La storia di San Gennaro, il santo patrono di Napoli

La storia di San Gennaro, il santo patrono di Napoli

La storia di San Gennaro si pone durante la terribile persecuzione di Diocleziano, ma fin da subito si ammanta di leggenda

Molti sono i misteri legati al culto e alla storia di San Gennaro, Patrono di Napoli. A partire dalla sua nascita: sebbene molti documenti storici l’attestino il 21 aprile del 272 d.C., nessuno di essi rivela il luogo esatto. Due città si contendono le origini del Santo: Napoli, luogo del suo martirio (San Gennaro venne decapitato a Pozzuoli nel 305 d.C.) e teatro del miracolo delle reliquie, e Benevento, di cui il Santo fu vescovo. Gli abitanti di Napoli attribuiscono al suo intervento anche l’arresto dell’eruzione del Vesuvio del 1631.
Al di là di quale città possa rivendicare davvero questa origina illustre, il culto per San Gennaro si è sviluppato fin dal principio proprio in Campania, la regione dove egli visse e mosse i suoi passi come uomo e soprattutto come religioso. Morì giovane, San Gennaro, ma questo non gli impedì di farsi benvolere da tutti, al punto da guadagnare il rispetto e la considerazione non solo dei cristiani, ma anche dei pagani che lo incontravano. L’amore e il rispetto di tutti gli derivavano dalla dedizione per il prossimo, che si manifestavano in opere di carità rivolte a tutti indistintamente. Questo lo rese fin da subito molto vicino al popolo, che vedeva in lui un punto di riferimento e una sorta di custode e protettore.

Il suo nome, Gennaro, era già allora molto diffuso in Campania e nel Sud Italia, e ancora oggi lo è, soprattutto grazie al culto di cui il Santo è protagonista. Deriva dal latino Ianuarius ed è legato al culto di Giano (Ianus), divinità bifronte della cultura romano-italica, custode delle chiavi del cielo, legato al primo mese dell’anno e protettore degli inizi e dei passaggi.

Storia di San Gennaro

La storia di San Gennaro si situa durante il regno di Diocleziano, imperatore romano che, in un primo tempo dimostrò una certa apertura nei confronti dei cristiani, concedendo loro la libertà e di culto e anche di occupare posti di prestigio, ma che successivamente scatenò ai loro danni una delle persecuzioni più terribili che la storia ricordi. In particolare, l’imperatore si premurò di privare i membri della Chiesa dei beni che essi utilizzavano per aiutare i poveri e i bisognosi, cercando di minare così l’amore che il popolo portava loro.

Come molti Gennaro fu martire sotto Diocleziano. Come Vescovo di Benevento si era recato in visita all’amico, il diacono Sosso (o Sossio), guida dei cristiani di Miseno. Quando quest’ultimo venne imprigionato per ordine del giudice Dragonio, proconsole della Campania, Gennaro, che si trovava a Pozzuoli, volle visitarlo in carcere, accompagnato dagli amici il diacono Festo e dal lettore Desiderio, per offrirgli il suo appoggio e la sua preghiera. Dragonio fece arrestare anche loro, e successivamente anche il diacono di Pozzuoli, Procolo, e due fedeli cristiani, Eutiche e Acuzio. Condannati a essere sbranati dagli orsi nell’anfiteatro, furono invece decapitati il 19 settembre del 305 d.C., presso la Solfatara di Pozzuoli. Dragonio aveva infatti intuito che un’esecuzione pubblica avrebbe scatenato disordini tra il popolo, che dimostrava aperta simpatia per i prigionieri. Appena dopo l’esecuzione una donna di nome Eusebia raccolse in due lacrimatoi, piccole ampolle, un po’del sangue del vescovo e lo nascose. Questo sangue diventerà il protagonista del più noto miracolo di San Gennaro. Tutti i corpi furono seppelliti presso la Solfatara e solo cento anni dopo, nel 431 d.C., le reliquie di San Gennaro vennero traslate da Pozzuoli alle catacombe di Capodimonte a Napoli, che da allora si chiameranno Catacombe di San Gennaro.catacombe di san gennaro

Le reliquie del santo al Duomo di Napoli

Il culto di San Gennaro a Napoli si diffuse così rapidamente da rendere necessario un ampliamento delle catacombe, per accogliere tutti i fedeli che vi si recavano per manifestare la propria devozione. E questo nonostante la sua canonizzazione avrebbe avuto luogo solo nel 1586! Le visite aumentarono ancora di più quando iniziarono ad essere attribuiti al Santo grandi prodigi, come la sua intercessione nella violenta eruzione del Vesuvio del 472 d.C., successivamente alla quale divenne costume comune per i napoletani invocarlo per terremoti e ed eruzioni, fino a elevarlo al rango di patrono della città. Fu come segno di riconoscenza a San Gennaro dopo un’altra eruzione nel 512 d.C. che il vescovo di Napoli, Santo Stefano I, fece erigere accanto alla basilica di Santa Restituta la chiesa Stefania, che sarebbe poi diventata il Duomo. Qui fece riporre il cranio e le ampolle del sangue di San Gennaro, preservandole dalla razzia del re longobardo Sicone, che nel 831 d.C. rubò dalle catacombe le altre vestigia del Santo e le portò a Benevento.

Ancora oggi nel Duomo di San Gennaro avviene il miracolo noto in tutto il mondo: tre volte l’anno, durante una solenne cerimonia a cui partecipano migliaia di fedeli, il sangue di San Gennaro torna a liquefarsi.

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Il tesoro di San Gennaro

Accanto al Duomo di Napoli e alla Cappella del Tesoro si apre l’ingresso al Museo del Tesoro di San Gennaro. Qui sono raccolti i tanti preziosissimi doni che papi, re, imperatori, nobili, ma anche gente comune, hanno offerto al Santo nel corso dei secoli come segno di riconoscenza per la sua protezione e intercessione. Dal 1527 questo tesoro è protetto dalla Deputazione della real cappella del Tesoro di San Gennaro, istituzione laica. Tra gli altri oggetti preziosi e capolavori d’arte custoditi nel museo, si trovano la mitra di San Gennaro, decorata con 3964 pietre preziose, la collana di San Gennaro, a cui sono state aggiunte nei secoli pietre preziose e monili, e le insegne dell’Ordine di San Gennaro, ma anche una collezione di argenti e dipinti di grande pregio.