Ultima Cena Leonardo Da Vinci: storia di un capolavoro

Ultima Cena Leonardo Da Vinci: storia di un capolavoro

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, in santa Maria delle Grazie, è una delle opere più famose al mondo, ricca di significati religiosi e artistici. 

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci è una delle opere d’arte – cristiana e non cristiana – più famose al mondo. Conosciuta anche come Cenacolo vinciano, fu dipinta da Leonardo tra il 1495 e il 1499, nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, su commissione di Ludovico il Moro. Il soggetto rappresentato è la Cena che ricordiamo nel Giovedì Santo, con Gesù al centro circondato dai dodici apostoli. Non viene rappresentato il momento dell’Istituzione dell’Eucarestia, né la Lavanda dei Piedi, ma l’attimo seguente alle parole di Gesù “uno di voi mi tradirà”.

L’opera segna un grande cambiamento della storia dell’arte, grazie allo stile espressivo che Leonardo sceglie per il soggetto: la sacralità del momento è espressa nella dimensione più umana, attraverso le espressioni sconvolte di ciascun apostolo. Sono tantissime le copie e i quadri dell’Ultima Cena, soggetto molto amato. Tanti artisti hanno reinterpretato l’opera oppure hanno preso ispirazione da essa: il Cenacolo di Leonardo è entrato nell’immaginario e nelle case di molti con quadri e stampe.

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La tecnica scelta da Leonardo fu un esempio della sua sperimentazione, anche se si rivelò fallimentare: non avendo seguito le tecniche tradizionali dell’affresco, il dipinto già dopo poche decine di anni iniziò a degradare. Molti artisti, non tutti esperti, si occuparono di ritoccare parti del dipinto. Per questo l’Ultima Cena è una delle opere più restaurate di sempre e presenta diversi livelli di modifiche.

Oltre che agli interventi di restauro, l’Ultima Cena di Leonardo è stata soggetto a numerose interpretazioni di significato, alcune anche controverse e infondate. Un esempio è l’idea che ha dato vita al romanzo “Il Codice da Vinci” dello scrittore Dan Brown. Quest’interpretazione sosteneva che il discepolo accanto a Gesù fosse in realtà Maria Maddalena, e che attraverso quest’opera passasse il messaggio che la Maddalena fosse stata l’amante di Cristo.

L’Ultima Cena dove si trova

L’Ultima Cena di Leonardo si trova nel refettorio del convento di santa Maria delle Grazie a Milano. La chiesa del convento era stata scelta come luogo per la celebrazione della Messa dalla famiglia Sforza. Leonardo, come era il suo solito, fece numerosi studi prima di realizzare l’opera – alla Pinacoteca di Brera è conservato, per esempio, il disegno preparatorio per la Testa di Cristo. Gli interventi di restauro e modifica non sono state le uniche operazioni di salvataggio dell’opera: durante la Seconda Guerra Mondiale infatti l’opera venne protetta con sacchi di sabbia montati su un’impalcatura per farla sopravvivere il più possibile indenne ai bombardamenti. Ora il refettorio è la sede espositiva dell’Ultima Cena.

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Le numerose analisi portate avanti nel corso degli anni hanno prodotto diverse interpretazioni dei personaggi e delle loro caratteristiche. Una delle prime cose da sottolineare è la dimensione umana della rappresentazione. Gesù è rappresentato senza aureola e si differenzia dagli apostoli solo per la posizione centrale e isolata. L’espressione sul volto di Gesù è carica di significato: gli occhi sono abbassati, le labbra semiaperte, a testimoniare la sofferenza per l’annuncio appena fatto ai suoi amici. Le posizioni degli apostoli esprimono l’agitazione e lo sconvolgimento del momento. La struttura dell’opera è incorniciata dalla linea orizzontale della tavola, su cui si vedono pietanze e stoviglie dettagliate, e dall’architettura sullo sfondo. Gli apostoli sono distribuiti in gruppi di tre e ciascuno di loro è caratterizzato in modo diverso nella posizione.

Gli apostoli nell’Ultima Cena

Il gruppo sull’estrema sinistra dell’opera è composto da Bartolomeo, Giacomo e Andrea. I primi due si sporgono verso Gesù con foga mentre il terzo alza le mani. Le emozioni sono veicolate dalle pose, grazie agli studi fatti da Leonardo sul corpo umano e l’espressività dei gesti.

Nel secondo gruppo da sinistra si trovano Giuda, Pietro e Giovanni. Giuda si riconosce perché porta in mano un sacchetto di monete e nell’agitazione è ritratto mentre fa cadere una saliera ritraendosi. Pietro ha un coltello in mano, simbolo del suo carattere focoso e presagio dell’episodio in cui taglierà l’orecchio al servo del sommo sacerdote nel Getsemani. È piegato in avanti verso Giovanni, e lo tocca con una mano, per chiedergli di domandare a Gesù chi sia il traditore. Giovanni, ritratto con fattezze delicate e giovanili, ascolta le parole di Pietro con la testa piegata verso di lui.

Nel primo gruppo di destra a fianco di Gesù ci sono Tommaso, Giacomo Maggiore e Filippo. La figura di Tommaso è completamente in secondo piano e alcune ipotesi dicono che sia stato aggiunto in seguito rispetto al progetto originale. Giacomo Maggiore è ritratto con un’espressione forte e la sua posizione dà l’idea di un movimento improvviso. Filippo si porta le mani al petto con un gesto accorato.

Gli ultimi tre apostoli, Matteo, Giuda Taddeo e Simone, sono rappresentati mentre si confrontano animatamente tra di loro, colpiti dalla notizia appena ricevuta.

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La Lavanda dei Piedi

Il Cenacolo di Leonardo da Vinci è un’opera significativa anche per la scelta del momento della Cena da rappresentare. Il momento della cena viene interrotto infatti da un avvenimento ancora più importante della rivelazione del traditore: quello della lavanda dei piedi. L’Ultima Cena di Leonardo è l’immagine che richiamiamo alla mente quando pensiamo al Giovedì Santo, ma è la lavanda dei piedi che vediamo messa in atto durante le celebrazioni del Giovedì Santo – anche se non quest’anno.

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