Perchè Gesù in croce è un simbolo così importante per i cattolici?

Perchè Gesù in croce è un simbolo così importante per i cattolici?

La figura di Gesù in croce rappresenta per ogni cristiano il simbolo d’amore per eccellenza, l’incarnazione della propria missione di fede e di vita. Ma come può un’immagine così terribile esprimere un messaggio così prezioso?

Non è facile spiegare questa contraddizione, poiché essa appartiene alla chiesa fin dalle sue origini. Può sembrare un paradosso che i cristiani abbiano fatto della croce, lo strumento utilizzato per uccidere Gesù, il Salvatore, inviato nel mondo da Dio Padre, il loro simbolo principale. Ancora più sorprendente come, al di là della simbologia potente della croce vuota, la figura di Cristo in croce, la raffigurazione più o meno realistica di Gesù crocifisso, sia diventata nei secoli un ancor più potente emblema di fede. È di un uomo torturato, che stiamo parlando, un uomo picchiato, spogliato di ogni dignità, deriso da coloro i quali era venuto a salvare, e infine ucciso in un modo barbaro, orribile. Eppure chi crede in Lui, non può fare a meno di guardare alla raffigurazione della Sua agonia senza provare un impeto d’amore.

Perché è esattamente questo che la figura di Gesù in croce simboleggia: un misericordioso, gratuito, immenso atto d’amore. È nella figura straziata di Gesù sulla croce che si compie il destino dell’umanità, nel rinnovarsi di quell’Alleanza con Dio vanificata dalla disobbedienza di Adamo ed Eva. Il sangue di Gesù, le sue lacrime, mondano l’uomo da ogni colpa, aprendo la strada per la salvezza.

storia adamo ed eva

Leggi anche:

La storia di Adamo ed Eva
Chi non conosce la storia di Adamo ed Eva, il primo uomo e la prima donna? …

Ma come siamo giunti a questo terribile atto di violenza, che costituisce forse il momento culminante della storia del Cristianesimo? Chi ha crocifisso Gesù?

Perché Gesù è stato messo in croce

La storia raccontata nei Vangeli e nei testi sacri è nota a tutti. Gesù venne trascinato davanti al tribunale del Sinedrio con l’accusa di “bestemmia” o “blasfemia”. Infatti, come apprendiamo dai Vangeli, egli aveva trascorso gli ultimi anni girovagando e predicando la proclamazione del Regno di Dio. Non solo. Gesù sosteneva di essere il Figlio di Dio, e, come tale, di essere stato mandato per giudicare gli uomini.
Quando i sacerdoti lo interrogano a riguardo, Lui risponde loro senza paura: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte” (Mc 14,61-64).

Ma non sarebbe stata sufficiente la condanna da parte dei sacerdoti per mandare a morte Gesù.
La Giudea, dove Gesù viveva, era dominata dai romani, e solo all’Impero romano spettava decidere chi dovesse morire o meno. Le autorità religiose ebraiche dovevano convincere il governatore romano dell’estremo pericolo rappresentato da Gesù, in modo che anche lui convalidasse la condanna. Ponzio Pilato, messo alle strette dal fanatismo dei sacerdoti, accuserà Gesù per il suo proclamarsi Messia Re, mettendo in dubbio l’autorità legittima di Roma su quelle terre. Questa è l’accusa con cui Gesù verrà mandato a morire, questo il titulus crucis, il cartello che veniva posto sulla croce per indicare la motivazione della condanna: Gesù Nazareno Re dei Giudei.

Quali sono state le ultime parole di Gesù in croce

Ci sono diverse versioni nei Vangeli riguardo al racconto degli ultimi istanti di vita di Gesù. Secondo alcuni storici moderni si tratterebbe di inserimenti compiuti dagli evangelisti, spinti dalle proprie credenze, e non di fatti realmente accaduti. È naturale che l’importanza delle ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce potesse giustificare la volontà, da parte di chi voleva raccontare la sua storia e diffondere il suo messaggio, di trasformarle in una sorta di profezia.

Ma al di là delle disertazioni e delle motivazioni teologiche, le ultime parole pronunciate da Gesù poco prima di morire costituiscono per ogni cristiano una riflessione di fede imprescindibile.

