Santa Chiara, la santa che abbracciò la povertà sulle orme di San Francesco

Santa Chiara, la santa che abbracciò la povertà sulle orme di San Francesco

Santa Chiara seguì l’esempio di San Francesco, rinunciando a tutti i propri beni e immolando la propria giovane vita a Gesù. L’11 agosto si festeggia questa donna eccezionale.

È raro sentir nominare Santa Chiara d’Assisi senza che venga associato al suo nome quello del suo concittadino e grande amico San Francesco.

I due giovani, in effetti, furono legati da un’amicizia così tenera e profonda da essere divenuta parte integrante anche del loro percorso di fede e della loro missione in questa terra. Di questo legame così speciale, che faceva sorridere Dio, abbiamo raccontato parlando della Giornata Mondiale dell’Amicizia festeggiata il 30 luglio.

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Ma Santa Chiara merita di essere ricordata e celebrata non solo in virtù del suo legame unico e speciale col poverello di Assisi. Il coraggio e lo spirito di sacrificio dimostrati da questa ragazza che decise di lasciare tutti i privilegi che la nascita illustre le avrebbero garantito per abbracciare uno stile di vita al limite dell’indigenza, sono da ammirare, al di là dell’ispirazione che li ha incoraggiati. La stessa ragazza, appartenente a una delle famiglie più ricche e in vista di Assisi, arriverà a supplicare papa Gregorio IX per ottenere il “privilegio della povertà”.

Questa determinazione, questa volontà di dedicare la propria esistenza a un valore spirituale trascendente, imitando Gesù fino a sentirsi un tutt’uno con lui, sono meriti che Santa Chiara ha saputo portare avanti da sola.

Questo per non dimenticare che ci sono state donne che hanno cambiato la chiesa e il mondo, non necessariamente con l’aiuto di uomini. Santa Chiara, fondatrice delle Clarisse, divenuta patrona della televisione e delle telecomunicazioni, merita di essere considerata una di queste. Riguardo a questo particolare patronato, attribuitole nel 1958 da papa Pio XII, esso nasce dalla leggenda secondo la quale Chiara non poté partecipare alla messa di Natale celebrata da San Francesco, perché indisposta. La messa le sarebbe apparsa come una visione, e con essa perfino un angelo che le portò l’Eucarestia che non avrebbe potuto altrimenti ricevere.

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Santa Chiara e il suo incontro con San Francesco

Resta comunque vero che a suscitare in lei il fervore religioso e la ribellione contro il futuro agiato che la famiglia le aveva destinato fu quasi sicuramente il gesto di quel ragazzo fuori dal comune che nell’inverno del 1206 scandalizzò Assisi spogliandosi dei propri ricchi abiti nel Palazzo vescovile, per restituirli al padre Pietro di Bernardone.

Il ragazzo era San Francesco, e Chiara aveva solo dodici anni, ma ci piace pensare che in quel giorno, davanti a quell’atto inconcepibile consumato davanti a tutti i nobili umbri, il germe della santità abbia attecchito in lei. Di certo non dimenticò mai quel ragazzo, che continuò a seguire da lontano, grazie ai resoconti di Rufino, uno dei giovani che seguì Francesco, che era anche cugino della ragazza.

Santa Chiara maturò la sua scelta di vita e di fede nel corso dei sette anni successivi. Non possiamo certo parlare di un atto sconsiderato o dettato dalla semplice emulazione!

Poco sappiamo di lei, in quegli anni, se non che fu una bambina timida, portata alla vita contemplativa, e che imparò presto dalla madre la dote della carità.

Di certo il giovane Francesco le fornì il modello di vita e di vocazione spirituale che lei decise infine di abbracciare.
Appena diciottenne Chiara si recò da lui in cerca di consiglio, e Francesco fu lieto di aiutarla a fuggire dalla propria casa e dalla propria famiglia, la sera della Domenica delle Palme del 1211. Tra le pareti fatiscenti eppure trasudanti spiritualità della Porziuncola Francesco le tagliò i capelli e le offrì il saio dei suoi fratelli francescani.

Con minor clamore, rispetto all’amico, ma uguale coraggio, lei fece la propria scelta di vita e di fede.

Per qualche tempo Chiara dovette sfuggire alle insistenze della famiglia, che la rivoleva a casa. Si rifugiò nel monastero benedettino di San Paolo della Abbadesse, a Bastia Umbra.

Si dice che i suoi parenti tentarono perfino di rapirla, soprattutto dopo che sua sorella Agnese decise di imitare il suo gesto e raggiungerla. Insieme si spostarono a San Angelo di Panzo, sempre inseguite dai famigliari, ma nessuna minaccia, nessuna lusinga poté convincere le due ragazze a tornare sui propri passi.

