San Gregorio Armeno: illuminatore

San Gregorio Armeno: illuminatore

San Gregorio Armeno Illuminatore, apostolo degli armeni, venerato dalla chiesa copta e ortodossa, è famoso nel nostro paese per una ragione molto particolare. Scopriamo quale.

San Gregorio detto l’Illuminatore è colui che portò l’Armenia ad abbracciare la religione cristiana, tramite una lunga e sofferta campagna di evangelizzazione che egli condusse per diversi anni, scontrandosi con molti signori locali ancora fedeli alla religione pagana. Per questo viene onorato come fondatore e il santo patrono della Chiesa Apostolica Armena e viene festeggiato dagli armeni in tre feste liturgiche. In particolare la chiesa armena lo festeggia il 9 giugno. Le altre chiese celebrano invece la sua memoria il 30 settembre.

Nell’iconografia tradizionale il suo emblema è il bastone pastorale. La Chiesa armena si è sempre distinta nel suo restare fedele a Roma, nonostante innumerevoli persecuzioni e tentativi di debellarla, non da ultimo quello perpetrato dal regime sovietico, e nonostante le influenze delle Chiese ortodosse. È proprio a Gregorio che dobbiamo la forza di questa chiesa nazionale.

Egli fu autore di trenta canoni disciplinari e morali aggiunti alla redazione armena dei codici del Concilio di Nicea. Anche molte preghiere del breviario armeno e una ventina di omelie sono attribuite al santo, anche se, probabilmente, si tratta di scritti più recenti ispirati da originali scritti da lui.

Le sue reliquie sono custodite in diversi luoghi di culto. In particolare la sua mano destra si trova a Etchmiadzin e viene usata per benedire ogni nuovo Katholikos, ovvero ogni nuovo patriarca della chiesa (il temine Katholikos definisce il capo di alcune chiese che si sono sviluppate fuori dall’Impero romano), mentre la mano sinistra è a Sis. Il cranio di San Gregorio, trafugato da Costantinopoli per salvarlo dalla distruzione, è conservato nella chiesa di San Gregorio Armeno, a Napoli, racchiuso in uno splendido reliquiario in argento che la badessa Anna Maria Ruffo fece realizzare appositamente nel 1788 da un’importante manifattura napoletana. Anche a Nardò il santo viene venerato come patrono, dopo che un suo miracolo salvò la città dal terremoto nel febbraio 1743. Nella Cattedrale di Nardò c’è un busto d’argento e una reliquia dell’avambraccio del Santo.

Storia

Gregorio era nato in seno alla dinastia reale degli Arsacidi. Suo padre, Anak, uccise il re armeno Khosroe I, costringendo la famiglia intera a fuggire dal paese e a cercare rifugio in Cappadocia. Fu probabilmente la madre di Gregorio, Okohe, la prima ispirazione della sua vocazione religiosa. A Cesaria, dove la famiglia si era stabilita, Gregorio iniziò a studiare presso Eutalio, un nobile convertito al cristianesimo. Sposò Mariam, una nobildonna, e da lei ebbe due figli, Vrtanes e Aristakes. Ma successivamente decise di tornare in Armenia e di portare il messaggio cristiano nella sua terra d’origine. Allora regnava sull’Armenia Re Tiridate III, figlio del sovrano ucciso da suo padre, che considerava i cristiani fomentatori di rivolte e disturbatori della società. Ben presto il re iniziò a perseguitare i cristiani in Armenia, soprattutto i missionari che creavano proseliti. Il predicatore Gregorio, che godeva di un notevole seguito, venne imprigionato per suo ordine nella fortezza-prigione di Khor Virap (pozzo profondo), nella città di Artašat. Qui Gregorio rimase rinchiuso per tredici anni, subendo torture di ogni genere.

Dopo anni di persecuzioni contro i cristiani, si racconta che il re abbia contratto una terribile malattia, le cui cause restavano misteriose per tutti i medici di corte e nessuna cura risultava efficace. Poi, una notte, la sorella del sovrano vide in sogno un predicatore prigioniero dotato di poteri miracolosi, che avrebbero potuto salvare suo fratello. Corse da Tiridate, che inizialmente ignorò le sue parole ma, sfinito dalla malattia, in seguito accettò di liberare Gregorio. La leggenda vuole che grazie all’intercessione del santo il re guarì completamente e si convertì al cristianesimo. Successivamente, nel 301, Tiridate rese il cristianesimo la religione di stato, sfidando l’impero romano che ancora occupava i territori confinanti. Gregorio ebbe un ruolo fondamentale nella conversione ed evangelizzazione del paese. Convertì i templi in chiese e venne eletto pastore supremo dell’Armenia. Nella città di Cesarea, dove era cresciuto in esilio, venne consacrato dal vescovo Leonzio e prese possesso dell’antica sede vescovile di Astisat. Da qui continuò la sua opera di evangelizzazione, consacrando nuovi vescovi e sacerdoti e inviandoli in giro per il paese. Anche i suoi due figli Aristakes e Vertanes lo raggiunsero per aiutarlo, e il secondo prese il suo posto come capo della chiesa armena alla sua morte, che avvenne nel 328 mentre il santo si trovava in un eremo.

