Le 10 benedizioni che devi assolutamente conoscere

Le 10 benedizioni che devi assolutamente conoscere

Da sempre le benedizioni percorrono la vita dei fedeli con formule antiche, rituali fatti di gesti che molto spesso diamo per scontati, ma che esprimono invece un retaggio millenario, denso di significati (e significanti) che affondano le loro radici nella storia stessa della religione.

Se cerchiamo sul dizionario il termine “benedizione”, leggiamo le seguenti definizioni:

Atto liturgico, cerimonia, con cui si benedice qlcu. o qlco.: b. dell’acqua; atto in virtù del quale la grazia divina scende sui fedeli: impartire la b. || b. urbi et orbi, benedizione papale solenne alla città di Roma e al mondo

Gesto che, in forma autorevole, simboleggia una disposizione ben augurante e protettiva: dare la b. ai figli; augurio, invocazione di bene: avrai la b. di tutti i beneficiati

Persona o cosa che è origine di bene

Naturalmente a noi interessa in particolare la prima, più importante accezione del termine. Per la Chiesa cattolica la benedizione è una richiesta esercitata da qualcuno, solitamente un ministro religioso, come un vescovo, un presbitero, o un diacono, per far discendere la grazia di Dio su qualcun altro. È un’invocazione di favore e di benevolenza per qualcuno o qualcosa. La Chiesa annovera la benedizione tra i Sacramentali, ovvero quei “segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali.” (Articolo 1677 del Catechismo della Chiesa Cattolica). Si tratta di formule per lo più verbali, anche se spesso contemplano anche l’uso di particolari gesti e accessori per benedizioni: un esempio per tutti è il segno della croce, con il movimento della mano, o l’aspersione con l’acqua benedetta tramite un apposito strumento chiamato Aspersorio. In alcuni casi può anche essere il Capofamiglia a invocarle sui propri cari.

Nell’Antico Testamento le benedizioni venivano intese soprattutto come un modo per chiedere a Dio di influenzare la vita terrena, materiale, di chi si affidava a Lui, Gli si chiedeva di garantire a chi veniva benedetto una famiglia sana e numerosa, una vita lunga, prosperità.  Ma in alcuni libri troviamo il riferimento a benedizioni molto più spirituali, come la sapienza, la pace e la giustizia. A questa visione delle benedizioni si ricollegherà Gesù, nel Nuovo Testamento. Sempre nell’ambito della cultura ebraica, la benedizione rimane sempre una prerogativa divina, anche quando è pronunciata da un uomo. In questo caso è Dio ad avvalersi di un tramite, per inviare le sue benedizioni (o anche maledizioni). Questi uomini diventano in un certo senso benedizioni per gli altri uomini a loro volta, prescelti da Dio per portare il suo favore o la sua condanna tra i loro simili

Nel Nuovo Testamento Gesù diviene l’incarnazione della benedizione di Dio, il Suo strumento di benevolenza e redenzione per tutti gli uomini. Gesù non solo benedice i propri discepoli, i malati, i fanciulli, ma è egli stesso benedizione, fonte inesauribile dell’Amore di Dio, della Sue sconfinata generosità.
Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.” (Efesini 1,3)
San Paolo parla della “pienezza delle benedizioni di Cristo” (Rm 15,29)

La Chiesa ha raccolto tutte le benedizioni in un libro liturgico, il Benedizionale. Esso contiene tutte le formule di benedizione utili per ogni occasione e i riti delle benedizioni che presbiteri e diaconi devono conoscere. Esaminiamo alcune delle benedizioni più importanti e diffuse. Ne abbiamo individuate dieci.

