Preti e frati sono facilmente individuabili per gli abiti religiosi che indossano, la camicia da prete, il saio del frate.
L’abbigliamento ecclesiastico ha le sue regole e il suo significato, ma anche le calzature del clero sono importanti. Scopriamo insieme qualcosa di più a riguardo.
Un articolo dedicato alle calzature del clero può sembrare insolito, ma non lo è. Non siamo certo qui a parlare di moda, quanto di uno stile di vita abbracciato da uomini che hanno scelto un’esistenza votata alla Fede e, con essa, alla semplicità e alla frugalità. Cionondimeno, questi uomini devono camminare, per poter portare il messaggio di Cristo nel mondo, per poter aiutare i fedeli che guardano a loro come punti di riferimento. Dunque non dovremmo sottovalutare l’importanza di ciò che indossano ai piedi, e che alla fine risulta importante quanto gli abiti ecclesiastici.
Abbiamo scritto in passato quanto i concetti di semplicità e povertà fossero importanti per chi abbraccia la vita religiosa. In particolare, ci siamo soffermati sulle differenze tra sacerdote, frate e monaco, tre termini spesso erroneamente confusi. Dei monaci abbiamo scritto che erano uomini stanchi della violenza e del male del loro tempo, che sceglievano di cercare conforto nella fede, abbracciando uno stile di vita ascetico e solitario, e dedicandosi esclusivamente alla preghiera e alla vita contemplativa. Per quanto riguarda i frati, invece, fin dalle origini essi dedicarono la propria esistenza all’imitazione di quella di Gesù, vivendo in povertà, castità e ubbidienza.
La Povertà, in particolare, era il primo obbligo che si imponeva a chi volesse diventare frate, e con esso la rinuncia a ogni proprietà. I frati vivevano come fratelli, esclusivamente di elemosina e di offerte raccolte tramite la questua, in un clima di fratellanza e comunione tra loro e con le persone che aiutavano. Pensiamo ai francescani, o ai cappuccini, e alla loro scelta di condurre una vita semplice e povera, votata alla contemplazione, alla preghiera e alla predicazione della Parola di Dio.
Allo stile di vita povero e umile di monaci e frati si accompagnava un abbigliamento dimesso, con vesti semplici e solo sandali a proteggere i piedi, e così è ancora oggi, per i frati moderni.
Ogni Ordine ha il suo abbigliamento
L’Ordine di appartenenza (francescano, benedettino, eccetera) determina le differenze di abbigliamento. In generale, l’abbigliamento religioso prevede una tunica lunga fino alle caviglie, di colore diverso a seconda dell’istituto di appartenenza, dal nero, al bianco e al marrone, ma anche blu, grigio e azzurro. I benedettini, i domenicani e gli agostiniani stringono la tonaca in vita con una cintura in pelle, mentre i gesuiti e i certosini ne usano una in stoffa.
Particolarmente caratteristico l’abbigliamento dei francescani. I francescani indossano i caratteristici sai marroni legati in vita con il cingolo, un cordone con tre nodi che rappresentano la Povertà, la Castità e l’Obbedienza, le tre regole dell’Ordine. Ai piedi portano sandali aperti. La scelta di un saio marrone deriva dal fatto che, originariamente, gli abiti dei poveri non erano tinti, e mantenevano il colore della lana grezza con cui erano fabbricati. Marrone, appunto, o grigio.
Erano anche i colori della terra, indossati dai contadini e da chi lavorava duramente. Dobbiamo pensare che, in origine, i frati francescani passavano molto tempo viaggiando e per portare conforto e sollievo ai bisognosi. Gli abiti marroni o grigi erano più difficili da sporcare, anche se si era costretti a dormire all’addiaccio. Francesco scelse per sé e i suoi fratelli una veste che fosse la più semplice possibile, e che ricordasse, nella forma, una croce. La scelse ruvida, per mortificare la carne, e sgraziata, perché nessuno, vedendola, potesse invidiargliela. Rinunciò alla cintura, preferendo la corda, per essere il più possibile vicino a Gesù e ai suoi discepoli.
Anche i francescani cappuccini, come Padre Pio, stringono la tonaca in vita con una corda, e inoltre sono caratterizzati dalla barba lunga e incolta e dal tipico saio marrone chiaro, con un grande cappuccio sulle spalle. In alcuni casi, sopra la tonaca, viene indossato uno scapolare (per esempio per i carmelitani, certosini, benedettini), un cappuccio, tipico degli ordini monastici e mendicanti, e un mantello. Oggi, tuttavia, molti uomini di fede preferiscono indossare ogni giorno un abito religioso più semplice. Se pensiamo ad abiti da prete o a camicie per sacerdoti la prima immagine che ci viene in mente è quella di un clergyman o, al massimo, di una veste talare.
Le Calzature per il Clero
Veniamo ai sandali.
I sandali sono probabilmente le prime calzature inventate dall’uomo. Fin dalla Preistoria, infatti, l’uomo proteggeva i propri piedi con foglie e fibre vegetali, e da queste rudimentali protezioni derivarono i primi sandali. Quasi quattromila anni prima della nascita di Gesù gli Egizi fabbricavano sandali con foglie di papiro intrecciato. In Grecia erano confezionati in cuoio, con una suola e strisce per allacciarli al piede, e così a Roma. Nel Medioevo si preferirono le scarpe chiuse, perché mostrare il piede nudo era considerato di cattivo gusto. Ma i sandali, calzature semplici e umili per eccellenza, vennero scelti dagli Ordini mendicanti come componente fondamentale del loro abbigliamento dimesso. Si trattava di sandali molto grezzi, con semplici suole di cuoio o addirittura di legno, allacciate ai piedi con strisce di pelle. San Francesco preferiva camminare scalzo, ma non tutti i suoi fratelli, sempre in viaggio su strade impervie, riuscivano a dimostrare la sua stessa resistenza. Era davvero difficile rinunciare sempre a proteggere i piedi dal freddo e dalle asperità del terreno. Venne così concesso a chi voleva abbracciare l’Ordine, ma proprio non riusciva a camminare scalzo, di poter indossare sandali semplicissimi. Da allora in poi i sandali sono rimasti la calzatura per eccellenza per i frati, l’unica tollerata in alternativa al piede nudo, come simbolo di mortificazione e di volontà di aderire il più possibile alle scelte esistenziali di Nostro Signore, a una vita umile improntata sulla povertà e il sacrificio.
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