L’utilizzo degli incensi nella liturgia

L’utilizzo degli incensi nella liturgia

Il profumo dell’incenso è legato da sempre all’ambito della spiritualità e del rito, non solo nella religione cristiana cattolica, ma in tutte le religioni. L’atto di bruciare l’incenso, materiale prezioso, riservato agli altari degli dei, alle mense dei Re, è considerato un atto di devozione, un sacrificio elevato agli dei o agli imperatori, che degli dei erano emissari in terra.

Un atto pagano, dunque, sebbene nella Bibbia i riferimenti ad esso siano numerosissimi; ma proprio questo largo utilizzo dell’incenso e dei bruciaincensi da parte degli adoratori di dei pagani rese inviso il suo uso ai primi cristiani, fino a renderlo una forma di idolatria. Solo dopo l’editto di Costantino l’incenso torno a essere bruciato nei bracieri come segno di devozione.

Fino alla riforma liturgica avviata dal Concilio Vaticano II e portata a termine da papa Paolo VI, l’incenso è rimasto una presenza marginale, nelle celebrazioni. I bruciaincensi venivano accesi solo durante la messa cantata e la messa solenne. Successivamente alla Riforma, l’uso dell’incenso è stato liberalizzato, ma di fatto è sparito dalle chiese. Questo deriverebbe da un’erronea traduzione di uno dei principi del nuovo messale, in cui si afferma che l’uso dell’incenso e dei bruciaincensi durante la celebrazione è ‘ad libitum’, ovvero ‘a piacere, a volontà’. A questa affermazione è stata data un’eccezione negativa, rendendo l’atto facoltativo, e quindi evitabile, o addirittura da evitarsi.

L’uso dell’incenso e del turibolo resta confinato dunque ai funerali, e questo non fa che accrescere la sensazione erroneamente negativa ad esso legata. Un vero peccato, perché poche cose esprimono la sacralità quanto le volute di fumo azzurrino che salgono verso l’alto, come un anelito intimo e sacro, un desiderio insopprimibile e inarrestabile di ricongiungersi a Dio. L’utilizzo dei bruciaincensi, anche nelle nostre case, coinvolge anche l’olfatto in un’esperienza sensoriale che parla dritta allo spirito, che lo eleva, lo purifica, liberandolo da tutto ciò che è quotidiano.