Secondo il Vangelo di Luca, appena prima di morire Gesù avrebbe detto: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.” (Luca 23,46).

Sempre a Luca è attribuita l’altra frase pronunciata da Gesù morente: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23, 34), sebbene non tutte le fonti documentali la confermino.

Secondo il Vangelo di Giovanni, invece, la frase pronunciata da Gesù crocifisso prima di spirare sarebbe stata: “Tutto è compiuto!” (Giovanni 19,30).

Altre frasi vengono pronunciate da Gesù in croce, secondo gli altri evangelisti:

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27,46)
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Marco 15,34)
“In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso” (rivolto a uno dei due ladroni crocifissi con lui, Luca 23,43)
“Donna, ecco tuo figlio!”“Ecco tua madre!” (rivolto alla Madonna e all’apostolo Giovanni, ai piedi della croce, Giovanni 19,26-27)
“Ho sete” (rivolto ai soldati romani, che gli diedero da bere aceto tramite una spugna su una canna, Giovanni 19,28)

È chiaro come, nonostante le differenze tra le diverse stesure evangeliche, tutte le parole di Gesù in croce sono ricche di significati profetici, che costituiranno la base stessa di molti aspetti del culto a lui dedicato, successivamente. Perché a morire quel giorno sul Calvario non era certo un uomo comune, e le conseguenze di quell’ingiusta condanna avrebbero cambiato per sempre la storia dell’umanità, in un modo insospettabile per coloro i quali lo avevano con tanta determinazione perseguitato. Ogni singola parola lascia intendere il profondo amore che animava il Cristo perfino in quel momento di sofferenza assoluta, perfino quando Egli dubita che Dio, suo Padre, lo abbia abbandonato. Eppure, anche allora, non una parola di biasimo per i suoi aguzzini, non una condanna per gli uomini che lo stanno uccidendo. Perché loro non sanno quello che fanno, e dunque meritano il perdono, meritano il paradiso, quel paradiso che Gesù regala al mondo attraverso il suo sangue, il suo corpo, il suo immenso sacrificio.

Perché è un simbolo così importante per i cattolici?

Abbiamo già risposto nell’introduzione a questa domanda, e esserci soffermati sulle ultime parole di Gesù ha sottolineato ancora di più il significato profondo che porta il crocifisso a essere uno dei simboli più importanti e preziosi dei cristiani. Nella figura di Gesù in croce c’è tutto l’immenso amore di Dio per l’umanità e il ricordo della speranza della Resurrezione.

Le rappresentazioni di Gesù in croce

I primi cristiani non raffiguravano Cristo crocifisso. Per sfuggire alle persecuzioni dovevano ricorrere a simboli che ricordavano la figura di una croce su cui fosse assiso un uomo, come le lettere greche tau (T) e rho (P)., oppure simboli presi dalla mitologia o da altre religioni, come il delfino e il tridente.

croci

Leggi anche:

Tipi di Croci e i loro significati
La croce è un simbolo antico, che ha conosciuto nel tempo molte e diverse declinazioni. Per i cristiani esso è …

Successivamente al riconoscimento della religione cristiana, tuttavia, le rappresentazioni di Cristo crocifisso iniziarono subito a diffondersi. Alcune, molto antiche, sono giunte fino a noi, come la gemma di diaspro probabilmente di origine siriana, risalente al II secolo d.C., incisa con la figura di un uomo nudo con le braccia legate al braccio traverso di una croce, o la scatola d’avorio custodita al British Museum di Londra che risale al 420-430 d.C. e raffigura la crocifissione, solo per citarne alcuni.

L’evoluzione delle forme d’arte, così come della chiesa, con le sue vicissitudini, portarono a una distinzione dell’iconografia del crocifisso che continuò a mutare nel tempo. Ancora oggi, tuttavia, l’immagine di Cristo in croce è oggetto di rappresentazioni pittoriche e artistiche di ogni tipo, dalle icone russe e greche, tipiche della Chiesa d’Oriente, alle statue e bassorilievi, alle teche porta-eucarestia. E, naturalmente, crocifissi e pendenti di ogni materiale e misura, da indossare o esporre nella propria casa, per portare sempre con sé e avere sempre davanti agli occhi il simbolo del sacrificio d’amore di nostro Signore.