La Benedizione papale (benedizione apostolica)

Le Benedizioni apostoliche sono benedizioni speciali che possono essere impartite solo dal Papa, da un vescovo, o da un ministro di pari livello. Il Papa può anche inviare la benedizione apostolica scritta, quando necessario e solo in particolari occasioni. Per ottenere una benedizione papale occorre fare richiesta all’Elemosineria apostolica, inviando un nulla osta dell’autorità ecclesiastica. Le benedizioni papali, impartite dal Papa o da un Vescovo, hanno molto spesso annessa l’indulgenza plenaria. Prima del Concilio vaticano II anche la benedizione impartita da un sacerdote in occasione dell’Estrema Unzione era considerata benedizione papale. La benedizione papale è concessa in occasione di alcuni sacramenti (Battesimo, prima comunione, cresima, Matrimonio); quando un sacerdote viene ordinato o prende i voti; quando un laico prende i voti (consacrazione secolare); quando un diacono viene ordinato permanentemente; per un Anniversario di matrimonio significativo (nozze d’argento, nozze d’oro, etc.); per alcuni compleanno particolarmente importanti (18, 50, 100, etc.)

La benedizione Urbi et Orbi

La benedizione Urbi et Orbi è probabilmente la più nota tra le benedizioni papali: il Papa la impartisce in alcune occasioni speciali, durante le festività maggiori (Natale e Pasqua) e a Capodanno. È anche la prima benedizione pubblica del Papa dopo l’elezione al soglio pontificio. È una benedizione particolarmente potente e importante, perché con essa viene concessa anche un’indulgenza plenaria, per tutti coloro che sono presenti fisicamente al cospetto del Papa, ma anche per coloro che vi assistono tramite i media. La locuzione latina Urbi et Orbi significa “Alla città (Roma) e al mondo”.

Il Papa pronuncia la benedizione in latino, e i fedeli rispondono “Amen”.

“I Santi apostoli Pietro e Paolo, nel cui potere e autorità confidiamo, intercedano per noi presso Dio.
Amen.
Per le preghiere e i meriti della beata sempre Vergine Maria, del beato Michele arcangelo, del beato Giovanni Battista, dei santi apostoli Pietro e Paolo, e di tutti i santi, Dio onnipotente abbia misericordia di voi, e, perdonati tutti i vostri peccati, Gesù Cristo vi conduca alla vita eterna.
Amen.
Il Signore onnipotente e misericordioso vi conceda l’indulgenza, l’assoluzione e la remissione di tutti i vostri peccati, un periodo di pentimento genuino e fruttuoso, un cuore sempre penitente e una conversione della vita, la grazia e il consiglio dello Spirito Santo, e la perseveranza continua nelle opere buone.
Amen.
E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre.
Amen.

La benedizione eucaristica

Benedizione eucaristica
Benedizione eucaristica impartita dal cardinale Angelo Scola

Per benedizione eucaristica si intende la benedizione praticata esponendo il Corpo del Signore nell’Ostensorio sull’altare, dove tutti possono vederlo e pregare inginocchiati. Essa è dunque strettamente connessa alla pratica dell’adorazione eucaristica. Prima del Concilio Vaticano II la benedizione eucaristica era la pratica liturgica pomeridiana più diffusa e solenne, dal momento che vedeva al centro proprio il pane consacrato, ovvero il Santissimo Sacramento.

La benedizione eucaristica può essere impartita da vescovi, presbiteri e diaconi. È suddivisa in diversi momenti:

  • Esposizione: l’ostensorio viene preso dal tabernacolo e posto sull’altare. I fedeli si inginocchiano cantando un inno, mentre il ministro spande incenso sull’Eucarestia;
  • Adorazione: ciascun fedele prega in silenzio;
  • Invocazioni: vengono recitate litanie lauretane e giaculatorie;
  • Orazione: il ministro recita la sua preghiera davanti al Santissimo Sacramento;
  • Tantum ergo: i fedeli intonano le ultime due strofe del Pange Lingua, mentre il ministro torna a spargere incenso;
  • Benedizione: il ministro solleva l’ostensorio e traccia sui fedeli il segno di croce, restando in silenzio;
  • Reposizione: mentre il ministro torna a posare l’ostensorio sull’altare si recita l’acclamazione Dio sia Benedetto. Mentre la preghiera continua, il Santissimo Sacramento viene rimesso nel tabernacolo.

