Per la religione cristiana la dedicazione della chiesa è un momento di fondamentale importanza. È la consacrazione solenne di un nuovo luogo di culto
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Nel cuore di ogni comunità religiosa, la nascita di un nuovo luogo di culto rappresenta un evento di profondo significato spirituale e simbolico. L’edificazione di un luogo sacro non è solo la costruzione di muri e architetture, ma piuttosto un processo intriso di storia, tradizione e fede. Questo processo ha radici profonde nella storia delle principali religioni monoteiste del mondo, come il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam, e simboleggia l’offerta di un luogo fisico alla divinità e il suo consacramento all’uso spirituale.
Nella tradizione cristiana, il culmine di questo lungo cammino è rappresentato dalla cerimonia della dedicazione della chiesa, un rito antico che conferisce alla struttura architettonica una speciale benedizione, consacrandola al servizio divino e alla comunità. L’atto della dedicazione si basa sulle parole e sugli insegnamenti di Gesù Cristo, che parla della chiesa come corpo spirituale dei credenti.
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“La chiesa è un edificio in cui Dio e l’uomo vogliono incontrarsi; una casa che ci riunisce, in cui si è attratti verso Dio, ed essere insieme con Dio ci unisce reciprocamente” scriveva il Papa Emerito Benedetto XVI in occasione della dedicazione della parrocchia romana di Santa Maria, Stella dell’Evangelizzazione. La nascita di un nuovo edificio sacro non è solo una questione architettonica e artistica. Incarna la fede collettiva dell’intera comunità. Non è la materialità di pietre e marmi a costituire il tempio, ma la Chiesa viva che si raccoglie al suo interno, fatta di fedeli.
Il termine chiesa indica da sempre non solo l’edificio fisico, ma anche il luogo dove la comunità cristiana si raduna per ascoltare la Parola di Dio, condividere la preghiera e celebrare i sacramenti.
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Cosa vuol dire dedicazione di una chiesa
La dedicazione è la consacrazione di una chiesa, l’atto liturgico solenne mediante il quale l’edificio viene destinato in modo permanente all’uso sacro, assumendo così un significato spirituale e simbolico profondo.
Al termine della costruzione, ogni chiesa viene solennemente benedetta. Questo primo rito serve per invocare la protezione e la presenza divina su di essa. Ma la benedizione non è sufficiente perché quel luogo venga dedicato specificamente al culto sacro. Infatti è possibile benedire anche luoghi non dediti unicamente al culto, come palestre, capannoni, sale, che, in seguito, potranno tornare a ospitare altre attività, ma che grazie alla benedizione assumono temporaneamente una sacralità che li rende idonei alle celebrazioni.
È la dedicazione di una chiesa a rappresentare il suo definitivo consacramento a luogo sacro, un luogo in cui si celebra in modo solenne l’incontro tra uomini e Dio. In ambito ecclesiastico, ogni chiesa, sia essa una cattedrale o una parrocchia, necessita della consacrazione. Perché la dedicazione possa avere luogo, è necessario che la chiesa abbia un altare fisso. Secondo il codice canonico l’altare, ossia la mensa sulla quale si celebra il Sacrificio eucaristico, simbolo stesso del Corpo di Cristo, è considerato fisso quando costruito in modo da essere unito al pavimento, senza poter essere rimosso, mentre è detto mobile se può essere trasportato. Una chiesa consacrata e dedicata deve avere l’altare fisso, mentre in tutti gli altri luoghi destinati alle celebrazioni sacre, l’altare può essere fisso o mobile.
Il segno tangibile che attesta la consacrazione è rappresentato dalle dodici croci in forma greca, che vengono affisse, dipinte o incastonate in vari punti della chiesa. Queste croci non sono soltanto emblemi di Cristo, ma rappresentano anche il Suo trionfo; vengono consacrate con un’unzione a significare che il luogo è sottomesso al Suo dominio. Il loro numero, dodici, richiama gli Apostoli, testimoni fondamentali di Cristo e pilastri originari del tempio cristiano. In passato, si richiedeva che almeno alcuni elementi della chiesa fossero costruiti in pietra. Questa scelta era motivata dalla resistenza della pietra nel tempo, simboleggiando la perpetua destinazione al sacro. Di conseguenza, molte chiese non fatte di pietra non venivano consacrate. Esempi celebri sono la basilica di Notre-Dame di Parigi, consacrata solo nel XIX secolo, e quella di San Petronio a Bologna, la cui consacrazione avvenne nella seconda metà del XX secolo.
