I riti della Settimana Santa

I riti della Settimana Santa

La Pasqua è la festa più importante per i cristiani e viene celebrata in tutto il mondo. I riti che la contraddistinguono sono distribuiti nell’arco della cosiddetta Settimana Santa. Vediamo giorno per giorno che cosa accade.

La Settimana Santa è quel periodo di sette giorni che va dalla Domenica delle Palme, giorno in cui si celebra l’arrivo di Gesù a Gerusalemme, al Sabato Santo e alla Domenica di Pasqua, che festeggiano la resurrezione di Gesù Cristo. Appare fin da subito evidente come e perché questi sette giorni siano così importanti per ogni cristiano. La morte e la Resurrezione di Gesù sono l’apice dell’anno liturgico, il momento più forte e significativo dal punto di vista spirituale e per il percorso di fede di ciascun credente. È nella sua morte e soprattutto nella sua Risurrezione che Gesù dimostra la propria divinità e indica attraverso la propria sofferenza, il cammino verso la speranza della salvezza e della vita eterna. Non stupisce che le celebrazioni legate a questo evento siano così articolate e protratte nel tempo, e che assumano tratti diversi, ma ugualmente solenni e significativi, in tutte le professioni di fede cristiana.

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Non meraviglia nemmeno che, per giungere questo momento di solennità ed elevazione spirituale, sia necessario sottoporsi a un lungo periodo di penitenza e privazione, ovvero i quaranta giorni della Quaresima, che iniziano col Mercoledì delle ceneri e si concludono proprio col Giovedì della Settimana Santa.

Non è facile raccogliere tutti i riti solenni celebrati nel mondo cristiano durante la Settimana Santa. Cercheremo di ripercorrere i vari passi di questo percorso di fede e speranza, di passione ed espiazione.

La Pasqua è una festa mobile, pertanto non si può definire una data esatta di inizio e fine. Essa segue il ciclo lunare e ogni anno viene celebrata la domenica che segue la prima luna piena di primavera.

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Domenica delle palme

La Domenica delle Palme precede la Pasqua e segna l’inizio della Settimana Santa. Ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, quando venne accolto dai cittadini festanti come Messia, acclamandolo con queste parole: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nel più alto dei cieli.” (Mt 21,9). Per gli ebrei, la palma era una delle quattro piante portate in processione per la festività del Sukkot, la festa del pellegrinaggio, che ricordava il viaggio del popolo di Israele verso la Terra promessa e in particolare il tempo trascorso nel deserto, quando vivevano in capanne chiamate appunto sukot. Durante la festa venivano usati un ramo di palma (lulav), uno di cedro (etrog), tre rami di mirto e due di salice. Dunque la palma indicava felicità e trionfo, prosperità e ricchezza, così come anche secondo i greci e i romani.

La Domenica delle Palme è conosciuta anche come domenica De Passione Domini “della passione del Signore”, perché sebbene sia un giorno di festa, è il primo degli eventi che porteranno all’agonia e alla Crocifissione di Gesù. Nel rito romano la domenica delle palme fa ancora parte della Quaresima, mentre nella Forma straordinaria quest’ultima si conclude la domenica precedente. 

Lunedì

I tre giorni successivi alla Domenica delle Palme ricordano alcuni fatti della vita di Gesù a Gerusalemme e in particolare il tradimento di Giuda. Ogni giorno, come prima lettura della messa, viene letto uno dei primi tre canti del Servo del Signore dal libro del profeta Isaia. La lettura del Vangelo, invece, racconta gli ultimi giorni di Gesù prima dell’arresto.