La benedizione di Padre Pio

Padre Pio
Padre Pio – Immagine storica

Tra i santi ‘moderni’ Padre Pio è forse quello che ha incoraggiato maggiormente coloro i quali si rivolgevano a lui in cerca di conforto e consiglio ad affidarsi a Dio in ogni singolo istante della propria vita. L’unica strada meritevole di essere percorsa per il Santo di Pietrelcina è quella in cui Dio è una presenza costante al nostro fianco, e l’uomo non deve far altro che conformare il proprio volere al Suo, lasciare che lo Spirito Santo operi attraverso di lui, con fiducia e fede cieca, senza clamore, senza ansia, perché Gesù sa cosa è meglio e può fare in modo che tutto si realizzi secondo il volere di Suo Padre.

Le benedizioni che Padre Pio elargiva ai suoi devoti, dunque, erano incentrate propri su questo invito a deporre ogni affanno, ogni pena, e a confidare in Dio e nella Sua infinita misericordia, amarlo sopra ogni altra cosa e attendere con fiducia i frutti di quell’amore.

Ecco per esempio una benedizione della buonanotte:

La benedizione di Dio vi sia di scorta, sostegno e guida! Formate una famiglia cristiana, se volete un po’ di tranquillità in questa vita. Il Signore vi dia figli e poi la grazia di indirizzarli sulla via del cielo.

Non ti affaticare intorno a cose che generano sollecitudine, perturbazioni ed affanni. Una sola cosa è necessaria: sollevare lo spirito ed amare Dio. Con questo pensiero vi do la buona notte… in nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo e così sia. Sia lodato Gesù e Maria. E buona notte per tutti“.

La Benedizione di San Francesco

Francesco - Patrono d'Italia
San Francesco – Patrono d’Italia

Tra i tanti compagni amati da San Francesco, Frate Leone riveste un ruolo particolare. Non a caso i suoi resti sono sepolti accanto a quelli del poverello di Assisi.  Era un uomo dotato di grande cultura e un abile calligrafo, e svolse per Francesco anche il ruolo di segretario, restandogli accanto in tutti i momenti più significativi della sua vita, affiancandolo anche nella stesura della Nuova Regola. Era anche il suo padre confessore. Francesco lo chiamava pecorella di Dio, in virtù della sua purezza, della sua semplicità di cuore, e fu a lui che concesse di vedere e toccare le Stimmate che ricevette sul Monte Verna. L’amore che Francesco gli portava era grande, e possiamo averne una percezione ancora oggi, grazie a una preziosissima reliquia giunta fino a noi e conservata nella basilica di S. Francesco ad Assisi: la chartula. Si tratta un foglietto che riporta scritto su un lato il testo delle Lodi di Dio Altissimo e, dall’altro una benedizione che San Francesco dedicò proprio a Frate Leone per sostenerlo in un momento difficile:

Benedicat tibi Dominus et custodiat te,

ostendat faciem suam tibi et misereatur

tui convertat vultum suum ad te

et det tibi pacem.

Dominus benedicat frater Leo, te

Benedicat, benedicat,

benedicat tibi Dominus

et custodiat te Frater Leo, te

 

Il Signore ti benedica

e ti custodisca.

Mostri a te la Sua faccia

e abbia di te Misericordia.

Volga a te il Suo sguardo

e ti dia Pace.

Il Signore ti Benedica, Fratello Leone.

ti benedica

ti benedica

ti benedica il Signore,

e ti custodisca, Fratello Leone.

Questa benedizione antica e dettata dall’amore tra due amici, è giunta fino a noi, assumendo un valore universale. La benedizione di San Francesco è diventata un dono del Santo a tutti gli uomini, di ogni tempo, di ogni paese, un augurio di godere dell’amore di Dio, del Suo sguardo benevolo e misericordioso, che rimane valido ancora oggi, e per sempre, per chiunque sia preda dello sconforto e necessiti di un incoraggiamento.