La consacrazione di una chiesa va oltre la mera formalità; è un atto intriso di significato simbolico e spirituale, che conferisce all’edificio una dimensione sacra ed eterna, legando il passato, il presente e il futuro della fede in un unico rituale solenne.
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Il rito della dedicazione di una chiesa
Sempre secondo il Codice di Diritto Canonico è compito del Vescovo diocesano provvedere alla dedicazione di una chiesa. Il rito della dedicazione ha origini antiche, risalenti all’epoca dell’imperatore Costantino e del suo editto sulla libertà religiosa nel 313 d.C. In pratica da quando ai cristiani fu permesso uscire dalle catacombe ed erigere edifici sacri dedicati al loro culto, i vescovi iniziarono a viaggiare per consacrare nuove chiese in ogni città, alimentando quel nuovo, gioioso senso di unità e amicizia tra i popoli, tutti uniti nel corpo di Cristo in un’unica armonia di partecipazione, fatta di gratitudine e gioia.
Fin dall’inizio il cuore della celebrazione era l’Eucaristia, ma nel corso del tempo, la cerimonia di dedicazione si è arricchita di vari riti. L’attuale rituale, l’Ordo dedicationis ecclesiae et altaris del 1977, è stato semplificato, rispetto al passato, e ritorna al cuore dell’Eucaristia, introducendo significativi riti simbolici. Tra questi vi sono l’aspersione d’acqua benedetta, simbolo di purificazione e battesimo, l’eventuale collocazione di reliquie dei santi sotto l’altare, l‘unzione dell’altare e delle paretidella chiesa con il crisma, l’incensazione e l’illuminazione dell’edificio, segni di festa e della luce di Cristo. Tutta la cerimonia converge all’ambone, luogo specifico della proclamazione della Parola di Dio, e all’altare.
Le parti del rito
Il rito di dedicazione si apre con una solenne processione e l’ingresso nella nuova chiesa. Questa prima fase pone l’accento su due momenti distinti: la consegna della chiesa e delle sue chiavi simboliche al Vescovo, e l’aspersione dell’edificio. Il Vescovo benedice l’acqua, simbolo di purificazione, e con essa asperge il popolo, che è il tempio spirituale, insieme alle pareti della chiesa e all’altare.
Segue la liturgia della Parola, durante la quale vengono proclamate tre letture tratte dal lezionario. La prima riporta il passo di Neemia, che narra del popolo di Gerusalemme riunito attorno a Esdra per ascoltare la proclamazione della legge di Dio. Prima delle Letture, il Vescovo consacra solennemente la chiesa mostrando il lezionario e annunciando: “Risuoni sempre in questo luogo la parola di Dio.”
Il momento centrale della celebrazione è la dedicazione e l’unzione della chiesa e dell’altare. Dopo l’invocazione dei santi, il Vescovo pronuncia la grande preghiera di dedicazione, esprimendo l’intenzione di consacrare in modo perpetuo la nuova chiesa a Dio e chiedendo la Sua benedizione. Seguono poi i riti di unzione dell’altare e delle pareti della chiesa, l’incensazione dell’altare e dell’intero ambiente liturgico, così come la copertura e l’illuminazione dell’altare e dell’intera aula. Dopo il canto delle litanie dei santi, avviene la deposizione delle reliquie di martiri o santi sotto l’altare, simbolo della sacralità e della santità che scaturiscono dal sacrificio di Cristo.
Preparato l’altare, il Vescovo presiede all’Eucaristia, parte più antica e significativa di tutto il rito. Attraverso la celebrazione del sacrificio eucaristico, si raggiunge e si manifesta chiaramente nei segni il fine principale per cui la chiesa è stata edificata e l’altare è stato eretto.