Il digiuno proposto dalla Madonna di Medjugorje - Holyblog

Il digiuno proposto dalla Madonna di Medjugorje

Il digiuno proposto dalla Madonna di Medjugorje

Il digiuno proposto dalla Madonna di Medjugorje è solo una delle forme di digiuno incoraggiate dalla Chiesa fin dalle sue origini. Ma perché si digiuna? Quali sono i vantaggi fisici e spirituali di questa pratica? E ancora, quali sono le regole per sottoporsi al digiuno in modo corretto?

Il digiuno è una pratica professata dai cristiani come forma di penitenza e regolata da norme precise. Anzi, possiamo affermare che il digiuno e l’astinenza fanno parte della vita del fedele, così come la preghiera, l’elemosina e le opere di carità. Sono tutti modi con cui il cristiano si avvicina a Dio, dimostrandosi degno del Suo Regno. Sono strumenti finalizzati a chiedere perdono per i propri peccati e supplicare per l’aiuto del Padre nei momenti di difficoltà. Nell’Antico Testamento si credeva che praticare il digiuno potesse addirittura salvare in caso di catastrofe!

I cristiani praticano il digiuno durante alcuni giorni dell’anno, in particolare in concomitanza con festività solenni, e questo conferisce al digiuno e all’astinenza un valore anche sociale e comunitario, perché ad essi non è chiamato solo il singolo credente, ma l’intera comunità cristiana.

Per addentrarci nelle ragioni e nei vantaggi di questa pratica dobbiamo considerare innanzitutto le ragioni Cristiane di queste pratiche, come esse sono state regolamentate nel tempo, e la differenza tra digiuno ecclesiastico astinenza.

Gesù non imponeva il digiuno ai suoi discepoli, anche se, come appartenenti al popolo ebraico, tutti loro lo praticavano. Gesù rispettava la pratica e il valore del digiuno in uso presso il suo popolo di appartenenza, nel suo senso più interiore e religioso. Per lui digiuno, preghiera ed elemosina sono un atto di offerta e di amore al Padre “che è nel segreto” e “che vede nel segreto” (Mt 6,18). Gesù stesso affronta quaranta giorni di digiuno nel deserto per prepararsi ad adempiere al suo compito e ad affrontare il proprio destino per la salvezza degli uomini e il trionfo dell’amore di Dio.

A lungo la Chiesa impose il digiuno due volte la settimana, il mercoledì e il venerdì. Il digiuno del venerdì era un modo per celebrare e onorare la passione e la morte di Gesù. Il digiuno del mercoledì, invece, manifestava l’amore dei fedeli per Gesù ricordando il mercoledì della settimana santa, quando Giuda andò dai farisei e fissò con loro il prezzo del suo tradimento.

Nel 1966, alla conclusione del Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI ha promulgato la Costituzione apostolica Paenitemini, che aveva lo scopo di definire e riformare la disciplina ecclesiale in materia di penitenza.

In particolare, ai fini del nostro discorso, ci interessa soffermarci sull’affermazione del Pontefice che recita:

La vera penitenza non può prescindere in nessun tempo da una ascesi anche fisica: tutto il nostro essere, anima e corpo, deve partecipare attivamente a questo atto religioso con cui la creatura riconosce la santità e maestà divina” (Paenitemini, prima parte della Costituzione). Appare evidente fin da subito come la mortificazione della carne tramite il digiuno e l’astinenza siano considerati una componente fondamentale della penitenza, finalizzata a elevare l’uomo al di sopra dei suoi limiti fisici, per aprire la sua mente e la sua anima ad accogliere Cristo. “(La penitenza) mira alla liberazione dell’uomo, che spesso si trova a motivo della concupiscenza quasi incatenato dalla parte sensitiva del proprio essere; attraverso il digiuno corporale l’uomo riacquista il vigore e la ferita inferta alla dignità della nostra natura dall’intemperanza, viene curata dalla medicina di una salutare penitenza.

La Costituzione stabilisce anche le norme riguardo i periodi della penitenza: tutti i venerdì dell’anno e il mercoledì delle Ceneri.

La Conferenza Episcopale Italiana ha diffuso nel 1994 Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, una nota pastorale a carattere normativo nella quale veniva concessa ai singoli fedeli la possibilità di sostituire l’astinenza dei venerdì al di fuori della Quaresima con un altro tipo di penitenza, o con atti di preghiera o di carità. La stessa nota ribadiva altresì la necessità di osservare il digiuno e l’astinenza il Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale, lasciando tuttavia la libertà di astenersi dal digiuno e dall’astinenza per una ragione valida, in particolare legata alla salute. Ecco in breve le disposizioni normative riguardo digiuno e astinenza stabilite dalla Conferenza Episcopale Italiana:

  1. La legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate» (Paenitemini, III; EV 2/647).
  2. La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, a un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.
  3. Il digiuno e l’astinenza devono essere osservati il mercoledì delle cenerie il venerdì della passione e morte del Signore nostro Gesù Cristo; sono consigliati il sabato santo sino alla veglia pasquale.
  4. L’astinenza deve essere osservatain tutti e singoli i venerdì di quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 e il 25 marzo). In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.
  5. Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni sino al 60° anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età.
  6. Dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno e dell’astinenza può scusare una ragione giusta, come ad es. la salute. Inoltre, il parroco può concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno di penitenza, oppure commutare in altre opere pie.

Oggi l’osservanza del digiuno stretto è dunque limitata al mercoledì delle ceneri e al venerdì santo, mentre l’astinenza ai venerdì di Quaresima e possibilmente a tutti i venerdì dell’anno.

Ma perché digiunare?