La benedizione nuziale

Benedizione nuziale
Benedizione nuziale

La benedizione nuziale è il momento della cerimonia nuziale in cui il Ministro benedice i due sposi. Solitamente essa ha luogo dopo lo scambio degli anelli o dopo la liturgia eucaristica, ma ci si può accordare con il sacerdote perché venga pronunciata in momenti diversi. Allo stesso modo si possono scegliere formule per le benedizioni per gli sposi che differiscono leggermente le une dalle altre. In linea di massima il Matrimonio cattolico che ha luogo durante una Celebrazione Eucaristica è suddiviso in questi momenti:

  1. Rito di introduzione
  2. Memoria del Battesimo
  3. Letture bibliche
  4. Omelia
  5. Manifestazione del consenso
  6. Consegna degli anelli
  7. (Benedizione nuziale)
  8. Preghiera dei fedeli
  9. Invocazione dei santi
  10. Liturgia Eucaristica
  11. (Benedizione nuziale)
  12. Riti di conclusione

L’usanza di far impartire la benedizione nuziale a un sacerdote o a un vescovo è antica. Alcuni documenti attestano che già nel IV secolo era diffusa, ma non obbligatoria. Infatti, in quell’epoca il matrimonio era principalmente un patto privato stipulato tra gli sposi e le loro famiglie, a cui eventualmente un sacerdote poteva prendere parte per benedire la coppia. Dall’XI secolo inizia a imporsi regolamentare la presenza di un sacerdote che celebri le nozze, e con il Concilio di Verona (1184) il matrimonio inizia a essere elencato ufficialmente come sacramento, e in quanto tale regolamentato da leggi ecclesiastiche. Dal 1215, con il Concilio Lateranense IV la Chiesa definisce la liturgia per il matrimonio in tutti i suoi aspetti religiosi e giuridici. I Concili successivi confermeranno e amplieranno questo regolamento.

Ecco cosa prevede la Liturgia:

Terminato il Padre nostro e omesso l’embolismo Liberaci, o Signore, il sacerdote, rivolto verso la sposa e lo sposo, invoca sopra di loro la benedizione di Dio, che non si deve mai omettere. Nella prima e nella seconda monizione, se uno degli sposi o entrambi non ricevono l’Eucaristia, si omettano le parole entro le parentesi. Nella preghiera, le parole poste entro parentesi si possono omettere quando le circostanze lo consigliano, ad esempio se gli sposi fossero di età avanzata.

Gli sposi si avvicinano all’altare o, se opportuno, rimangono al loro posto e si mettono in ginocchio. Se la preghiera di benedizione è stata anticipata dopo lo scambio degli anelli, la celebrazione continua con il Padre nostro, il Liberaci, o Signore e quindi come nel Messale Romano.

Dicevamo che si possono scegliere formule diverse per la benedizione nuziale. Vediamone solo una:

(Il sacerdote, a mani giunte, invita i presenti a pregare con queste o simili parole)

Preghiamo il Signore per questi sposi, che all’inizio della vita matrimoniale si accostano all’altare perché con la comunione al corpo e sangue di Cristo siano confermati nel reciproco amore.

(Tutti pregano per breve tempo in silenzio. Poi il sacerdote, tenendo stese le mani sugli sposi, continua)

Padre santo, tu hai fatto l’uomo a tua immagine:

maschio e femmina li hai creati,

perché l’uomo e la donna,

uniti nel corpo e nello spirito,

fossero collaboratori della tua creazione.

O Dio, per rivelare il disegno del tuo amore

hai voluto adombrare

nella comunione di vita degli sposi

quel patto di alleanza che hai stabilito con il tuo popolo,

perché, nell’unione coniugale dei tuoi fedeli,

realizzata pienamente nel sacramento,

si manifesti il mistero nuziale di Cristo e della Chiesa.

O Dio, stendi la tua mano su (nome sposo) e (nome sposa)

ed effondi nei loro cuori la forza dello Spirito Santo.

Fa’, o Signore, che, nell’unione da te consacrata,

condividano i doni del tuo amore

e, diventando l’uno per l’altro segno della tua presenza,

siano un cuore solo e un’anima sola.

Dona loro, Signore,

di sostenere anche con le opere la casa che oggi edificano.

Alla scuola del Vangelo preparino i loro figli

a diventare membri della tua Chiesa.

Dona a questa sposa (nome sposa) benedizione su benedizione:

perché, come moglie e madre,

diffonda la gioia nella casa

e la illumini con generosità e dolcezza.

Guarda con paterna bontà (nome sposo), suo sposo:

perché, forte della tua benedizione,

adempia con fedeltà la sua missione di marito e di padre.

