La natura umana, fallibile ed esposta alle tentazioni, non può prescindere dai peccati veniali. Come affrancarsi da essi, come ottenere il perdono e le differenze tra peccati veniali e mortali
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Peccare è umano. O meglio, è umano essere tentati al peccato, indotti ad esso dalle lusinghe del Maligno. Ma c’è peccato e peccato. Esistono i peccati veniali, che violano la misura prescritta dalla legge morale e offendono Dio, ma che rappresentano trasgressioni secondarie rispetto ai peccati mortali, quelli per i quali si viene banditi dalla Grazia di Dio e si va all’inferno dopo la morte. Questo non avviene con i peccati veniali, che provocano un allontanamento solo temporaneo dalla Grazia, e che possono essere lavati dall’anima con una pena temporanea.
Ma non è giusto sottovalutare i peccati veniali. Intanto perché, come tante gocce d’acqua formano un mare e infiniti granelli di sabbia un deserto, così un solo peccato veniale può sembrare di scarsa rilevanza, ma quando i peccati veniali iniziano ad accumularsi, il loro numero equivale a un peccato mortale.
Inoltre, è vero che il peccato veniale, al confronto di un peccato mortale, è più lieve, ma se ci soffermiamo su cos’è il peccato, ovvero un’offesa a Dio, un atto di disobbedienza più o meno grave mosso da noi, esseri fragili e patetici, contro Dio Padre Onnipotente, creatore di ogni cosa e contro Gesù Cristo, che si è sacrificato per noi sulla Croce, ci rendiamo conto dell’enormità di una simile colpa. Basta pensare a questo per farci comprendere quanto il peccato sia infinitamente grave, a prescindere dalla sua definizione, se paragonato a Colui verso il quale lo rivolgiamo.
E se è vero che, a differenza del peccato mortale, che uccide l’anima di chi lo compie, la rende vuota e morta, quello veniale si limita a indebolirla, a scalfirla, resta pur vero che indugiare nei peccati veniali, reiterarli senza mostrare segni di pentimento, porterà un’anima a logorarsi e perdersi oltre ogni misericordia. Questo rischio è reale, se pensiamo che errare è umano, perseverare è diabolico, ma è contro il diavolo e la sua infinita perseveranza che ci ritroviamo a combattere ogni giorno, per non peccare.
È vero anche che Dio, nella sua infinita misericordia, concede agli uomini la possibilità di pentirsi e correggere i propri comportamenti. Ce lo insegna Sant’Agostino, che nelle sue Confessioni ha raccontato la storia della propria conversione, di come scelse di lasciarsi alle spalle il vizio e il peccato per abbracciare completamente Dio. Questo libro rimane un testo fondamentale, perché dimostra come sia possibile per chiunque, in ogni momento, decidere di cambiare la propria esistenza, non importa che cosa abbiamo fatto e cosa siamo stati prima.
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Vediamo dunque le differenze tra peccati mortali e veniali.
Che cosa sono i peccati veniali?
I peccati veniali sono dunque quei peccati minori che non causano la completa separazione da Dio e la dannazione eterna. Anzi, per alcuni peccati veniali basta partecipare con la giusta disposizione alla Santa Messa ed essi vengono rimessi durante la celebrazione Eucaristica, quando la grazia sacramentale e la grazia santificante discendono sui fedeli. Anche farsi il segno della Croce o recitare consapevolmente il Padre Nostro può essere sufficiente per guarire le ferite che un peccato veniale apre nella nostra anima. Tuttavia, il modo migliore per mondarsi dai peccati è accostarsi alla Confessione e al Sacramento della penitenza che ne consegue, perché solo un Sacramento fa sì che la grazia dello Spirito Santo discenda su chi ha peccato, guarendolo e conformandolo come Figlio di Dio.
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Quali sono i peccati veniali?
Possiamo collegare i peccati ai vizi capitali, quei difetti di carattere o inclinazioni dell’animo che spingono gli uomini a comportarsi in un modo che danneggia loro stessi e chi li circonda. Sono spesso questi vizi a causare il peccato, che del vizio è un effetto, una conseguenza. L’opposto dei vizi sono le virtù. I sette vizi capitali sono chiamati così perché generano altri peccati, altri vizi. Definiti da Tommaso d’Aquino nel XIII secolo, essi sono:
- Superbia
- Avarizia
- Lussuria
- Ira
- Gola
- Invidia
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Peccati veniali e mortali: le differenze
Per la Chiesa cattolica un peccato per essere definito mortale, ovvero per portare chi lo compie a perdere la Grazia di Dio, deve rispondere simultaneamente a tre condizioni:
- deve andare contro una delle leggi imposte dai dieci comandamenti, ovvero essere una materia grave;
- deve essere compiuto con piena consapevolezza o avvertenza della mente;
- deve essere compiuto con deliberato consenso della volontà
È Gesù stesso a chiarirci cosa sia la materia grave di cui si parla nei dieci comandamenti. In Mc 10,19 Egli raccomanda al giovane ricco: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre”. Ma un peccato può essere più o meno grave a seconda di altri fattori, per esempio contro chi è rivolto. Fare del male ai propri genitori è più grave che farlo a sconosciuti. Poi ci sono i cosiddetti peccati che gridano verso il cielo, secondo la tradizione catechistica, ovvero quei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio:
- omicidio volontario;
- peccato impuro contro l’ordine della natura;
- oppressione dei poveri;
- fraudare la mercede agli operai.
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I peccati mortali spezzano la piena amicizia col Signore, e pongono chi li compie fuori dalla grazia di Dio.
Possono tuttavia essere perdonati esclusivamente se confessati con vero spirito di penitenza e tramite il Battesimo o l’Assoluzione sacramentale (cioè il Sacramento della Riconciliazione).
L’unico peccato che Dio non perdona è la bestemmia contro lo Spirito Santo:
Perciò io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. E a chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato, ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello a venire. (Mt 12, 31)
I peccati veniali, come già abbiamo visto, possono essere purgati con la Confessione e la Penitenza che ne consegue. In essi non sussiste materia grave, o se essa c’è manca un’altra delle condizioni elencate per i peccati mortali, ovvero la consapevolezza e/o il consenso. Occorre però fare un’ulteriore distinzione tra materia sempre grave e materia generalmente grave.
La prima definisce sempre un peccato mortale, mentre la materia generalmente grave può celare anche una materia lieve, e dunque definire un peccato veniale.
Riassumendo commettiamo peccato veniale quando:
- compiamo azioni cattive, ma che hanno parvità di materia (il male che si compie non corrompe il bene nella sua interezza);
- compiamo azioni lecite, ma in maniera non corretta secondo l’ordine morale;
- compiamo azioni che hanno materia grave, con insufficiente avvertenza della mente o mancanza di pieno consenso della volontà.
Tanto i peccati mortali quanto quelli veniali possono essere perdonati tramite il sacramento della Riconciliazione o Penitenza. Nel Catechismo leggiamo:
“Tutto il valore della Penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia. Il fine e l’effetto di questo Sacramento sono dunque la riconciliazione con Dio. Coloro che ricevono il Sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa conseguono la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito. Infatti, il Sacramento della Riconciliazione con Dio opera una autentica risurrezione spirituale, restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia di Dio.”
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