Le ragioni per cui è sano e giusto intraprendere un digiuno sono varie e di diversa natura.

Intanto c’è una motivazione fisica. Digiunare, ogni tanto, fa bene, questo è risaputo fin dall’antichità. Il digiuno permette al nostro organismo di ritrovare i suoi ritmi naturali, spesso rallentati e stravolti da abitudini alimentari sbagliate. Libero dal peso della digestione, il corpo si purifica, ritrova il suo equilibrio, e in questo modo si tutela da disagi e malattie, dando anche il tempo alle difese immunitarie di ‘riorganizzarsi’ per difenderlo.

C’è poi una ragione psicologica. Gli eccessi a cui siamo costantemente sottoposti nella nostra quotidianità ci fanno perdere di vista ciò che davvero conta.

Il mondo occidentale moderno è il mondo del tutto e subito, dominato dal surplus, dalla facilità estrema con cui si può ottenere ogni cosa, senza il minimo sforzo, e questo accresce in modo fallace il nostro bisogno costante, rendendoci sempre più ingordi e pigri.

Non vediamo ciò che già possediamo, sempre protesi ad avere altro, ad avere di più. Questo stato di costante e falso bisogno e insoddisfazione ci fa dimenticare quanto sia importante aver cura della nostra anima, del nostro spirito. Così diventiamo deboli, incapaci di reagire alle difficoltà della vita, perfino quelle più irrisorie, figuriamoci i veri problemi!

La nostra capacità di sopportare il dolore, di provare empatia, perfino amore per gli altri, viene meno, e diventiamo vittime di facili scorciatoie, come la droga, l’alcol, i farmaci, o ci crediamo malati, depressi, quando in realtà siamo solo indeboliti dal nostro stesso benessere. Non siamo più capaci di apprezzare le cose, perché ci basta allungare una mano per averle, e questo, in un certo senso, le rende meno preziose.

Digiunare per due giorni è un modo per ampliare questa distanza tra noi e quello che diamo per scontato ci sia dovuto. Fare a meno di ciò che ci dona una soddisfazione immediata, qualcosa di cui crediamo di non poter fare a meno, ci insegna a relativizzare, a riconoscere l’autentica importanza delle cose, e soprattutto, a capire che si può tranquillamente rinunciare ad esse senza per questo subire danni eccessivi.

Fare a meno delle cose ci riavvicina alle persone, ci spinge all’ascolto, all’empatia.

Ci aiuta a renderci conto non solo di chi sta meglio di noi, ma soprattutto di chi sta peggio, e di quanto noi siamo fortunati, al confronto.

Possiamo imparare a convivere con le cose apprezzandole di più, e soprattutto giudicandole per quello che sono, non secondo le nostre aspettative spesso falsate.

Infine, ma per i cristiani è probabilmente il punto fondamentale, nel digiuno c’è una motivazione spirituale.

Digiunare aiuta la mente ad accostarsi alla preghiera con maggior impegno e attenzione. Così come il nostro corpo è meno ‘distratto’ dalla digestione, così anche la nostra anima può immergersi più completamente nella contemplazione di Dio e della sua parola. Lo spirito si apre a Lui, e il Pane Eucaristico assume un significato nuovo e speciale, alimentato dalla nostra fame, che non è più solo fame di cibo, ma di spiritualità. Le preghiere nel giorno del digiuno avranno dunque maggior efficacia e arriveranno più facilmente a Dio.

I giorni di digiuno a Medjugorje: mercoledì e venerdì

I devoti alla Madonna di Medjugorje sostengono che la Regina della pace imponga loro il digiuno come pratica fondamentale e strumento di devozione. Se ai malati è concesso di donare alla Madonna la loro sofferenza, le persone che stanno bene dovrebbero attenersi al digiuno a pane e acqua due volte alla settimana, il mercoledì e il venerdì.

Digiuno e preghiera per un giorno intero, dunque, due volte la settimana, senza nessuna concessione a tè o caffè, un sacrificio preciso, richiesto espressamente dalla Vergine. Le altre rinunce si possono e si devono fare ogni giorno, ma il Mercoledì e il Venerdì a Medjugorje la Madonna esige dai suoi fedeli una cosa inequivocabile. Non devono privarsi del cibo, ma nutrirsi solo con pane e acqua.

Il digiuno di Medjugorje deve cominciare la mattina e protrarsi fino all’indomani, lungo tutte le ventiquattro ore. Questo particolare digiuno mariano ha lo scopo, per affermazione della Madonna stessa, di allontanare le guerre.

Infatti il digiuno purifica il corpo e lo spirito dal male, aiutando le persone a riscoprire il proprio cuore e a purificarlo.

Preghiera e digiuno per la pace, dunque, ma anche per ottenere la conversione di qualcuno che ci è caro, e altre grazie preziose. I veggenti di Medjugorje ricordano sempre quanto importanti e preziosi siano i sacrifici di chi crede, quanto la sofferenza stessa, la malattia, siano doni, perché solo attraverso il dolore l’uomo può avvicinarsi di più a Dio.

Dunque la devozione alla Madonna di Medjugorje non si muove solo attraverso la pratica del rosario, l’adorazione presso le statue che la rappresentano, e che pure sono armi importanti e potenti che la Vergine ci ha dato. Recitare il rosario, portare sempre con noi un braccialetto, o un portachiavi della Madonna di Medjugorje, è solo il punto di partenza. Se vogliamo che le nostre preghiere le siano davvero gradite, dobbiamo abbracciare la pratica del digiuno di Medjugorje con impegno e gioia. Così avremo garantite la guarigione e liberazione con il digiuno.