Padre santo, concedi a questi tuoi figli

che, uniti davanti a te come sposi,

comunicano alla tua mensa,

di partecipare insieme con gioia al banchetto del cielo.

Per Cristo nostro Signore.

 Amen.

La benedizione degli animali

Benedizione degli animali
17 Gennaio – Festa di Sant’Antonio Abate

L’usanza di benedire gli animali risale al Medioevo, ed è ha origini contadine. Un tempo a essere benedetti erano mucche, vitelli, pecore, maiali, animali da cortile. Allora il benessere degli animali era strettamente connesso a quello degli uomini, perché gran parte del sostentamento di intere famiglie dipendeva dal latte, alle uova, dalla carne che si otteneva da essi. Oggi le cose sono cambiate, e vengono portati a ricevere la benedizione cani, gatti e altri piccoli animali da compagnia. Animali non necessari, come un tempo, ma che con la loro compagnia e il loro affetto rendono la vita degli umani che li accolgono in casa più gradevole, e ricordano agli uomini quanto sia importante rispettare e aver cura delle piccole creature.

Sul nuovo Benedizionale si legge:

Molti animali, per disposizione della stessa provvidenza del Creatore, partecipano in qualche modo alla vita degli uomini, perché prestano loro aiuto nel lavoro o somministrano il cibo o servono di sollievo. Nulla quindi impedisce che in determinate occasioni, per es. nella festa di un santo, si conservi la consuetudine di invocare su di essi la benedizione di Dio. 

Il rito qui proposto può essere usato dal sacerdote e dal diacono, o anche da un laico con i gesti e le formule per esso predisposti.

(Nuovo Benedizionale, cap. XXXIV, titolo Benedizione degli animali, nn. 1058-1059/1074.)

La benedizione degli animali deve essere letta dunque come un ringraziamento a Dio per averli creati perché fossero di aiuto, conforto e sostentamento all’uomo. Benedicendo loro rendiamo grazie per tutta la creazione, per il dono immenso che Dio ci ha fatto, elevandoci al di sopra di tutto, regalandoci un mondo meraviglioso perché ne disponessimo come più ci aggrada.
l rito della benedizione degli animali viene celebrato in occasione della Festa di Sant’Antonio, considerato il protettore degli animali domestici, il 17 gennaio.

La benedizione recita:

O Dio, che tutto hai disposto con meravigliosa sapienza

e all’uomo fatto a tua immagine

hai conferito il dominio su tutte le creature,

stendi la tua mano

perché questi animali ci siano di aiuto

e sollievo nelle nostre necessità,

e fa’ che in un armonioso rapporto con la creazione,

impariamo a servire e amare te sopra ogni cosa.

Per Cristo nostro Signore.

Amen

La benedizione della casa

Benedizione della casa
Benedizione della casa

Anche le benedizioni delle case, come quelle delle famiglie che le abitano, sono una prassi diffusa nel nostro paese. Queste benedizioni vengono effettuate dal parroco o dai suoi collaboratori, che si recano casa per casa, di solito in occasione di ricorrenze solenni, come la Pasqua. Nel farlo, i ministri religiosi si rifanno all’esempio dei discepoli di Gesù, che, dietro Sua sollecitazione, si recavano nelle case a portare il dono della pace (Mt 10,13). In questa occasione le famiglie che abitano nelle case e i locali stessi vengono aspersi di acqua benedetta.

Il Nuovo Benedizionale recita:

“Obbedienti al mandato di Cristo, i pastori devono considerare come uno dei compiti principali della loro azione pastorale la sollecitudine di visitare le famiglie cristiane e di recar loro l’annunzio della pace di Cristo, che raccomandò ai suoi discepoli: “In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa” (Lc 10,5).

Ai parroci pertanto e ai loro collaboratori stia particolarmente a cuore la consuetudine di far visita ogni anno, specialmente nel Tempo pasquale, alle famiglie presenti nell’ambito della loro giurisdizione. È un’occasione preziosa per l’esercizio del loro compito pastorale: occasione tanto più efficace in quanto offre la possibilità di accostare e conoscere tutte le famiglie.”