Nel frattempo Francesco e i suoi fratelli stavano preparando un alloggio per Chiara e Agnese nella Chiesa di San Damiano, che custodiva il crocifisso davanti al quale il giovane Santo aveva incontrato la propria conversione. Era stato infatti proprio davanti a quel crocifisso che Francesco aveva ricevuto dal Signore la chiamata a lavorare per rimettere a nuovo la Sua chiesa.

Nella chiesa di San Damiano Santa Chiara fonderà  le “Povere Dame di San Damiano”, il futuro Ordine delle Clarisse.

Legame che univa San Francesco e Santa Chiara

Chiara e Francesco erano uniti da un’amicizia profonda, che non aveva nulla dell’amore carnale che può unire un uomo e una donna. Un’affinità elettiva, un legame spirituale fatto di stima, rispetto, e costante stimolo reciproco.

Insieme questi due splendidi giovani guardavano nella stessa direzione, e in quella direzione proseguivano, animati dalla comune volontà di imitare e avvicinarsi a Cristo un giorno dopo l’altro, un passo dopo l’altro.
Se guardare nella stessa direzione significa amarsi, come è stato scritto, allora di certo Francesco e Chiara si amarono, in un modo unico e speciale.

Fu per Chiara che Francesco intonò il suo Cantico delle creature nella chiesa di San Damiano, poco prima di morire. Il Cantico è allo stesso tempo una preghiera e un poema d’amore, dove l’amore è quello per tutte le creature di Dio, che Francesco e Chiara condividevano.

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Un’amicizia spirituale, dunque, fatta di condivisione di ogni cosa, dalla povertà alla devozione, e infine al cammino per la santità.

L’ordine delle clarisse

Solo dopo la morte di Santa Chiara le “Povere Dame recluse di San Damiano” divennero le Clarisse. La storia dell’ordine non fu sempre facile. A quel tempo si riteneva che l’unico modo che le donne avessero per vivere la propria spiritualità e dedicare la propria vita a Dio fosse la clausura, trascorsa in preghiera e penitenza, completamente distaccate dal mondo. Ma per potersi permettere di vivere in questo modo, occorreva che esse percepissero una qualche rendita.

Chiara, che si sentiva parte integrante dell’ordine francescano, non poteva accettare di venire meno alla regola della Povertà abbracciata dal suo maestro e amico. Nel 1228 ottenne da papa Gregorio IX la bolla chiamata “Privilegio della povertà”, in virtù della quale lei e le sue sorelle potevano scegliere di non possedere nulla e di vivere di elemosina. Ma Chiara dovette lottare per tutta la vita per difendere questo privilegio.

Per molto tempo i monasteri delle Povere Dame, o Damianite, nati a ispirazione di quello sorto a San Damiano, seguirono la regola imposta dal Cardinale Ugolino d’Agnani, che esigeva che le Dame si riferissero direttamente alla Santa Sede, e non al vescovo, e che prevedeva norme molto rigorose tra cui una rigidissima clausura, che non poteva essere violata nemmeno dopo la morte. Infatti le Dame dovevano essere sepolte all’interno del monastero in cui avevano vissuto.

Per il Convento di San Damiano Chiara scrisse una sua regola, che impediva alle sue consorelle di accettare donazioni e rendite, ma dopo la sua morte molti monasteri non la seguirono.

Papa Urbano IV nel 1263 scrisse una nuova Regola, la prima scritta da un papa per un ordine femminile, uniformando la giurisdizione di tutti i monasteri delle Dame o Sorelle Povere, che da questo momento divennero Clarisse.

Quello delle Clarisse è diventato in seguito il modello di vita per tutte le monache di clausura, anche appartenenti ad altri ordini.

Basilica di Santa Chiara

Chiara morì l’11 agosto 1253, e poco dopo la sua morte si cominciò a pensare alla necessità di erigere una chiesa a lei dedicata. I lavori di edificazione vennero iniziati presso la chiesa di San Giorgio, dove la Santa era stata sepolta in via provvisoria. Oltre alla Basilica a lei dedicata si volle costruire anche un convento per le Clarisse di San Damiano. La Basilica di Santa Chiara è in pietra di Subasio lavorata a fasce rosa e bianche. Il soffitto è sostenuto da grandi archi rampanti. Con la sua navata unica e la galleria che percorre il perimetro internamente assomiglia molto alla chiesa superiore di San Francesco. La Basilica di Santa Chiara ad Assisi venne consacrata il 6 settembre 1265 da Papa Clemente IV.

Nella cappella di San Giorgio , all’interno della Basilica, oltre ai resti di Santa Chiara è ancora oggi conservato il Crocifisso di San Damiano, che ispirò San Francesco e che tanta parte ebbe in questa meravigliosa storia di amicizia e fede.

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