Santo protettore degli animali: storia e miracoli di Sant’Antonio Abate

Santo protettore degli animali: storia e miracoli di Sant’Antonio Abate

Sant’Antonio Abate è ricordato come il santo protettore degli animali, ma anche per le terribili tentazioni con cui il Demonio lo tormentò per anni. Ecco che cosa lo rende così speciale.

Abbiamo già accennato a Sant’Antonio Abate in un articolo dedicato ai santi guaritori a cui rivolgersi contro le malattie. Infatti, tra le altre caratteristiche che lo contraddistinguono, Sant’Antonio aveva anche grandi capacità taumaturgiche che gli permisero di guarire molte persone affette da terribili malattie, oltre che liberarne altre da possessioni demoniache. Il culto del Santo e del potere taumaturgico delle sue reliquie ha origini in Francia a partire dal XII secolo, e nel tempo si utilizzò il suo nome anche per definire una grave forma di herpes, che coinvolge epidermide e terminazioni nervose: il famoso “fuoco di Sant’Antonio”.

Sant’Antonio Abate non è solo protettore degli animali domestici. Sua la capacità taumaturgica di guarire dal “fuoco di Sant’Antonio”,

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Sant’Antonio Abate non è solo protettore degli animali domestici. Sua la capacità taumaturgica di guarire dal “fuoco di Sant’Antonio”.

Ma Sant’Antonio nei secoli è stato spesso invocato anche contro la peste, insieme a San Sebastiano e San Rocco, e i suoi monaci, gli Antoniani, curavano i malati di lebbra. Qui parliamo di lui come santo protettore degli animali.

Ma chi era questo Santo guaritore ed esorcista?

Sant’ Antonio Abate era un eremita egiziano vissuto nel III secolo dopo Cristo. Appartenente a un’agiata famiglia cristiana, rimase presto solo a dover amministrare i beni e i possedimenti di famiglia e a provvedere alla sorella minore. Ma Antonio scelse di donare tutto ciò che possedeva ai poveri e ai bisognosi e, affidata la sorella a una congregazione religiosa, prese la via del deserto e scelse di vivere come un eremita. Per questo è conosciuto anche come Sant’Antonio del Deserto o Sant’Antonio l’Anacoreta. Infatti a quel tempo gli eremiti erano chiamati anche anacoreti, e vivevano in solitudine, dedicando ogni momento della propria vita alla preghiera e alla meditazione.

Antonio non faceva eccezione, lavorando lo stretto necessario per il proprio sostentamento e per poter fare l’elemosina, e trascorrendo il resto del tempo da solo e in preghiera. Le famose tentazioni di Sant’Antonio risalgono proprio a questo periodo: si dice che il Santo fosse perseguitato incessantemente da visioni che ora lo lusingavano, ora lo minacciavano, e da diavoli bastonatori che tentavano di strappargli l’anima a furia di percosse.

Ben presto intorno a lui si riunirono altri uomini, alcuni perché volevano essere curati da lui nel corpo e nell’anima, altri che desideravano seguire il suo modello. Si formarono così diverse comunità di eremiti, che vivevano nelle grotte del deserto, guidati da un padre spirituale, e con Sant’Antonio come riferimento. Si tratta delle prime forme di monachesimo.
In seguito Antonio sostenne l’amico e vescovo Atanasio di Alessandria nella lotta contro l’arianesimo. Sant’Antonio morì a 105 anni, vivendo fino alla fine dei suoi giorni come eremita nel deserto, coltivando un piccolo orto e pregando.

Sant’Antonio è ricordato tra le altre cose come santo protettore degli animali domestici. Ogni anno, in occasione della sua festa, il 17 gennaio, si portano a benedire gli animali domestici e nelle campagne anche quelli delle stalle. Questa tradizione nacque in epoca medievale, quando gli Antoniani, i monaci di Sant’Antonio, allevavano maiali che venivano donati loro dai contadini, e li usavano per nutrire i poveri, oltre che per creare unguenti medicamentosi col loro grasso unito ad erbe officinali.
Sant’Antonio divenne così patrono dei maiali prima, e di tutti gli animali domestici e della stalla in un secondo tempo.

La leggenda vuole che la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscano la facoltà di parlare. Per questo anticamente la gente delle campagne si teneva lontana dalle stalle in questa notte: sentir parlare gli animali non è di buon auspicio!

Perché Sant’Antonio Abate è rappresentato con un fuoco e con un maiale?

Il maiale ricorre dunque spesso nell’iconografia di Sant’Antonio Abate, che spesso viene raffigurato con un maiale ai suoi piedi o un maialino in braccio. Oltre alla già citata tradizione legata agli Antoniani, questo legame tra Sant’Antonio e il maiale sarebbe dovuta anche ad alcune leggende.

Mentre Sant’Antonio Abate era in viaggio per mare, una scrofa depose ai suoi piedi un maialino malato. Il Santo lo guarì con il Segno della Croce e da allora il porcellino divenne per lui un compagno inseparabile.