Il lunedì è il giorno dell’amicizia, sentimento importante per Gesù, che amava circondarsi di buoni amici e trascorrere tempo con loro. In questo giorno in particolare si ricorda di come lui si sia recato a Betania a visitare tre grandi amici: Marta, Maria e Lazzaro. “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.” (Gv 12,1-11)

Martedì

Il martedì della Settimana Santa inizia a delinearsi nella mente di Gesù la consapevolezza del tradimento. La lettura del Vangelo nella liturgia racconta questo: “In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta.” (Gv 13,21-25)

Mercoledì

Il mercoledì della Settimana Santa ricorda il tradimento vero e proprio di Giuda, che si reca dai Sacerdoti per vendere Gesù. “Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.” (Matteo 26:14-16)

Il Giovedì santo

È l’ultimo giorno di Quaresima, ma anche il primo del cosiddetto Triduo Pasquale, che comincia con la messa in Cena Domini di Giovedì santo, e termina con la Domenica di Pasqua. Questi tre giorni rappresentano il tempo centrale dell’anno liturgico e celebrano il Mistero pasquale di Gesù Cristo: istituzione dell’eucaristia, appunto, e poi passione, morte, discesa agli inferi e la resurrezione

La mattina del Giovedì santo è dedicata alla consacrazione degli oli santi, ovvero quelli che serviranno per celebrare i Sacramenti, e i sacerdoti rinnovano le promesse fatte il giorno dell’ordinazione.

La sera si celebra la messa in Cena Domini, che ricorda l’Ultima cena di Gesù e dunque l’istituzione dell’Eucaristia. Si tratta di una cerimonia importante, perché vengono benedette anche le ostie che verranno distribuite il giorno dopo. La Cena Domini decreta la fine della Quaresima e l’inizio del Triduo Pasquale.

Il Giovedì santo festeggia anche l’istituzione del sacerdozio ministeriale e il comandamento dell’amore fraterno. Gesù lava i piedi ai suoi discepoli come estrema forma d’amore. “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.” (Gv 13,1-5)

Ancora, il Giovedì Santo si celebra la consegna del nuovo comandamento di Gesù, il comandamento dell’amore. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34)

Infine, il Giovedì santo la croce dell’altare maggiore viene coperta con un velo bianco e poi viene lasciata velata fino al giorno successivo. Fa parte della Velatio, la velatura delle croci e delle immagini sacre esposte alla venerazione dei fedeli, con esclusione di quelle della Via Crucis. “Finita la Messa e prima dei Vespri si coprono le croci e le immagini della chiesa con veli violacei; le croci restano coperte fino al termine dell’adorazione della croce da parte del celebrante il Venerdì Santo, le immagini fino all’intonazione del Gloria nella Messa della Vigilia Pasquale” recita il messale tridentino, frutto del Concilio di Trento. Inoltre la liturgia e accompagnata de momenti di silenzio solenne.

Il Venerdì santo

Il Venerdì santo precede la Domenica di Pasqua e ricorda la passione di Gesù, la sua crocifissione e morte. Prevede l’astinenza dalla carne per i fedeli dai 14 anni di età, e astinenza e digiuno ecclesiastico per quelli dai 18 ai 60 anni. Si tratta dell’ultimo atto di penitenza da parte dei fedeli per preparare il ritorno di Cristo e la liberazione dalla morte.

Il Venerdì santo non si celebra l’Eucarestia. Le ostie che vengono offerte sono state infatti consacrate il giorno prima, il Giovedì santo.

La liturgia del Venerdì santo celebra la Passione del Signore, e prende il nome di celebrazione ”in Passione Domini’. In passato veniva celebrata la liturgia del Venerdì santo alle ore 15:00, ora della morte di Gesù secondo i Vangeli. Oggi viene celebrata nel pomeriggio, in un orario più consono per permettere la frequentazione da parte dei fedeli.

La Liturgia in Passione Domini è composta da tre parti:

  • liturgia della Parola, composta di numerose letture e dalla solenne preghiera universale,
  • adorazione della santa Croce dell’altare maggiore, che viene liberata dal velo con cui è stata coperta il giorno prima;
  • comunione con i presantificati (le ostie consacrate la sera prima). 

Di solito la liturgia del Venerdì santo è seguita dalla Via Crucis, cortei con statue processionali o altri atti di devozione. 

Il Sabato santo

Il Sabato santo celebra il giorno in cui Gesù sarebbe disceso negli inferi. Tale discesa ha visto come protagoniste la divinità di Cristo e la sua anima umana, mentre il suo corpo restava nel sepolcro protetto dal decadimento dalla grazia divina. Durante il tempo trascorso negli inferi Gesù trionfa contro il diavolo e libera le anime dei giusti traendole in Paradiso. Solo una volta compiuta la sua missione anima e divinità tornano a ricongiungersi col corpo incorrotto. È il momento della Resurrezione.

