San Petronio a Bologna fu vescovo, ma anche promotore dello sviluppo urbanistico, e difensore della libertà e della spiritualità dei bolognesi. Ancora oggi è ricordato e amato come patrono
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San Petronio, santo protettore di Bologna, fu in vita una figura centrale nella sua storia religiosa e culturale. Visse nel V secolo d.C. e divenne l’ottavo vescovo della città intorno al 430 d.C. Proveniente da una famiglia di funzionari pubblici, abbandonò una carriera promettente per dedicarsi al ministero sacerdotale. È menzionato in documenti storici da autori come San Eucherio di Lione e Gennadio di Marsiglia, che lo descrivono come un uomo di grande virtù e saggezza. Il suo episcopato, durato fino al 450 circa, segnò profondamente lo sviluppo urbanistico e spirituale della città emiliana. Infatti quando Petronio arrivò a Bologna, la città era in rovina a causa delle invasioni barbariche.
Egli promosse la ricostruzione sia degli edifici pubblici che religiosi, in particolare del complesso di Santo Stefano, oggi conosciuta anche come il complesso delle Sette Chiese. Qui, sulle rovine di un antico tempio romano, fece erigere una chiesa destinandola a cattedrale o Sacellum ad Martyres e dedicandola ai martiri Vitale e Agricola, i cui sarcofagi risalenti al IV secolo erano stati da poco rinvenuti. Contestualmente, Petronio convertì il tempietto pagano di Iside in battistero, consacrando la sorgente naturale con acqua del Giordano e scegliendolo come luogo di sepoltura personale. Secondo la tradizione, il progetto della basilica fu concepito per richiamare il Santo Sepolcro di Gerusalemme. L’intento era quello di creare una rappresentazione simbolica della Gerusalemme cristiana, in particolare del Santo Sepolcro, per coloro che non potevano intraprendere il lungo e costoso viaggio verso la Terra Santa. Petronio ribattezzò il complesso architettonico Sancta Hierusalem e chiese che la sua tomba venisse collocata in una cella sotto un altare con pulpito.

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Secondo la tradizione, il vescovo Petronio compì anche un viaggio a Gerusalemme, da cui riportò numerose reliquie sacre. Durante il ritorno, passando per Costantinopoli, ottenne dall’imperatore Teodosio II importanti privilegi per Bologna e il permesso di promuovere la costruzione di nuovi edifici e l’ampliamento delle mura cittadine. L’imperatore concesse a bologna anche l’autonomia civica perpetua, che implicava la protezione imperiale contro le tirannie straniere e il riconoscimento della libertà locale. Bologna avrebbe poi mantenuto la sua autonomia civica nel corso dei secoli, specialmente durante le lotte tra i comuni italiani e l’autorità imperiale, arrivando ad ottenere privilegi significativi, come il diritto di coniare moneta e una serie di concessioni giurisdizionali ed economiche da parte degli imperatori. Petronio non fu dunque solo una guida spirituale, ma anche un artefice della ricostruzione di Bologna e un difensore della sua libertà.
Petronio morì nel 480 d.C. e fu sepolto nella sua Sancta Hierusalem, come aveva chiesto. La sua tomba fu riscoperta nel 1141 dai monaci benedettini che vivevano nel Monastero di Santo Stefano. Oltre ai suoi resti conteneva molte reliquie preziose. Ancora oggi la sua memoria liturgica cade il 4 ottobre, giorno in cui si commemorano le sue reliquie.
San Petronio è ancora oggi associato alla protezione spirituale e fisica di Bologna, un aspetto simboleggiato dalle quattro croci che, secondo la tradizione, egli avrebbe collocato ai confini della nuova cinta muraria della città. Queste croci sono considerate simboli apotropaici, ossia capaci di allontanare il male e proteggere la comunità dai pericoli esterni. Le quattro croci furono posizionate ai margini delle mura cittadine tra la fine del IV secolo e la prima metà del V secolo. Esse rappresentavano uno scudo simbolico per Bologna e una protezione spirituale ai suoi abitanti.

