Calici, pissidi e patene: come pulire gli accessori liturgici

Calici, pissidi e patene: come pulire gli accessori liturgici

Gli accessori liturgici sono parte fondamentale della celebrazione della messa. Ma richiedono lavaggi frequenti e trattamenti particolari. Ecco come tenerli puliti senza rovinarli

La Liturgia cattolica non è fatta solo di cerimonie, formule di un culto e riti codificati nel corso dei secoli. Ci sono anche oggetti, definiti accessori liturgici, che vengono utilizzati nel corso delle celebrazioni, dal sacerdote e da chi lo coadiuva. Si tratta di articoli religiosi meno voluminosi degli arredi sacri, tra i quali annoveriamo l’altare stesso, il Tabernacolo, il leggio, l’ambone, il pulpito e la fonte battesimale. E tuttavia, gli accessori liturgici sono indispensabili per la celebrazione della messa, e in particolare per l’Eucaristia, e per la per la conservazione del Santissimo Sacramento. Pensiamo al calice da messa, destinato a contenere il vino consacrato dal celebrante, o i calici per ostie, come la pisside, nella quale sono contenute le ostie consacrate, e tutti gli altri vasi sacri, dalla patena, il piattino sul quale il sacerdote appoggia l’ostia, alle ampolline che contengono l’acqua ed il vino che verranno utilizzati per la messa.

I calici liturgici e gli altri accessori servono anche per adornare l’altare e la chiesa.

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Per questo fin dall’antichità si sono utilizzati metalli e materiali preziosi per realizzare gli accessori liturgici, in particolare quelli che devono venire a contatto con le specie del pane e del vino. La Redemptionis Sacramentum è un’istruzione emessa nel 2005 dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, e descrive accuratamente le modalità con cui deve svolgersi l’Eucaristia, dall’utilizzo del piattino durante la Comunione per evitare che le particole possano cadere, alla scelta dei materiali con cui devono essere costruiti i calici religiosi e gli altri accessori liturgici. Il calice della comunione per esempio deve essere sempre in metallo prezioso, in oro o argento, o comunque avere l’interno dorato. In passato la doratura del metallo avveniva con la laminatura a caldo, che fissava uno strato di oro sulla superficie del calice, fatta di un metallo meno nobile, ma questa lavorazione prevedeva l’utilizzo di sostanze molto tossiche e inquinanti, come cianuro e mercurio. Oggi si utilizzano i bagni galvanici che, come vedremo, sono utili anche per la manutenzione degli oggetti liturgici, anche se il fissaggio dello strato di oro è meno forte.

Gli oggetti liturgici vengono conservati con cura nella sacrestia, dove vengono puliti, preparati e consacrati prima dell’utilizzo.

Ecco come pulire il metallo e gli altri materiali preziosi di cui sono fatti questi oggetti.

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Come pulire i calici in metallo

Prima di tutto consideriamo che, dal momento che l’alcool del vino è corrosivo per l’oro o la finitura dorata che riveste l’interno del calice della comunione, è opportuno che il vino venga versato solo al momento dell’Eucarestia, mai prima. Dopo l’utilizzo, lo stesso sacerdote provvede a versare qualche goccia d’acqua nel calice e a pulirlo con l’apposito tovagliolo, il purificatoio. Una volta riportato il calice in sacrestia si può procedere a un secondo passaggio con un panno morbido di cotone o microfibra, evitando tuttavia di utilizzare alcol o detergenti aggressivi. Se parliamo di un calice in vero oro non richiederà eccessiva manutenzione: acqua e sapone neutro saranno sufficienti per rimuovere lo sporco più ostinato, e un panno morbido in microfibra donerà all’oggetto la lucentezza originaria. È però importantissimo asciugare sempre molto bene gli accessori liturgici.

Evitare detergenti aggressivi è fondamentale perché molti accessori liturgici sono realizzati in metalli meno preziosi, come rame e ottone, lavorati poi, come accennavamo, con trattamenti galvanici, ovvero dei ‘bagni’ in soluzioni acquose che contengono sali di metalli, con i quali è possibile migliorare l’aspetto estetico, ma anche rinnovare e rendere più duraturi oggetti in metallo. Non si tratta solo di coprire gli oggetti con una patina in oro o argento, ma di prevenire o curare il deterioramento provocato dall’usura e dal tempo, eliminare l’ossidazione e dare nuova vita al metallo.

Come pulire i calici in argento

Abbiamo già dedicato un articolo a come pulire l’argento. In quel caso si parlava di gioielli. Nel caso dei vasi sacri e degli accessori liturgici è più che mai importante sapere come si pulisce l’argento e soprattutto cosa non bisogna fare per evitare di rovinare questi oggetti così preziosi.  Col tempo l’argento tende a perdere la sua lucentezza e scurirsi, fino a diventare nero. Questo processo si chiama ossidazione, e avviene perché l’argento utilizzato per i vasi sacri non è puro, ma mescolato con altri metalli, come per esempio rame. Sono questi metalli a ossidarsi e a far annerire gli oggetti, complice anche il sudore di chi li maneggia, l’umidità e così via.

Se vi chiedete come pulire l’argento annerito, la prima cosa da fare è non utilizzare prodotti chimici, che mentre eliminano l’annerimento bruciano il metallo, e possono portare alla comparsa di macchie.

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Anche l’uso del bicarbonato, utile per i piccoli gioielli, rischia di diventare controproducente quando si vuole lucidare il metallo dei vasi sacri. Infatti questi oggetti, soprattutto se antichi, sono caratterizzati da bruniture e finiture che, sfregando con acqua e bicarbonato, si rischia di far sparire. Ci si ritrova così con un calice pulito e splendente, ma totalmente primo dell’effetto a rilievo dato dalle bruniture caratteristiche di questo materiale.

Meglio affidarsi a un laboratorio specializzato in questo genere di servizi, in grado di riportare gli accessori liturgici al loro antico splendore senza usare trattamenti troppo aggressivi.

Come pulire i calici in legno

Premesso che, come abbiamo detto, l’interno dei vasi sacri, ovvero quella parte che deve venire a contatto con le ostie o il vino consacrato, devono essere d’oro o quanto meno dorati, può capitare di avere a che fare con oggetti liturgici fatti esternamente in legno. In questo caso vale lo stesso discorso di qualsiasi utensile da cucina o stoviglia realizzato con questo materiale. Il legno è poroso, dunque tende ad assorbire acqua e con il tempo si deforma e perde il colore. Usare pochissima acqua tiepida, dunque, senza detersivi chimici, al massimo un po’ di sapone di Marsiglia, o, anche meglio, sale o aceto. Risciacquare bene e asciugare con cura, per evitare la formazione di macchie e muffa.

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