peso del gioiello: 4,24 grammi.
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La simbologia dell’albero rimane una costante per i credenti, e ancora oggi è molto diffusa. La filosofia New age l’ha rilanciata, recuperando soprattutto aspetti folklorici e mitologici, ma l’essenza della tradizione cristiana continua a renderlo in simbolo molto caro e utilizzato. Per esempio, la bomboniera albero della vita è molto apprezzata e utilizzata soprattutto per la prima comunione e il battesimo, mentre indossare un gioiello che raffigura questo particolare simbolo, come una collana albero della vita o un bracciale albero della vita, è un modo per manifestare la propria fede verso questo albero mistico, e tutto ciò che rappresenta. Regalare un gioiello che lo raffigura è un augurio sentito per una vita prospera e felice, con radici solide, rigogliosa come il fogliame, intensa e ricca di buoni frutti. Per le donne diventa anche un simbolo di fecondità. Donato a un bambino appena nato è un modo per celebrare una nuova vita che ha inizio.

Il ‘vero’ albero della vita

Ma esiste davvero un albero della vita, da qualche parte nel mondo? In mezzo al deserto del Bahrain, poco lontano dal Djebel Dukhan (la Montagna del Fumo) e a 40 km da Manama, sorge un albero antico. Sembra sia qui da più di quattrocento anni, cresciuto in una terra brulla, desertica, priva di vegetazione.

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Albero della Vita

E tuttavia esso vive e prospera, e ha superato i dieci metri di altezza, tanto da meritare la fama di albero leggendario e aver reso l’oasi in cui sorge uno dei luoghi più mistici al mondo. Gli abitanti della regione gli hanno dato il nome di nome di Shajarat-al-Hayat, “albero della vita”, e credono che l’albero sia stato piantato qui nel 1583 per indicare il luogo in cui in origine si estendeva il Paradiso Terrestre. Un’affermazione ardita, considerando che al giorno d’oggi la zona è completamente desertica! Ma alcuni rilevamenti avrebbero dimostrato che, in epoche remote, questa regione fosse ricca d’acqua, e vi si estendesse un’immensa oasi rigogliosa e popolata da una moltitudine di animali di ogni tipo.
L’albero in questione è una Prosopis cineraria, un arbusto in grado di sopravvivere in condizioni oltremodo ostili, grazie alle sue radici capaci di scendere fino a 50 metri di profondità. Questo gli permette di trarre il suo nutrimento anche dal terreno arido e brullo. Con la sua resina si producono gomma, candele e profumi. Viene visitato da più di 50.000 turisti ogni anno, tanto che è stato necessario proteggerlo con un recinto di ferro per evitare che venisse danneggiato da qualche vandalo. Infatti molti visitatori avevano preso la brutta abitudine di strappare foglie e rametti per portarseli via come portafortuna o souvenir, o si divertivano a lasciare il proprio messaggio inciso nel suo tronco secolare. Per ora Shajarat-al-Hayat sembra godere di ottima salute, con ampi rami aggrovigliati, foglie cangianti che vanno dal verde al marrone in sfumature splendide e vivide, un tronco maestoso. È così da oltre quattrocento anni, e ci auguriamo che possa continuare a stare bene ancora molto a lungo.