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Basilica di San Petronio a Bologna
A metà del XIII secolo, il Comune di Bologna proclamò San Petronio patrono principale della città e fu deciso di costruire una basilica in suo onore in Piazza Maggiore. I lavori iniziarono nel 1390 sotto la direzione dell’architetto Antonio di Vincenzo, già autore della loggia della Mercanzia e del palazzo dei Notai. La morte dell’architetto e svariati problemi e interruzioni protrassero la costruzione della basilica nei secoli. Fin dal principio una delle principali ragioni per cui la basilica rimase incompiuta fu la mancanza di finanziamenti. Il Comune di Bologna, pur avendo ambiziosi progetti, non riuscì a garantire le risorse necessarie per completare l’opera e la comunità bolognese si trovò a dover sostenere interamente i costi senza il supporto economico della Chiesa romana. Basti pensare che alla morte dell’architetto Antonio di Vincenzo, Baldassarre Cossa, legato papale e futuro antipapa Giovanni XXIII, vendette i materiali destinati alla basilica, ostacolando ulteriormente il progresso dei lavori. Anche le tensioni politiche tra il Comune e la Chiesa influenzarono negativamente il cantiere.
Nel 1514 l’architetto Arduino degli Arriguzzi propose un nuovo modello che avrebbe superato in grandezza la Basilica di San Pietro a Roma. Tuttavia il progetto di Arriguzzi fu boicottato dall’intervento di Papa Pio IV, che decise di costruire l’Archiginnasio proprio accanto alla basilica, bloccando ulteriormente i lavori. Questo atto è spesso interpretato come un tentativo di impedire che San Petronio superasse in grandezza la Basilica di San Pietro a Roma. Alcuni storici sostengono che l’interruzione dei lavori fosse già in atto a causa di problemi economici e politici, e non solo per volere papale.
Nel corso dei secoli, vi furono vari tentativi di riprendere i lavori con nuovi progetti architettonici, ma le discordanze stilistiche e le mancanze di finanziamenti continuarono a ostacolare il completamento della facciata. Diverse soluzioni furono proposte da architetti rinomati, ma nessuna riuscì a risolvere le questioni irrisolte legate al progetto originale.

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Il capo di San Petronio fu traslato nella basilica per volontà di Papa Benedetto XIV (Prospero Lambertini) alla fine del XVIII secolo, mentre il resto del corpo vi giunse solo nel 2000. Nel 1798, durante il dominio napoleonico, anche le quattro croci furono trasferite nella Basilica di San Petronio, dove sono attualmente conservate lungo le navate laterali. Questo spostamento ha mantenuto viva la loro funzione simbolica di protezione per la città.
La statua in bronzo di Michelangelo
All’interno della Basilica di San Petronio non esiste nessuna statua in bronzo realizzata da Michelangelo. La statua c’era, in passato. Era stata collocata nel 1508 sulla facciata e raffigurava papa Giulio II, che con quest’opera di Michelangelo intendeva affermare simbolicamente il dominio papale su Bologna. Ma 1511 la statua venne distrutta dai seguaci dei Bentivoglio, che erano stati cacciati dalla città proprio per volontà del Papa. Con i frammenti di questo inestimabile monumento di bronzo il duca Alfonso d’Este realizzò una colubrina, una specie di piccolo cannone, ribattezzata “Giulia”.
Michelangelo ebbe un legame particolare con Bologna e realizzò altre opere importanti per la città, come l’Angelo reggicandelabro per l’Arca di San Domenico, conservata nella basilica omonima.
Meridiana di San Petronio

La Meridiana di San Petronio rappresenta uno dei capolavori scientifici più affascinanti della basilica. Realizzata nel 1655 dal matematico e astronomo Giovanni Cassini, è la meridiana più lunga al mondo costruita all’interno di una chiesa, con i suoi 67,72 metri di lunghezza. La meridiana ha la funzione di indicare l’istante del mezzogiorno quando un’ombra la attraversa. Non è solo uno strumento di misurazione del tempo, ma rappresenta anche un perfetto esempio dell’armonia tra scienza e fede che caratterizzava la cultura del XVII secolo. Grazie alla sua precisione, la meridiana di San Petronio permise di confermare l’irregolarità dell’orbita terrestre e contribuì alla riforma del calendario gregoriano. Ancora oggi, nelle giornate di sole, è possibile osservare il funzionamento di questo straordinario strumento, che continua a misurare il tempo con sorprendente accuratezza.

