La chiesa di San Gregorio armeno a Napoli

Veniamo all’introduzione al nostro articolo. Che cos’è lega San Gregorio l’Illuminatore al nostro paese, e in particolare alla città di Napoli? Parlando delle reliquie di San Gregorio, abbiamo già ricordato come il suo cranio venne salvato dalla follia iconoclasta a Costantinopoli e portato nella chiesa a lui dedicata, a Napoli, ed è ancora oggi custodito nel reliquiario d’argento fatto realizzare appositamente dalla badessa Anna Maria Ruffo.

La chiesa sorge sull’omonima via, tra il decumano maggiore e quello inferiore del centro antico, e testimonia come fin dal 930 la città vantasse la presenza di monaci giunti dall’Oriente. Sembra che la chiesa sia stata costruita in quell’anno sulle rovine del tempio di Cerere, e dove già era sorto il monastero voluto da Flavia Giulia Elena, madre dell’imperatore Costantino.

Chiesa di San Gregorio Armeno

In seguito alcune monache guidate da San Patrizia portarono qui le reliquie di San Gregorio l’Illuminatore, patriarca di Armenia, e per questo nel 1205 la chiesa venne dedicata al nostro santo. Nel complesso si stabilì poi una comunità di monache benedettine che per secoli vissero una vita profondamente inserite nel tessuto urbano, come voleva il loro ordine. Tuttavia, nel 1566 venne stabilito per loro l’obbligo di clausura. Nello stesso periodo la chiesa venne ricostruita completamente, separata dal monastero, e arricchita dal campanile. Venne anche decorata con splendide opere nello stile del barocco orientale, come la cupola maiolicata e il chiostro monumentale. Successivamente, intorno al 1745, nuovi interventi di restauro avvicinarono la chiesa al gusto rococò, come i preziosi intagli del soffitto della navata, le grate del coro, gli stucchi e le dorature.

Dall’inizio del XX secolo essa è amministrata dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, che abitano il convento vicino. Oltre al teschio di San Gregorio e altre sue reliquie la chiesa ospita anche il corpo di Santa Patrizia, portato qui dopo l’Unità d’Italia.

Santa Patrizia era religiosa bizantina morta giovanissima, discendente di Costantino e compatrona della città di Napoli. Il suo culto celebra il miracolo della liquefazione del sangue, che secondo la tradizione avviene il martedì e in particolare il giorno della festa di Santa Patrizia, il 25 agosto.

Il complesso monastico di San Gregorio Armeno è ancora oggi uno dei più grandi della città.

Via San Gregorio Armeno a Napoli

La chiesa di San Gregorio sorge in una strada del centro storico che porta il nome dello stesso santo e che è famosa in tutto il mondo per una particolarità. Essa ospita i negozi e le botteghe degli artigiani che realizzano le statuine e tutti gli accessori per presepe più famosi di sempre. L’attività di queste botteghe parte dagli inizi di novembre e continua fino al 6 gennaio. È qui che nasce il presepe napoletano come lo conosciamo, con le sue statue, i suoi personaggi particolari e unici, che ogni anno si rinnovano con l’aggiunta di nuove figure, spesso desunte dal mondo dello sport, della politica, dello spettacolo. Un rimescolarsi di sacro e profano, di antico e moderno, che perdura nei secoli, per dare vita una tradizione unica, leggendaria.

Via San Gregorio Armeno è una stretta strada, uno stenoporo, come si definiscono le strade tipiche dell’urbanistica greca onnipresenti nel centro storico di Napoli. In particolare questa strada collega perpendicolarmente due delle strade principali del cuore di Napoli, Via dei Tribunali e Spaccanapoli. La chiesa di San Gregorio Armeno sorge più o meno a metà, e ha dato il nome alla strada, che precedentemente si chiamava Via San Liguoro. Abbiamo già accennato al fatto che, anticamente, dove è stata eretta la prima chiesa sorgeva un tempio dedicato alla dea Cerere. A questa particolare divinità della fertilità e dei raccolti, il popolo presentava in offerta delle statuine di terracotta, che veniva realizzate nelle botteghe artigiane già presenti nella strada stessa.

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Potrebbe venire in parte da qui la tradizione dei maestri presepisti. In seguito le botteghe che producevano le statue per Cerere si sarebbero trasformate nelle botteghe che producono le statue per il presepe napoletano, nato intorno al 1700. Ma è probabile che gli artigiani presepisti abbiano scelto di realizzare le proprie creazioni ed esporle in questa particolare strada per perpetrare da un lato la tradizione pagana di Cerere, e anche per la devozione che nel frattempo si era sviluppata verso San Gregorio e Santa Patrizia. Infatti per molti secoli i fedeli che avevano avuto una grazia da uno di questi due santi seguitarono a portare nella chiesa di San Gregorio delle statuine che raffiguravano l’uomo o la donna miracolati.

In questo periodo via San Gregorio Armeno è già in fermento in vista delle prossime festività natalizie. Vediamo cosa inventeranno gli abili artigiani presepisti per stupirci anche quest’anno!