La Pietà di Michelangelo Buonarroti: storia e descrizione di una una delle opere più belle al mondo

La Pietà di Michelangelo Buonarroti: storia e descrizione di una una delle opere più belle al mondo

La Pietà di Michelangelo Buonarroti è una delle opere d’arte più famose di tutti i tempi e uno dei capolavori del Rinascimento italiano. Scopriamo i segreti di questa scultura meravigliosa.

Difficile pensare a un’opera d’arte che sia nota quanto la Pietà di Michelangelo Buonarroti. Essa appartiene a quei capolavori che nei secoli hanno scritto l’evoluzione della storia dell’arte e, per certi versi, anche del sentire umano. Infatti, a prescindere dalle proprie convinzioni religiose, è praticamente impossibile contemplare dal vivo questa scultura senza sentirsene toccare nel profondo, sentendo risvegliarsi emozioni e sentimenti profondamente insiti nella natura di qualsiasi essere umano. Michelangelo, genio assoluto del nostro Rinascimento, uno degli artisti più celebrati di ogni tempo, ha realizzato altre opere meravigliose, dal David alla Cappella Sistina, ma per certi veri la Pietà è unica nel suo genere, sia per le tematiche che tratta, sia per la sua stessa realizzazione.

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La statua in marmo di Carrara venne commissionata nel 1497 a Michelangelo, poco più che ventenne, da un gruppo di cardinali, con l’intercessione del banchiere Jacopo Galli, che faceva da intermediario per il giovane artista. La scultura doveva ornare la cappella di Santa Petronilla, in Vaticano, per onorare il cardinale Jean de Bilhères, ambasciatore del re di Francia, che nella cappella sarebbe stato poi sepolto. Michelangelo si recò personalmente alle cave di marmo di Carrara per scegliere il blocco di marmo dal quale avrebbe liberato la sua statua. La scultura, terminata nel 1499, è la sola opera che Michelangelo abbia firmato, incidendo sulla fascia che avvolge il petto della Vergine per reggere il suo manto la scritta: MICHAEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT, “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”. Questo perché pare che alcuni visitatori giunti per ammirare la statua non credessero fosse opera sua.

Il 21 maggio 1972, durante le celebrazioni per la Pentecoste, László Tóth, geologo australiano, si avventò sulla statua della Pietà con un martello e riuscì a infliggerle quindici volti colpi prima di essere trascinato via. Pare che l’uomo, mentalmente instabile, avesse agito in preda a una sorta di fanatismo religioso, perché accompagnò l’aggressione col grido: “Io sono Gesù Cristo, risorto dai morti!” Il danno da lui inflitto alla Pietà apparve fin da subito incalcolabile: il braccio sinistro della Madonna era frantumato in più punti, le dita spezzate, il naso e le palpebre distrutti. L’atto di violenza fu così sconvolgente che quella sera i Canonici di San Pietro si mossero in processione verso la Cappella di Santa Petronilla, cantando il Miserere, in segno di lutto. Dopo una riflessione su come fosse meglio agire, se lasciare l’opera sfregiata, come denuncia del mondo moderno, o piuttosto restaurarla, e come, si decise di ricostruire il volto e il braccio della Vergine integralmente, cercando di tornare alla perfezione dell’opera originaria. Per farlo vennero usati gli oltre cinquanta frammenti di marmo staccati dalla furia di László Tóth e un impasto di colla e polvere di marmo. Una volta terminato il restauro, durato 9 mesi, la Pietà venne riposizionata nella Cappella Petronilla e da allora è protetta da una parete di cristallo antiproiettile.

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La Pietà di Michelangelo: descrizione e stile

L’iconografia della Pietà era già molto diffusa nel XV secolo. Soprattutto nel Nord Europa erano diffuse le cosiddette Vesperbilder, “immagini del Vespro”, sculture in legno che raffiguravano la Vergine Maria con il corpo di Gesù morto tra le braccia. Esse erano oggetto di devozione soprattutto nella liturgia del Venerdì Santo, quando i fedeli rievocavano i dolori della Passione, immedesimandosi nelle sofferenze di Maria e Gesù per trovare conforto ai propri affanni.

Michelangelo si ispirò sicuramente alle Vesperbilder, rivoluzionandone tuttavia la struttura, lo stile, il sentimento. Rispetto alle opere tedesche, molto rigide e basate su un contrasto netto tra il corpo di Cristo disteso e quello eretto della Vergine, nella Pietà vaticana la composizione appare molto più morbida, con una struttura piramidale che esprime da un lato stabilità, dall’altro suggerisce un movimento ascensionale delle figure, quasi protese verso il cielo. Inoltre le forme severe, scarne delle Vesperbilder sono sostituite dalla bellezza ideale dei volti tipica del Rinascimento, dai panneggi morbidi, dalla naturalezza con cui i corpi si posano l’uno sull’altro, in modo avvolgente, commovente.

Il corpo di Gesù è un po’ più piccolo rispetto a quello della Vergine, forse per ricordare l’infanzia del Salvatore. Di contro, il viso di Maria è quello di un’adolescente, caratteristica questa che fece muovere a Michelangelo qualche critica. In realtà la scelta dell’artista era proprio quella di esprimere la bellezza incorrotta e incorruttibile di Maria, la sua giovinezza imperitura, che la rende a un tempo madre e figlia del suo stesso Santo Figlio. Una delle caratteristiche più sorprendenti della Pietà vaticana è la levigatezza del marmo, alla quale sembra che l’artista abbia dedicato un tempo lunghissimo. Contemplando il volto di Maria o il corpo di Cristo è difficile credere che siano fatti di marmo, tanto lisci e splendenti appaiono. In passato questa lucidatura faceva sì che la statua risultasse ben visibile anche nella penombra della cappella.

Le Pietà di Michelangelo quante sono?

La Pietà vaticana non è la sola scolpita da Michelangelo. Successivamente egli realizzò altre due sculture (una terza è di attribuzione incerta) che riprendono questo tema: la Pietà Bandini e la Pietà Rondanini.

La prima fu una delle ultime sculture di Michelangelo, ormai settantenne, forse destinata alla propria tomba. Lo stesso artista, in un momento di frustrazione, la colpì rompendola in più punti e abbandonandola.

La seconda fu il suo ultimo lavoro, a cui si dedicò con le sue ultime forze fino a poco prima di morire. Sebbene l’artista fosse ormai ottantenne questa composizione appena iniziata sembrava destinata ad essere altamente innovativa, con il suo sviluppo verticale rivoluzionario. Rispetto alla Pietà vaticana, nella Pietà Bandini il marmo è appena levigato, mentre nella Pietà Rondanini à abbozzato, quasi rozzo.

Pietà Rondanini
La Pietà Rondanini
la pietà Bandini
La Pietà di Bandini
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La Pietà Vaticana