Madre Teresa simbolo di carità

Madre Teresa simbolo di carità

Un nuovo anno è iniziato. Tempo di bilanci e buoni propositi. E se il nostro proposito più importante e sincero fosse la carità verso gli altri? Madre Teresa di Calcutta è stata una maestra in questo.

Perché cominciare l’anno parlando di Madre Teresa di Calcutta? Il periodo delle Feste predispone ciascuno di noi a riflettere su molti aspetti della vita sui quali tendiamo a non soffermarci troppo, durante il resto dell’anno. Forse dipende dal dilatarsi del tempo, che caratterizza questi giorni diversi da tutti gli altri giorni. Forse è la vicinanza con amici e parenti, anche con persone che non frequentiamo abitualmente, per mancanza di tempo, per lontananza.

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La vita moderna è strana, spesso anche crudele. Perfino il Natale, nelle nostre città, sembra perdere la sua connotazione di festa religiosa, riducendosi a un’occasione di consumismo e spreco. Le luci sfavillanti nei negozi, le luminarie che rischiarano a giorno le strade, dovrebbero ricordarci la nascita di Gesù, il dono immenso che Dio ci ha fatto mandando Suo Figlio a vivere tra noi, a morire per noi. Invece spesso, troppo spesso, quelle luci sono solo un invito a comprare, a fare regali anche costosi che troppo spesso non sono anche doni, perché non vengono dal cuore. La stessa sensazione di calore, di ‘sentirsi più buoni’, rimane troppo frequentemente una manifestazione superficiale, che non si manifesta in alcun modo. Si mangia, si beve, ci si scambia i regali, e poi tutti torniamo alle nostre vite, nelle quali non c’è spazio per chi ci sta accanto, figuriamoci per chi è appena più lontano da noi.

Eppure Natale ci fa riflettere, e per fortuna. Perché per chi crede davvero è il momento in cui più che in qualsiasi altro periodo dell’anno possiamo e dobbiamo accogliere l’Amore di Dio. Ma non solo. Nel momento stesso in cui questo amore unico e speciale entra nelle nostre vite e nelle nostre case, noi stessi ne diventiamo strumento, voci piccole, ma preziose, in un coro che canta di giustizia, pace, verità, per tutti gli uomini del mondo.

Soprattutto, il rinnovarsi del miracolo della nascita di Gesù, di quel Bambino puro e innocente al cospetto del quale pastori e Re Magi s’inchinano allo stesso modo, dovrebbe risvegliare la parte migliore di noi, che la teologia cristiana ha voluto definire con le virtù teologali, ovvero quelle virtù che dovrebbero essere alla base del vivere cristiano e del rapporto di ogni uomo con Dio.

Nella prima lettera ai Corinzi leggiamo: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1 Corinzi 13,13).

Ecco le virtù teologali: la Fede, grazie alla quale l’uomo si affida completamente a Dio, credendo in tutto ciò che Egli ha rivelato; la Speranza, ovvero la fiducia nella promessa della vita eterna e l’impegno a vivere in modo da meritarla; la Carità, vincolo e punto di partenza, ma anche di arrivo, delle altre virtù. Su quest’ultima vogliamo soffermarci in questo articolo.

Ma che cos’è la carità

Abbiamo già affrontato in precedenza il concetto di carità cristiana, riflettendo su come essa non debba essere confusa con il semplice atto di fare l’elemosina.

La carità è la virtù in nome della quale l’uomo ama Dio sopra ogni altra cosa, e il prossimo come se stesso.

È Gesù stesso a comunicare questo comandamento nuovo ai suoi discepoli:
“In quel tempo Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi.  Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.”  (Gv 13,31-33a.34-35)

La carità è dunque prima di tutto amore. Amore per gli altri, per chi è vicino, ma anche per chi non lo è, ma ha bisogno del nostro aiuto, del nostro amore, appunto. Un amore che deve essere gratuito, autentico, offerto e vissuto in nome di Gesù, col sorriso sulle labbra e il cuore leggero e pieno di felicità.