Secondo giorno liturgico del Triduo pasquale, è un giorno dedicato al raccoglimento e alla preghiera. Tutti i fedeli sono in attesa della Resurrezione, che verrà annunciata durante la veglia pasquale che ha inizio al tramonto.

“Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.” (da un’antica Omelia sul Sabato santo).

Nel giorno di Sabato santo non si celebra la messa, l’altare rimane spoglio, a simboleggiare l’assenza di Cristo, il suo essere momentaneamente altrove. L’eucarestia è concessa solo in punto di morte. I sacramenti sono sospesi.

Digiuno ecclesiastico e astinenza dalle carni sono consigliati, ma non obbligatori. 

Dopo il tramonto comincia la Veglia pasquale, con l’accensione del cero pasquale, e la proclamazione della luce di Cristo. 

Domenica di Resurrezione

La Domenica di resurrezione conclude la Settimana santa celebrando la gioia e il trionfo di Gesù risorto. La Resurrezione rappresenta il fondamento della fede cristiana, che si rinnova a ogni liturgia eucaristica e perpetra il proprio miracolo nel tempo. 

Le tradizioni popolari

Com’è facile immaginare la Settimana santa in Italia è caratterizzata, oltre che dalla liturgia specifica dei singoli giorni, da molte forme di devozione popolare e da tradizioni che affondano le loro origini nel passato. Del resto, soprattutto nel nostro paese, la tradizione delle feste patronali è radicata nel territorio e nella memoria storica al punto che a volte diventa difficile separare il sentimento religioso da suggestioni più profane. Anche in questo periodo così importante i cristiani, molte tradizioni popolari animano le nostre città e i nostri paesi. Ne ricordiamo solo alcuni.

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Nella Processione degli Incappucciati che si svolge il Venerdì santo a Isernia, una processione di uomini coperti completamente da un telo bianco e incoronati con una corona di spine percorre tutta la città portando a spalla le statue della Mater Dolorosa e del Cristo Morto. 

A Lanciano gli incappucciati indossano un saio nero col cappuccio e percorrono le vie della città reggendo fiaccole il Giovedì e Venerdì santo, mentre un uomo scelto tra i membri delle Confraternite impegnate nella rievocazione impersona il Cireneo scalzo che porta la croce attraverso la città. 

A Sarno, in Campania, fin dal 1200 uomini incappucciati, i Paputi (dal latino pappus, vecchio), percorrono la via Crucis portando croci di legno. 

A Enna, in Sicilia, molte tradizioni ancora praticate durante la Settimana di Pasqua risalgono alla dominazione spagnola, tra il XV e il XVII secolo. Pensiamo anche qui agli incappucciati che nella processione del Venerdì Santo portano i fercoli (carri caratteristici) del Cristo morto e della Madonna Addolorata, mentre intorno a loro risuonano marce funebri e lamentanze, antichi canti religiosi che piangono la morte del Cristo. 

A Noicattaro, in Puglia, la sera del Giovedì Santo ha luogo la processione dei Crociferi, uomini vestiti con abito nero, cappuccio calato sul volto e corona di spine sul capo che percorrono scalzi le vie del centro per visitare gli altari della reposizione.

A San Severo il Venerdì Santo si apre con la tradizionale processione dell’Addolorata e di Gesù Flagellato

Il Sabato Santo a Nocera Terinese, in provincia di Catanzaro, i vattienti passano in processione per la città percuotendosi le gambe con oggetti acuminati fino a farle sanguinare copiosamente, per ricordare i patimenti di Gesù.

A Sulmona, in provincia dell’Aquila, la Domenica di Pasqua ha luogo la Sacra Rappresentazione della Madonna che scappa in piazza. La statua della Madonna Addolorata viene portata in processione a gran velocità, a simboleggiare la corsa di Maria per riabbracciare Gesù risorto.