Folgorato sulla via di Damasco: da cosa deriva questo modo di dire

Folgorato sulla via di Damasco: da cosa deriva questo modo di dire

Folgorato sulla via di Damasco, un modo di dire che nasconde una storia di fede e conversione spirituale profonda. Il protagonista? Uno dei santi più venerati di tutti i tempi

Quando diciamo di qualcuno che è stato folgorato sulla via di Damasco intendiamo che una persona è stata travolta da un evento così importante e sconvolgente da cambiare in modo profondo e significativo la sua vita. Forse però non tutti sappiamo da dove nasce questo modo di dire. Ebbene, l’origine di questa espressione è da ricercarsi nella storia di San Paolo Apostolo, e in particolare nel momento in cui egli cessò di essere Saulo di Tarso, fabbricante di tende, ebreo ellenizzato, insignito della cittadinanza romana, e soprattutto fiero e terribile persecutore di cristiani, per divenire Paolo, l’apostolo dei gentili (i pagani), il principale missionario del Vangelo di Gesù tra greci e romani.

Abbiamo dedicato un articolo alla vicenda umana e religiosa di Paolo di Tarso. Qui ci preme focalizzare sull’episodio chiave della sua esistenza, il momento della conversione, quando appunto venne folgorato sulla via di Damasco.

San Paolo di Tarso

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La Conversione di San Paolo

L’episodio è raccontato da Paolo stesso in alcune delle sue Lettere, e anche negli Atti degli Apostoli. Mentre inseguiva un gruppo di cristiani in fuga verso Damasco, Paolo fu investito da una grande luce abbagliante che lo accecò, e udì una voce stentorea che gli chiedeva: “Saul, Saul, perché mi perseguiti?” E lui rispose: “Chi sei o Signore?”; e la voce: “Io sono Gesù che tu perseguiti. Orsù alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare” (Atti 9, 3-7). Era forse il 35 d.C. e Paolo si stava recando a Damasco con un incarico formale da parte del Sinedrio di Gerusalemme che lo autorizzava a perseguitare i cristiani di quella città. Ovviamente nulla di tutto ciò accadde: dopo la straordinaria esperienza di cui era stato protagonista, Saulo si convertì al Cristianesimo e fece della diffusione della Parola di Cristo la sua unica e sola missione di vita. Al punto da essere ricordato come il più fervido degli Apostoli, e questo sebbene non avesse mai incontrato Gesù!

Forse proprio per questa sua conoscenza indiretta, egli non ritenne necessario nei propri scritti ripetere le parole di Gesù e raccontare la Sua storia, come accadde nei Vangeli, ma poté concentrarsi sui fondamenti dottrinali alla base della teologia cristiana di ogni tempo, sulla missione di Cristo, sul valore della Sua esperienza umana, sulla Salvezza da Lui incarnata. Nelle Lettere di San Paolo c’è il senso stesso della cristianità, ed è sorprendente, se consideriamo che egli le scrisse duemila anni fa! Dopo la conversione Paolo predicò in un primo tempo agli ebrei, poi, forte della sua educazione ellenistica, ai romani e ai greci, viaggiando attraverso l’Arabia, l’Acaia e l’Asia minore. Osteggiato dagli stessi ebrei cristiani che un tempo aveva perseguitato, rischiò il linciaggio e venne arrestato più volte. Incontrò il suo destino a Roma durante la persecuzione di Nerone.

La conversione di San Paolo viene celebrata con una festa il 25 gennaio e l’episodio ha ispirato innumerevoli capolavori artistici nel corso dei secoli. Pensiamo in particolare a La Conversione di San Paolo dipinta da Caravaggio e conservata nella Cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma. Nel quadro Saulo è ritratto a terra, sopraffatto dalla luce divina, e su di lui campeggia un grande cavallo con lo zoccolo sollevato che occupa una parte rilevante del dipinto. Manca la figura di Cristo, ma il quadro è circonfuso di un realismo drammatico senza precedenti, dove un ruolo fondamentale gioca anche la luce, che fa da contrasto al fondo scuro.

C’è un’altra versione della conversione di San Paolo folgorato sulla via di Damasco, sempre dipinta da Caravaggio e conservata nella Collezione privata Odescalchi a Roma. Anch’essa rappresenta il momento in cui Saulo venne accecato dalla luce di Gesù, che qui è però raffigurato nell’angolo destro del dipinto. È proteso verso la figura di Saulo, con le braccia aperte, come a volerlo accogliere, mentre un angelo Lo sorregge. Anche qui Saulo è caduto da cavallo e si copre gli occhi per proteggerli dalla luce, mentre il soldato accanto a lui sembra esserne del tutto immune.