Secondo un’altra leggenda il Santo protettore degli animali discese all’Inferno per affrontare Satana e salvare alcune anime. Per distrarre gli altri demoni mandò il suo maialino, che aveva una campanella legata al collo, a seminare scompiglio, e ne approfittò per rubare il fuoco infernale per farne dono agli uomini. Questa leggenda lega Sant’Antonio a tradizioni precristiane, associandolo a figure mitiche come Prometeo o Lug, divinità celtica che simboleggiava la nuova vita, e a cui erano consacrati guarda caso cinghiali e maiali.
Non a caso il fuoco è un altro dei simboli con cui viene spesso rappresentato il santo, chiamato anche Sant’Antonio del Fuoco. Anche Sant’Antonio nei secoli è stato associato al concetto di rinnovamento, ed è sempre stato venerato nelle campagne come figura legata allo scorrere delle stagioni, al tempo della raccolta e della semina. In alcune zone ancora oggi si accendono i falò la notte del 17 gennaio, per bruciare il male dei mesi passati e abbracciare l’anno nuovo con energia positiva. La simbologia del fuoco associato a Sant’Antonio è stata legata nei secoli alla sua capacità di guarire dal Fuoco di Sant’Antonio, con cui un tempo venivano indicate molte malattie della pelle che venivano curate dai monaci Antoniani con i metodi sopra indicati.

Anche il campanello, con cui spesso il santo viene raffigurato, era un segno distintivo degli Antoniani.

Preghiera a Sant’Antonio Abate

Sono molte le preghiere composte nel tempo per celebrare Sant’Antonio Abate. Alcune servono per domandare grazie speciali, altre per invocare la sconfitta del maligno che insidia le nostre vite ogni giorno, altre ancora per ottenere la protezione del santo sugli animali da stalla o da compagnia.

Ecco una preghiera molto potente da recitare il 17 gennaio o in qualsiasi momento se ne senta il bisogno.

O vero miracolo degli Anacoreti,
gloriosissimo S. Antonio Abate nostro patrono,
eccoci prostrati dinanzi a voi a venerare
con le altre vostre eroiche virtù
quella prodigiosa fortezza con cui
resisteste alle tentazioni del demonio
e le vinceste dopo lungo travaglio.
Liberaste con la sola potenza del vostro nome
l’aria, la terra, il fuoco, gli animali
dalle sue maligne influenze.
Deh! Fate che, imitando noi anche la Vostra
invitta fermezza negli assalti dei nostri spirituali
nemici, otteniamo da Dio di partecipare in
Paradiso alla Vostra gloria, e qui in terra alle
vostre benedizioni, che invochiamo sull’aria,
sulla terra, sul fuoco e sugli animali
che servono alla nostra alimentazione.
Pater, Ave e Gloria.

Tentazioni di Sant’Antonio

Abbiamo già accennato alle terribili tentazioni a cui Sant’Antonio è stato sottoposto dal demonio nei suoi anni come eremita nel deserto.

Esse hanno ispirato molti insigni artisti nel corso dei secoli, diventando soggetto per quadri e affreschi di grande maestosità e bellezza. Solo per citarne alcuni pensiamo al ciclo di affreschi nella chiesa di San Francesco della cittadina di Montefalco, in Umbria, realizzato a metà del Quattrocento forse da Andrea di Cagno, o al trittico dipinto da Matthias Grünewald fra il 1512 e il 1516, o a quello realizzato da Hieronymus Bosch, entrambi ricchi di dettagli terrificanti e spaventosi.

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Questo tema ha affascinato artisti di ogni tempo, che hanno interpretato in modo personale e adattandolo alla propria epoca la lotta del Santo contro le lusinghe e le minacce del Diavolo, contro le promesse d’oro, le offerte di lussuria, e le percosse inflitte da diavoli. Esaminare queste opere diversissime tra loro ci fa comprendere l’evoluzione del concetto di tentazione e peccato nei secoli, ma soprattutto ci fa percepire la forza morale e la fede incrollabile di questo Santo.

Sant’Antonio Abate e San Francesco: cosa accomuna i due santi?

Sono diversi gli aspetti che accomunano Sant’Antonio abate e San Francesco d’Assisi.

Il primo che salta all’occhio è l’amore per gli animali e la loro presenza nelle tradizioni e nelle storie legate alla vita di questi due santi. Abbiamo visto come Sant’Antonio sia diventato il patrono degli animali da compagnia, del suo legame con i maiali, in particolare, e ricordiamo certamente come in molti racconti di San Francesco e perfino nelle sue preghiere fossero presenti uccelli, pesci, agnelli, addirittura un lupo, solitamente associato al male.

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Poi c’è la croce a forma di Tau, tanto cara al poverello di Assisi. Ebbene, nell’iconografia sacra Sant’Antonio viene spesso raffigurato con un bastone dal manico da forma di T, o con la lettera Tau sulla tonaca. Questo perché il Tau era simbolo dei cristiani alessandrini.

I monaci Antoniani che curavano i lebbrosi adottarono la croce fatta a Tau come amuleto per difendersi dalla terribile malattia. Probabilmente proprio ispirandosi a loro San Francesco decise di fare del Tau il suo simbolo e sigillo.

Inoltre entrambi i santi Antonio e Francesco accolsero la vocazione in giovane età e scelsero di rinunciare a tutti i propri beni per seguire l’esempio di Gesù e vivere in povertà e preghiera. E il loro esempio raccolse intorno a loro altri uomini e donne che scelsero di imitarli, dando origine nel caso di Antonio alle prime congregazioni di monaci, nel caso di Francesco a un nuovo concetto di monachesimo, votato alla povertà e all’esempio di Cristo.