Il monte degli Ulivi, tra i luoghi più cari a Gesù

Il monte degli Ulivi, tra i luoghi più cari a Gesù

Il Monte degli Ulivi è fin da tempi remoti un luogo di misteri, teatro di grandi eventi biblici. Qui comincia la Passione di Gesù

Le Sacre Scritture non parlano solo di personaggi e avvenimenti legati alla storia della Fede. Abbiamo visto come ci siano riferimenti ad alberi e fiori che rivestono vari significati simbolici, così come animali che divengono emblemi e incarnazioni di concetti spirituali e misteri. Ma nella Bibbia si parla anche di luoghi speciali, che sono stati teatro di eventi fondamentali per i cristiani, e che di quegli eventi conservano l’essenza e il senso più profondo ancora oggi. Uno di quei luoghi è il Monte degli Ulivi.
Si tratta di un’altura che sorge ancora oggi a est di Gerusalemme, e che un tempo era ammantata di ulivi, appunto, dai quali ha preso il nome. Gli arabi la chiamano invece Jabal at-Tur, “monte della Sommità”, ma anche “monte per eccellenza”, “monte santo”. Qui, ai piedi del Monte, un tempo sorgeva il Getsemani, meglio noto come Orto degli Ulivi, un piccolo appezzamento di terra nel quale Gesù si ritirò in preghiera e dialogo con Dio dopo l’Ultima Cena, poco prima di andare incontro al Suo destino.

Ma più in generale il Monte degli Ulivi è citato nelle Scritture come lo scenario di vicende importanti per la storia della cristianità. Vediamo quali.

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Gli episodi biblici accaduti sul monte degli ulivi

Il profeta Zaccaria è il primo a citare il Monte degli Ulivi. Se le sue profezie sono corrette, sarà dal Monte degli Ulivi che inizieranno a risorgere tutti i morti alla fine dei tempi, per accogliere il ritorno di Gesù: “In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra verso mezzogiorno” (Zc 14,4). Questa è la ragione per cui gli ebrei hanno iniziato a usare il monte come luogo di sepoltura fin da tempi remoti, e ancora oggi sono disposti a pagare cifre notevoli per poter riposare lì. Il cimitero ebraico infatti si estende ancora sul pendio del Monte degli Ulivi. Ha più di tremila anni ed è il cimitero più antico del mondo. È possibile visitarlo e camminare tra le oltre 150.000 tombe, alcune recenti, altre antichissime e quasi del tutto cancellate dalla lenta e implacabile erosione del tempo.

Il Monte degli Ulivi era anche teatro del sacrificio della giovenca rossa, un rituale di espiazione sancito da Mosè (Numeri 19,1-10): una giovenca rossa che non doveva mai aver portato il giogo veniva condotta sul Monte, uccisa, fatta a pezzi e bruciata con legno di cedro, issopo (una pianta aromatica). Sul rogo veniva posato anche del tessuto di lana tinto di rosso. Alla fine le ceneri venivano raccolte e versate in un contenitore pieno di acqua pura, destinata a essere spruzzata su chi necessitava di essere purificato.

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Quando Assalonne usurpò il trono del padre, Re Davide, questi si rifugiò nella Valle del Cedro, al confine fra il Monte degli Ulivi e Gerusalemme. Gesù avrebbe percorso lo stesso tragitto in direzione opposta mille anni dopo, tornando da Gerico sull’asinello che lo avrebbe condotto a Gerusalemme, in lacrime alla vista dei resti della Città Santa (Luca 19).

Anche la cittadina di Betania, da dove provenivano Lazzaro, Marta e Maria, gli amici di Gesù, e Simone, il lebbroso da Lui guarito, sorgeva alle pendici orientali del Monte degli Ulivi.

Il Monte degli Ulivi sarebbe stato anche dove ha avuto luogo l’Ascensione di Gesù al Cielo. Ne parla Luca nel suo Vangelo, raccontando dell’incontro con i discepoli lungo la strada tra Betania di Giudea e Gerusalemme (Luca 24,51) e negli Atti degli Apostoli leggiamo: “E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato” (Atti 1:10-12).
Per questa ragione il Monte degli Ulivi è chiamato anche Monte dell’Ascensione.

C’è anche una caverna in cui secondo la tradizione evangelica Gesù ha insegnato ai discepoli la preghiera del Padre Nostro.

Durante l’assedio di Gerusalemme del 70 d.C., che vide la distruzione del secondo Tempio, i soldati romani si accamparono sul Monte.

Il Getsemani o Orto degli ulivi

Abbiamo accennato a Gesù nell’Orto degli Ulivi. Ecco come i Vangeli raccontano quell’ultima sera che segna l’inizio della Passione di Gesù: “Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare” (Matteo 26:36).  Rimasto solo, Gesù si rivolge a Dio Padre. È stanco, colto da dubbi che prima non aveva, e chiede a Dio se il suo sacrificio sia davvero necessario: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi»” (Matteo 26:39). Alla fine tuttavia accetta il Proprio destino e si prepara ad affrontare la Passione e la morte.
“Ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!” (Matteo 26,47-48)

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L’agonia di Gesù nel Vangelo di Luca

Sebbene l’episodio dell’Orto degli Ulivi sia presente in tutti i Vangeli tranne quello di Giovanni, è il Vangelo di Luca che racconta in modo più toccante l’agonia di Gesù nel Getsemani, primo e irrimediabile passo verso la Passione. “Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo. Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Luca 22,43-44). La sofferenza di Cristo è quasi palpabile, la Sua lotta interiore diviene reale in quel sangue che trasuda dal Suo corpo, quasi una profezia del dolore e della sofferenza che verranno. Solo, abbandonato dagli amici che dormono, smarrito di fronte a Dio Padre che non gli risponde, davvero la Sua agonia è uno dei momenti più alti e significativi della Sua missione nel mondo.

Ancora oggi i francescani custodiscono questi luoghi, dove, a memoria delle sofferenze patite da Gesù, sorge la Basilica dell’Agonia, o Chiesa di Tutte le Nazioni. Da un piccolo uliveto di piante secolari i frati producono ancora oggi un olio prezioso.