San Marco Evangelista: il discepolo dei santi Pietro e Paolo

San Marco Evangelista: il discepolo dei santi Pietro e Paolo

San Marco Evangelista, patrono di Venezia, fu missionario con San Paolo, discepolo di San Pietro. Fondò la chiesa copta in Egitto e scrisse il primo dei quattro Vangeli canonici. Ecco la sua storia

Non sappiamo molto di San Marco Evangelista, che fu discepolo di San Paolo, e che San Pietro lo chiamava suo “figlio”. Di lui fanno accenno i due santi in questione, e si leggono brevi passaggi negli Atti degli Apostoli e in alcuni documenti apocrifi. Eppure la sua importanza è innegabile, considerando che il suo Vangelo è uno dei quattro Vangeli canonici della religione cristiana, utilizzato come principale fonte da Matteo e Luca per i loro rispettivi Vangeli. Scritto in greco, probabilmente a Roma intorno al 70 d.C., il Vangelo di Marco è infatti il più antico tra i Vangeli, e anche il più breve. È composto da 16 capitoli e si focalizza in particolare sulla missione di Gesù, definito Figlio di Dio, esorcista, guaritore, uomo d’azione, e sulla difficoltà da parte dei discepoli a comprendere la Sua predicazione, in particolare le parabole e i miracoli. Il racconto di Marco comincia con il Battesimo di Gesù da parte di Giovanni Battista e si concentra soprattutto sull’ultima settimana della Sua vita. Le numerose spiegazioni attribuite a Gesù stesso e le precisazioni linguistiche, fanno comprendere come il testo sia stato redatto per lettori non ebrei.
Poiché il Vangelo di Marco è anonimo la sua attribuzione al discepolo di Pietro e Paolo è oggetto di studi e controversie da sempre.

Quando si festeggia San Marco Evangelista? La chiesa festeggia la memoria liturgica di San Marco il 25 aprile, data del suo probabile martirio avvenuto ad Alessandria d’Egitto. In quell’occasione a Venezia, una delle principali città di cui il Santo è patrono, ha luogo una solenne processione nella Basilica a lui dedicata, che ricorda le più sontuose processioni dell’antichità, a cui prendevano parte tutte le autorità religiose, civili e i rappresentanti delle arti della città.

Adorato dalle chiese cattolica, ortodossa e copta, di cui è il patriarca, San Marco Evangelista è patrono dei notai, degli scrivani, dei vetrai, degli ottici.

Dunque chi era San Marco Evangelista?

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La vita di San Marco

Poco si sa dunque della storia di San Marco Evangelista, oltre a quanto è stato scritto su di lui da Pietro e Paolo e negli Atti degli Apostoli. Sembra che fosse il figlio di Maria, la vedova proprietaria della casa presso l’Orto degli ulivi, che ospitò Gesù e gli Apostoli in occasione dell’Ultima Cena. Secondo alcune tradizioni sarebbe proprio Marco il ragazzino che seguì Gesù trascinato via, con addosso solo un lenzuolo. Ebreo di stirpe levitica, non sappiamo che lavoro faceva San Marco Evangelista prima di diventare missionario e poi autore del primo Vangelo. Marco era il suo nome da gentile, mentre il suo nome ebreo era Giovanni, con cui viene citato in altri passi degli Atti. Viene citato anche come cugino di Barnaba, nome attribuito a Giuseppe di Cipro, compagno di predicazione di San Paolo prima ad Antiochia, poi nell’isola di Cipro, allora nota come Salamina, dove i due cugini avrebbero predicato insieme a Paolo nel suo primo viaggio missionario. Marco sarebbe poi tornato a Gerusalemme, ma seguì ancora Paolo in altri viaggi, come attestano le parole dell’Apostolo delle genti stesso in una lettera al compagno Timoteo: “Affrettati a venire da me al più presto… Solo Luca è con me. Prendi Marco e conducilo con te, perché mi è utile per il ministero” (Timoteo 4,9-11)

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San Marco fu unito anche da un’intensa amicizia con San Pietro, che di lui scrisse, nella sua prima lettera: “Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia (probabilmente Roma); e anche Marco, mio figlio.” San Marco fu probabilmente al fianco di Pietro a Roma, e forse da lui stesso ricevette il Battesimo. Il legame con gli apostoli Paolo e Pietro ricorre a più riprese in tutti i documenti che lo riguardano. Dopo la morte di entrambi San Marco evangelizzò l’Egitto e fondò la Chiesa di Alessandria, divenendone il primo vescovo.

Come morì San Marco Evangelista? Non ci sono notizie certe riguardo alla morte. Secondo la Legenda Aurea e altri cronachisti subì il martirio ad Alessandria d’Egitto: il suo corpo venne trascinato attraverso la città a più riprese. Ad Alessandria vennero nascosti i suoi resti, salvati dalle fiamme dai suoi discepoli, e qui nell’anno 828 due mercanti veneziani li avrebbero rinvenuti e portati a Venezia in una cesta di carne di maiale e verdura. La città lagunare accolse subito il Santo, dedicandogli nel corso dei secoli diverse chiese, fino a giungere alla meravigliosa Basilica che tutti conosciamo: la Basilica di San Marco, il Duomo di Venezia famoso in tutto il mondo.

Il simbolo dell’Evangelista Marco

Nel tetramorfo, la rappresentazione iconografica composta dai quattro simboli dei quattro evangelisti, San Marco è rappresentato da un leone alato, e con questo simbolo egli ricorre da sempre nell’iconografia e nella storia dell’arte. Ricordiamo che i simboli degli altri evanglisti sono: un uomo alato per il Vangelo di Matteo, un toro o vitello per quello di Luca e un’aquila per il Vangelo di Giovanni.

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Spesso il Leone di San Marco, o Leone Marciano, è raffigurato con un’aureola sul capo e un libro tra le zampe, e in questa versione è da secoli il simbolo della città di Venezia. Sul libro è impressa la scritta: “Pax tibi Marce evangelista meus”, parte della frase che secondo un’antichissima tradizione, un angelo in forma di leone alato avrebbe rivolto a Marco, approdato per caso nella laguna di Venezia, preannunciandogli il luogo in cui le sue spoglie avrebbero riposato un giorno: “Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum.” (Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo)

Il patrono di Venezia

Molte sono le tradizioni che Venezia ha dedicato a San Marco Evangelista nel corso dei secoli. Una particolarmente romantica prevede che il 25 aprile, giorno della sua memoria liturgica, gli innamorati regalino un “bocolo”, un bocciolo di rosa rossa, alla donna del cuore. Una leggenda racconta la travagliata storia d’amore tra Maria, figlia del Doge Orso Partecipazio, detta “Vulcana” per l’intensità del suo sguardo, e Tancredi, un cantastorie. Maria convinse Tancredi a partire con i paladini di Carlo Magno, per mostrare il proprio valore al Doge suo padre, e lui si coprì d’onore, al pari di Orlando e Rinaldo. Quando i paladini tornarono a Venezia, però, Vulcana lo cercò invano tra di essi: Tancredi era morto in battaglia, tradito dal suo stesso slancio. Un suo compagno le consegnò una rosa rossa del suo sangue. Vulcana si chiuse nella sua stanza con la rosa, e qui venne trovata morta, accanto al bocciolo tornato fresco come appena colto.