Cosa si intende per libertà di religione?

Cosa si intende per libertà di religione?

La libertà di religione è un diritto umano fondamentale, definito da molte costituzioni nazionali. Ecco perché è così importante

Cosa si intende per libertà di religione? L’articolo 19 della Costituzione Italiana recita: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.” Questo diritto è sancito anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e in molte costituzioni nazionali, e implica il diritto di scegliere, praticare e manifestare la propria religione o credo personale. L’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dice: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.”  Questo ci fa comprendere che il riconoscimento di questo diritto abbraccia diverse dimensioni, tra cui la libertà di culto, la libertà di aderire a una religione, di cambiare fede e di professare apertamente le proprie convinzioni senza timore di persecuzioni. Per questo motivo numerose convenzioni internazionali e leggi nazionali sottolineano la salvaguardia di questo principio fondamentale. Nel caso della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani l’articolo 18 relativo alla libertà di religione va letto conseguentemente all’articolo 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”

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Libertà. Uguaglianza in dignità e diritti. Eppure, nonostante il riconoscimento ufficiale di questo diritto, molte persone in tutto il mondo affrontano ancora sfide spaventose nella pratica della loro fede. La discriminazione religiosa, le restrizioni legislative, le violazioni dei diritti umani e le persecuzioni possono costituire ostacoli alla piena fruizione della libertà di religione. Gruppi religiosi minoritari, in particolare, possono trovarsi a dover affrontare sfide più gravi in ambienti dove la maggioranza segue un’altra fede, ma capita anche a chi segue la religione cristiana di essere vittima di persecuzioni.

Proprio per questo la promozione alla tolleranza e al dialogo interreligioso è cruciale per garantire un ambiente in cui la libertà di religione può prosperare. Il rispetto per le diverse credenze e pratiche religiose crea una base per una società inclusiva in cui ciascun individuo può esercitare il proprio diritto alla libertà di culto senza temere discriminazioni o conflitti.

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Perché la libertà di religione è un diritto?

La libertà di religione è considerata un diritto umano fondamentale. Ma cosa sono i diritti umani? I Diritti Umani rappresentano gli inalienabili diritti di ogni individuo, garantiti in virtù della sua appartenenza al genere umano. Questi diritti devono essere riconosciuti a ogni persona, indipendentemente dalle sue origini, appartenenze o dal luogo in cui si trova.

La libertà di religione rappresenta uno degli elementi chiave per garantire la dignità e l’autonomia di ogni individuo. Questo diritto è riconosciuto come essenziale per il fine principale della vita terrena. È in virtù di queste libera scelta che esercitiamo il nostro libero arbitrio morale e ci conduciamo secondo un’etica. Senza la libertà religiosa non esisterebbe il libero arbitrio, e nemmeno la speranza di un dopo che giustifichi gli affanni e le sofferenze di cui è costellata la vita di chiunque. Non è solo un diritto, ma una libertà positiva che permette di vivere la propria fede in un contesto politico e sociale tollerante, rispettoso e pronto ad accogliere diverse convinzioni. Tuttavia vedremo che la libertà religiosa non è assoluta, ma deve essere bilanciata rispetto al diritto delle istituzioni democratiche e le struttura di base di una società.

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La libertà di religione sancisce il diritto fondamentale di ogni persona di seguire le proprie convinzioni, credenze e pratiche spirituali. Garantisce la libertà di coscienza e di pensiero, consentendo agli individui di esplorare e aderire a un sistema di valori che rispecchi la loro visione del mondo. Promuove la diversità e il pluralismo nella società. Consentire a individui di diverse fedi di praticare apertamente la propria religione crea un ambiente in cui coesistono molte prospettive, contribuendo a una società ricca di differenze culturali e spirituali.
Garantire la libertà di religione serve a prevenire discriminazioni e persecuzioni basate sulla fede religiosa. Tutti gli individui dovrebbero poter partecipare pienamente alla società senza paura di essere perseguitati a causa delle loro convinzioni religiose.
La religione può costituire una parte significativa dell’identità di una persona. Riconoscere la libertà di religione è fondamentale per permettere agli individui di esprimere la propria identità spirituale e di appartenenza a una comunità religiosa.
La libertà di religione contribuisce alla stabilità sociale e alla pace. Consentendo alle persone di praticare liberamente la propria fede, si riduce il rischio di tensioni interreligiose e si promuove la coesistenza pacifica in comunità eterogenee.

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Quando è nata la libertà di religione?

La nozione di libertà di religione ha radici antiche ed è stata oggetto di dibattito e lotta in diverse fasi della storia umana. Tuttavia, la sua incarnazione moderna come principio fondamentale dei diritti umani ha avuto un’evoluzione più marcata nel corso dei secoli.

In particolare, la libertà di religione è assurta a diritto umano fondamentale in concomitanza con l’affermarsi del principio di laicità dello Stato. Nei secoli passati era infatti frequente che la religione di Stato limitasse o proibisse del tutto la libertà di religione individuale.

Perché è importante l’articolo 19?

Le disposizioni chiave per la tutela della libertà di religione sono contenute negli articoli 19 e 20 della Costituzione italiana. Abbiamo già visto cosa recita l’articolo 19, ecco l’articolo 20, che ne rappresenta un corollario e completamento: “Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività.”

In base a questi articoli, viene riconosciuto a tutti, cittadini e stranieri, il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, sia in forma associata che individuale, di farne propaganda e di esercitarne il culto, sia in pubblico che in privato.

Qual è l’unico limite alla libertà religiosa?

Il limite alla libertà religiosa è contenuto sempre nell’articolo 19, nell’ultimo enunciato: “purché non si tratti di riti contrari al buon costume.”
Il concetto di buon costume costituisce l’unico limite alla libera manifestazione del culto e si correla ai valori della morale pubblica, che vanno oltre la sfera sessuale. Inoltre, si ritiene che esista un limite implicito rappresentato dal rispetto dei diritti fondamentali di libertà della persona. Il termine buon costume denota un insieme di principi etico-morali adattati alla sensibilità dell’uomo comune, non offensivi per il pudore. Questi principi sono orientati anche verso la salvaguardia della pubblica decenza. Sebbene il riferimento comune sia alla sfera sessuale, esso abbraccia frequentemente gesti moralmente riprovevoli.
Nel contesto delle manifestazioni di culto, la connotazione di buon costume deve integrarsi con i precetti di moralità e decenza.

In molti ordinamenti giuridici, un ulteriore limite alla libertà religiosa è rappresentato dal concetto di ordine pubblico o sicurezza pubblica. Questo significa che l’esercizio della libertà religiosa può essere limitato se le pratiche religiose mettono in pericolo la sicurezza o l’ordine pubblico.