Ascensione del Signore: il significato della festa

Ascensione del Signore: il significato della festa

L’Ascensione del Signore rappresenta il momento in cui Gesù si stacca dalla Terra e dai suoi discepoli, lasciando la Sua forma umana per salire al Cielo. Ecco perché è così importante

Quaranta giorni dopo il tempo di Pasqua la Chiesa cattolica celebra l’Ascensione di Gesù al Cielo, che ricorda appunto l’ascesa al Cielo di Cristo e la fine del Suo tempo nel mondo. Si tratta di una delle feste di precetto cattoliche, ovvero uno dei giorni in cui, secondo il Diritto Canonico, “i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa; si astengano inoltre da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo.” (Codice di diritto canonico, can. 1247)

Questa festa, che è anche la penultima del tempo pasquale (l’ultima sarà la Pentecoste, celebrata cinquanta giorni dopo la Pasqua) si chiama propriamente Ascensione del Signore, Ascensio Domini nostri Jesu Christi. Sebbene l’Ascensione sia collocata liturgicamente il giovedì dopo la quinta domenica dopo la Pasqua, la Chiesa cattolica consente di posticipare la celebrazione alla domenica successiva, anche perché fino al 1977 in Italia era anche festa civile.

Nella sua lunga storia liturgica, l’Ascensione di Cristo ha visto mescolarsi alla sua solennità e al profondo significato religioso molte tradizioni devozionali popolari. L’Ascensione viene rievocata nella Via Lucis, il rito liturgico–devozionale cattolico che ricorda e celebra gli eventi della vita di Cristo e della Chiesa nascente dalla Risurrezione di Gesù alla Pentecoste e della quale l’Ascensione rappresenta la dodicesima stazione, e nei misteri gloriosi del Santo Rosario.

La liturgia della solennità dell’Ascensione del Signore si apre con l’introito Viri Galilaei, che ricorre a più riprese nella celebrazione. È concepita nel settimo modo, il tetrardus authenticus (il canto gregoriano ha una base tonale costituita da otto tonalità, o modi ecclesiastici), definito angelico, e utilizzato per descrivere voli ed esplosioni di gioia.

“Viri Galilæi,
quid admirámini aspiciéntes in cælum?
Quemádmodum vidístis eum
ascendéntem in cælum, ita véniet,
alléluia.”

“Uomini di Galilea,
perché fissate nel cielo lo sguardo?
Come l’avete visto salire al cielo,
così il Signore ritornerà».
Alleluia”

(Act 1,11)

Anche la Chiesa ortodossa celebra l’Ascensione, che è una delle 12 grandi feste, mentre per la chiesa luterana è una delle festività principali del calendario dei santi.

Cosa vuol dire Ascensione del Signore?

L’Ascensione rappresenta un momento fondamentale per la religione Cristiana e per la figura di Gesù Cristo in particolare. È il momento in cui Egli cessa di essere Gesù Uomo, predicatore, fautore di miracoli, amico degli Apostoli e loro compagno di vita. Nell’istante in cui Egli risorge e sale al Cielo, per occupare il posto che gli è dovuto alla destra del Padre, continua a restare vicino ai propri discepoli e a tutti gli uomini, ma in un modo completamente nuovo. Gesù non è più sulla Terra, non è più parte delle vicende umane, ma tornerà per il Giudizio Finale, la Sua Seconda venuta: la Parusìa.

Con l’Ascensione cessano anche le apparizioni di Gesù, avvenute dopo la Risurrezione, e viene proclamato il senso ultimo della Risurrezione stessa, che non è solo della carne: chiunque sarà salvato, alla fine dei tempi, salirà al Cielo.

Le origini della festività dell’Ascensione

Le origini di questa festa sono antiche. Essa viene descritta nei Vangeli di Marco e Luca e negli Atti degli Apostoli:

19 Il Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu assunto nel cielo e sedette alla destra di Dio. 20 E quelli se ne andarono a predicare dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano. (Marco 16,19-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio (Luca 24,46-53)

6 Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». 7 Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, 8 ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».9 Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. 10 E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». (Atti 1,6-11)

Sant’Agostino parlava della Ascensio Domini in coelum come di una pratica istituita addirittura dagli Apostoli o poco più tardi, e ai suoi tempi già diffusa “Toto terrarum orbe”, in tutto il mondo conosciuto.

È probabile che in passato questa festa coincidesse con quella di Pentecoste, e che i due eventi venissero commemorati insieme.
La prima testimonianza della celebrazione dell’Ascensione a Roma quaranta giorni dopo la Pasqua risale a Papa Leone Magno (440-461 d.C.).
Fu invece Pio V (1566) a fissare in questa occasione la rimozione del cero pasquale acceso all’inizio della solenne Veglia pasquale, che in passato veniva spento la Domenica in albis, la domenica che chiude l’Ottava di Pasqua. Oggi il cero pasquale resta invece acceso vicino all’ambone fino a Pentecoste.

domenica in albis

Leggi anche:

Domenica in Albis: cosa si ricorda e qual è il significato religioso di questa giornata
La celebrazione della Domenica in albis unisce riti antichissimi…

La differenza tra Ascensione e Pentecoste

Ascensione e Pentecoste rappresentano dunque la fine del Tempo pasquale, sia sul piano temporale-cronologico, sia su quello simbolico. Per i discepoli di Gesù esse rappresentano un continuum di preparazione: a partire dall’Ascensione essi iniziano a prepararsi per la missione che Cristo affiderà loro tramite lo Spirito Santo a Pentecoste.

Abbiamo visto come l’Ascensione venga celebrata ovunque fin dal IV secolo, quaranta giorni dopo la Pasqua.
Pentecoste invece celebra la discesa dello Spirito Santo, terza persona della Santissima Trinità, avvenuta dopo la Resurrezione di Gesù e in un certo senso rappresenta la nascita stessa della Chiesa. All’inizio una festa solo orientale solenne, in onore dello Spirito Santo, e comprendeva il periodo di cinquanta giorni dopo la Pasqua. Durava otto giorni, nel corso dei quali veniva impartito il Battesimo. Solo tra l’VIII e il IX secolo si iniziò a festeggiare anche in Occidente. Fino al 1969 si continuò a festeggiare Pentecoste per otto giorni, anche se i giorni festivi vennero progressivamente ridotti. Il lunedì venne eliminato all’inizio del XX secolo.

Pentecoste spirito santo

Leggi anche:

In occasione della Pentecoste prega Maria che scioglie i nodi
50 giorni dopo la Pasqua si festeggia la Pentecoste, che ricorda la discesa dello Spirito Santo tra i discepoli…