Domenica delle Palme: storia e significato della festa

Domenica delle Palme: storia e significato della festa

La Domenica delle Palme è l’ultima domenica prima di Pasqua. Con essa inizia la Settimana Santa. Ecco cosa si celebra e come.

A chiunque tra noi sia cresciuto in una famiglia cattolica sarà capitato da bambino di essere portato in chiesa la Domenica delle Palme e di ricevere un rametto di ulivo benedetto dal sacerdote. Quel rametto, portato a casa, veniva poi appeso da qualche parte, e conservato, come segno di pace e fede per la casa e chi l’abitava. Naturalmente da bambini non potevamo sapere quanto antica fosse l’origine di questa usanza, collegata a un’ancora più antica tradizione ebraica che coincideva con il Sukkot, la “festa delle capanne”. Si tratta di una festa di pellegrinaggio, una delle più importanti per gli ebrei ancora oggi. Rievoca il viaggio del popolo ebraico nel deserto verso la Terra Promessa, quando vivevano in capanne (la parola ebraica sukah significa “capanna” e “sukoth” è il plurale). Per celebrare questa festa gli ebrei si recavano in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme portando in offerta un mazzetto composta da quattro diverse piante: palma, cedro, tre rami di mirto e due di salice legati assieme con la canapa.

Sempre da bambini non potevamo nemmeno sapere che la Messa delle Palme ricorda l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, raccontato in tutti e quattro i Vangeli canonici. In particolare, Giovanni (Giovanni 12,12-13) scrive che l’arrivo di Gesù venne accolto da una folla che sventolava rami di palma, mentre Matteo e Marco parlano più in generale di rami di alberi e fronde prese dai campi e Luca non menziona nulla in particolare.
Da questo avvenimento fondamentale, che ebbe luogo cinque giorni prima della morte di Gesù, nasce la celebrazione della Domenica delle Palme, in occasione della quale il sacerdote benedice i rami di palma, o i rami di ulivo alle nostre latitudini, e li distribuisce ai fedeli perché portino a casa e li conservino come simbolo di pace.

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La liturgia della Domenica delle Palme

La Domenica delle Palme segna l’inizio della Settimana Santa, che si sovrappone alla Quaresima. Solo con la celebrazione dell’ora nona del Giovedì Santo la Quaresima sarà finita e si entrerà a tutti gli effetti nel Triduo pasquale, memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo.

In occasione della Domenica delle Palme a messa si legge il passio, il racconto della Passione di Cristo desunto dai Vangeli di Marco, Luca o Matteo, a seconda dell’anno liturgico in corso. La lettura viene fatta da tre persone diverse, che impersonano Gesù, il cronista e il popolo. Prima di arrivare in chiesa i fedeli si radunano nella piazza o nel sagrato, dove il sacerdote benedice e distribuisce i rami di ulivo. Dove possibile si svolge anche una processione.

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Oltre alla liturgia vera e propria, ci sono molte usanze legate ai rametti d’ulivo distribuiti la Domenica delle Palme, come quello che prevede che il giorno di Pasqua usi un rametto d’ulivo intinto nell’acqua santa per benedire la tavola.

Ingresso di Gesù a Gerusalemme

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme che dà origine alla tradizione della Festa delle palme è descritto in tutti i quattro vangeli canonici: Matteo 21,1-11, Marco 11,1-11, Luca 19,28-44 e Giovanni 12,12-19. Secondo Giovanni l’ingresso di Gesù a Gerusalemme ebbe luogo al quinto giorno prima della Pasqua ebraica, il giorno 10 del mese di Nisan. Si trattava del giorno deputato a prendere l’agnello da sacrificare a Pasqua, ed è emblematico che l’evangelista abbia scelto proprio quel giorno, considerando quanto ricorra nel suo Vangelo il tema di Gesù agnello di Dio. Gli altri Vangeli non indicano una data precisa, limitandosi a dire che si era vicini a Pasqua.

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Gesù entra nella città santa di Gerusalemme per festeggiare la Pasqua. È a cavallo di un asinello, attorniato dai discepoli e scortato da una folla festante che agita rami di palma. Gridano il suo nome e lo acclamano con esclamazioni festose: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” Giovanni (12,13). Osanna è un’espressione di giubilo ebraica, ma significa anche aiutaci, salvaci.

Anche la scelta della cavalcatura di Gesù, l’asino, non è casuale. La profezia di Zaccaria riguardo l’avvento del Messia recitava infatti: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina” (Zc 9,9).

Anche i mantelli che vengono posati sull’asino come sella per Gesù hanno un valore simbolico: venivano stesi sui gradini per permettere al sovrano di salire fino al trono. Dunque diventano qui un simbolo di regalità e riconoscimento.

Il significato dei rami d’ulivo benedetti

L’usanza di andare in Chiesa in occasione della Domenica delle Palme e portare a casa i rami di ulivo benedetto trae dunque origine dall’episodio evangelico. Ma perché è stato scelto proprio l’ulivo per sostituire la palma? L’ulivo è sempre stato considerato una pianta sacra, per tutti i popoli dell’antichità. Simbolo di Atena per i greci, veniva usato per incoronare gli atleti olimpici. Più vicino al nostro ambito il racconto biblico di Noè, e della colomba che riportandogli un rametto d’ulivo gli fece comprendere che il Diluvio era finito. Ulivo dunque come simbolo di rinascita e pace e profondamente legato alla storia di Gesù: lo stesso appellativo Cristo significa “unto”, con riferimento all’olio ottenuto dalle olive e usato nelle cerimonie. Ricordiamo anche l’ultima notte che Gesù trascorse con i suoi discepoli nel Getsemani, l’orto ai piedi del Monte degli Ulivi.

Anche la palma era molto importante per le antiche civiltà, dagli egizi ai romani. Era considerata simbolo di immortalità e rinascita. Così alta da suggerire un collegamento tra terra e cielo, generava innumerevoli frutti e veniva spesso usata come modello per le colonne dei templi.

È importante non buttare i rametti di ulivo, nemmeno quando si seccano: essi sono dei sacramentali, e come tale protetti dal diritto canonico, dunque sacri. Possiamo scegliere se bruciarli, seppellirli o riportarli in chiesa, dove saranno bruciati per ottenere le ceneri per il successivo Mercoledì delle ceneri.

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