(Nuovo Benedizionale, cap. XIII, titolo Benedizione annuale delle famiglie nelle case, nn. 434-435.)

La visita prevede la lettura della Parola di Dio e la preghiera di benedizione, con particolare attenzione in caso di presenza di bambini o anziani. La formula della benedizione ha diverse varianti, eccone una:

Benedetto sii tu, o Dio nostro Padre, 

in questa famiglia e in questa casa.

Coloro che vi abitano

custodiscano sempre i doni del tuo Spirito

e manifestino in gesti concreti di carità

la grazia della tua benedizione,

perché quanti vi saranno accolti

trovino sempre quel clima di amore e di pace

che è segno della tua presenza.

Per Cristo nostro Signore.

Amen.

La benedizione irlandese

Benedizione irlandese
San Patrizio – Patrono d’Irlanda

Meglio conosciuta come la Benedizione del viaggiatore irlandese, si tratta di una benedizione lasciataci da San Patrizio, patrono d’Irlanda. Nato da una famiglia delle nobiltà romana, venne rapito da adolescente dai pirati irlandesi e visse come schiavo di un Re nell’Irlanda del Nord. Successivamente, ricevuta la chiamata, impiegò la propria vita nell’evangelizzazione degli irlandesi, che allora vivevano raggruppati in un gran numero di tribù. Trascorse dunque gran parte della propria esistenza spostandosi, viaggiando e venendo a contatto con persone e culture diverse. Anche la sua benedizione esprime questa propensione al viaggio. È una benedizione rivolta a chi non è mai stanco di conoscere posti nuovi, persone nuove

Sia la strada al tuo fianco,

il vento sempre alle tue spalle,

che il sole splenda caldo sul tuo viso

e la pioggia cada dolce nei campi attorno

e, finché non ci incontreremo di nuovo,

possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano.

La benedizione pasquale

Benedizione Pasquale
La benedizione pasquale celebra la resurrezione di Gesù

La Benedizione Pasquale celebra la Resurrezione di Gesù, e rende partecipi coloro i quali la ricevono della Sua forza, della Sua vittoria sulla morte. Con questa benedizione, recitata dal capofamiglia in occasione della Pasqua, festa che celebra appunto il trionfo di Gesù, l’adempimento della sua missione di amore e salvezza, si benedicono i fedeli come figli di Dio, e quindi, indirettamente, Dio stesso, in un cerchio di fede salvifica e reciproco Amore.

Per la benedizione pasquale vengono utilizzati l’acqua benedetta, che ricorda il Battesimo e la rinascita di ogni cristiano, e l’ulivo benedetto, simbolo di pace e riconciliazione. Non bisogna assolutamente considerare la benedizione pasquale una sorta di scaccia guai per la casa! Non è un rito che deve lasciare spazio alla superstizione: il male resta lontano dalle case non grazie alla benedizione, ma perché chi la riceve e abita in essa vive in armonia e serenità e dialogo con Dio. Nessuna magia, dunque, ma l’unione di una famiglia santificata e benedetta agli occhi di Dio. Alla benedizione pasquale dovrebbe partecipare tutta la famiglia. Si può anche allestire un piccolo altare, con un’immagine di Gesù insieme alle foto dei membri della famiglia. Prima del pranzo del giorno di Pasqua la famiglia si riunisce attorno alla tavola e il capofamiglia introduce la preghiera:

CAPOFAMIGLIA: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

TUTTI: Amen.

CAPOFAMIGLIA: Dal Vangelo di Luca (Lc 24, 30-31)

Quando fu a tavolo con i discepoli di Emmaus,

Gesù prese il pane, disse la benedizione,

lo spezzò e lo diede loro.

Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero.

Breve pausa di silenzio.

TUTTI: Padre nostro…

CAPOFAMIGLIA: Ti benediciamo, Dio Padre,

Signore del cielo e della terra,

perché nella Risurrezione di Gesù dai morti

ci doni la speranza della vita nuova ed eterna.

Benedici la nostra famiglia raccolta attorno alla mensa,

rafforza i legami che ci uniscono

e fa’ che possiamo diffondere la gioia del Signore risorto

a tutte le persone che incontriamo.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

TUTTI: Amen. Alleluia.