Per questo, parlando della differenza tra carità e elemosina, ci siamo soffermati sul fatto che troppo spesso quest’ultima viene scambiata per un gesto di amore e generosità, mentre purtroppo è solo un modo per sentirsi la coscienza a posto, col minor sforzo possibile. La carità non è solo dare qualche moneta che ci pesa in tasca. È accoglienza, disponibilità, volontà di trovare tempo ed energia da dedicare al prossimo, togliendolo a noi stessi, sacrificando ciò che ci piace fare e avere per mettersi al servizio degli altri, dei poveri, dei bisognosi, in nome di un senso di giustizia superiore, di un anelito a ciò che è giusto, buono, bello.

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Madre Teresa di Calcutta e la sua opera di carità

E veniamo a Madre Teresa di Calcutta. Chi meglio di lei può rappresentare l’esempio più fulgido ed emblematico della carità cristiana? La sua storia è nota a tutti: di come fin da giovanissima abbia manifestato la sua vocazione al bene, di come, missionaria in India, abbia ricevuto quella che lei definiva la chiamata nella chiamata, che la spinse a lasciare la tranquillità del convento per immergersi nella vera povertà, mescolandosi agli ultimi tra gli ultimi, raccogliendone la sofferenza e facendola propria.

Chi meglio di lei può fornirci l’esempio di cosa sia la carità, la vera carità, dell’amore che non si risparmia, non viene centellinato, concesso sulla base di bisogni effettivi e secondo modalità definite e precise?

Madre Teresa intratteneva rapporti con capi di stato e re, collaborava con personalità locali e straniere per aprire e gestire centri di accoglienza e cura per i poveri, i malati, i lebbrosi. Ma sarebbe una blasfemia voler considerare il suo operato come un ‘affare’ di qualsiasi genere. Anzi, attraverso la sua misericordia sconfinata, la sua carità fatta di preghiera, ma soprattutto di azione, Madre Teresa per anni ha denunciato coloro i quali con azioni piccole e grandi avevano determinato quelle situazioni di degrado e sofferenza nelle quali lei viveva, al fianco di persone che avevano perduto ogni cosa, perfino la dignità di esseri umani. Proprio lei, questa piccola suora instancabile, ha lottato contro l’ipocrisia di chi preferisce voltarsi dall’altra parte, nascondendosi dietro ad alibi e scuse per non riconoscere le proprie responsabilità, o semplicemente il proprio egoismo e la propria meschinità. Lei ha preso il nuovo comandamento di Gesù e lo ha vissuto sulla propria pelle, nella propria carne, giorno dopo giorno, fino alla sua morte, amando chiunque capitasse sul suo cammino come Gesù lo avrebbe amato, accogliendolo, perdonandolo, rimettendo i suoi peccati, prendendosi cura di lui come di un fratello, una sorella, un figlio.

Come Gesù è stato Maestro d’amore, così Madre Teresa lo è stata nell’insegnare alla gente come vivere quell’amore nel modo più pieno e autentico.

Buoni propositi per il nuovo anno

Tornando a noi e ai buoni propositi per l’anno nuovo, come possiamo muoverci per compiere opere di carità verso gli altri? Ci sono tanti modi per manifestare la carità, tanti piccoli gesti quotidiani per viverla ogni giorno, trasformandola in una testimonianza di fede. Non è così difficile lasciar entrare Gesù nella propria vita e farne il proprio modello d’amore. Ogni volta che dedichiamo tempo, energia a qualcuno, togliendolo a noi stessi, senza tornaconto, senza secondi fini, stiamo compiendo un atto di carità. Se portiamo conforto a chi soffre, con la nostra vicinanza, le nostre parole, anche con gesti e un aiuto pratico, stiamo agendo secondo la carità e la misericordia che Gesù ha voluto fossero alla base del nostro vivere insieme.

Se intorno a noi vediamo ingiustizia, se ci accorgiamo che qualcuno non vive degnamente, che soffre per privazioni e mancanze, e interveniamo per migliorare la sua condizione, compiamo un atto di carità. Tutti dovrebbero avere di che vivere degnamente, perché Dio ha creato il mondo perché tutti potessero goderne.

Il nostro sacrificio, il gesto, l’offerta, l’appoggio, le parole di conforto, sono lo strumento più potente che ci è stato donato per rendere il mondo in cui viviamo un posto migliore. Sta a noi usarle nel migliore dei modi, non sprecare i doni di cui siamo stati fatti oggetto, non sperperare l’amore di Dio senza fare del nostro meglio per amplificarne il messaggio e diffonderlo intorno a noi. E non solo a Natale