Un paramento sacro non è mai solo un capo di abbigliamento fine a se stesso. La casula sacerdotale, per esempio, esprime un significato che va al di là del suo utilizzo durante la celebrazione eucaristica. Scopriamolo insieme.
Indice articolo
La casula sacerdotale, o più raramente pianeta, è uno dei paramenti sacri più conosciuti e diffusi. Infatti si tratta della veste che il sacerdote deve indossare durante la celebrazione dell’Eucarestia. È quindi un elemento fondamentale per il rituale della messa, non solo come elemento principale del corredo del sacerdote, ma perché legato a una serie di gesti e azioni rituali che sono alla base stessa della celebrazione eucaristica.
I paramenti sacri
Nella religione cristiana poche cose sono lasciate al caso, prive di un significato simbolico profondo che travalica la loro natura più immediata. Perfino l’ordine in cui il celebrante deve indossare i vari paramenti sacri è sancito da regole precise, codificate nel tempo e definite nei Principi e norme per l’uso del Messale Romano.
Prima di tutto c’è l’amitto, un rettangolo di lino bianco munito di due nastri in tessuto che permettono di assicurarlo intorno alla vita dopo averlo appoggiato al petto. Il sacerdote può evitare l’uso dell’amitto se il camice che indossa copre già sufficientemente la zona intorno al collo. I camici moderni, infatti, hanno già un colletto che aderisce al collo e rende superfluo l’uso dell’amitto.
Successivamente il sacerdote deve indossare il camice o alba, una veste bianca che richiama il Battesimo e la purificazione da tutti i peccati da esso apportata. Viene indossato da tutti gli officianti, non solo dal celebrante, ma anche dagli altri sacerdoti e dai ministranti laici. Il camice copre tutto il corpo, dalle spalle ai piedi, e ha maniche lunghe fino ai polsi. Spesso è arricchito lungo gli orli di ricami che lo rendono particolarmente prezioso. Può essere stretto sui fianchi dal cingolo, un cordone di lana ornato da due nappe terminali che devono essere perfettamente allineate ai fianchi. Il cingolo può essere di diversi colori, ciascuno combinato con l’oro. Può essere evitato se il camice aderisce già sufficientemente ai fianchi, ma nel rito romano è obbligatorio, così come l’amitto.
Viene poi la stola, una striscia di stoffa lunga tra i 200 e i 250 centimetri, il cui colore varia a seconda del tempo liturgico, e che simboleggia il dolce giogo di Gesù (“poiché il mio giogo è dolce e il mio carico leggero”, Mt 11,30). È decorata con tre croci, una a ciascuna estremità e una al centro, e ornata di ricami. Ogni casula sacerdotale è corredata da una stola coordinata.
Durante le messe pontificali i Vescovi indossano sotto la casula anche la dalmatica, una lunga tunica che arriva alle ginocchia, dotata di ampie maniche.
Allo stesso modo per occasioni diverse dalla Messa il sacerdote può indossare solo il camice insieme alla stola o al piviale, una sorta di mantello, o la veste talare, magari coperta dalla cotta, lungo camice bianco.
Storia della casula sacerdotale
Ma torniamo alla casula sacerdotale. Può essere di varie fogge e di vari colori a seconda del tempo liturgico. Esistono anche casule dedicate a festività specifiche. A volte la casula fa parte di un corredo coordinato, in cui rientrano anche la mitria, la dalmatica e il piviale.
Il suo nome deriva da “piccola casa”, probabilmente per via della sua forma particolarmente avvolgente. Infatti, in origine, la casula avvolgeva completamente il sacerdote, lasciando fuori solo la testa attraverso un’apertura tonda. Casula e pianeta erano usate nei testi liturgici come sinonimi, soprattutto prima del Concilio Vaticano II. Oggi pianeta è considerato un termine desueto, e appare raramente, il più delle volte non a sostituire casula sacerdotale, ma ad affiancarsi ad esso.
Nel tempo la casula sacerdotale ha subito un’evoluzione e conosciuto varie modifiche. Nelle casule più antiche le cuciture che univano i vari pezzi erano coperte da un disegno a forma di Y, e per qualche tempo ci furono casule che lasciavano le braccia completamente scoperte. Nel XV e XVI secolo la forma della casula mutò ulteriormente, andando verso una progressiva riduzione della lunghezza dei fianchi, per lasciare più libere le braccia. Nel tempo la casula divenne una veste costituita da parti semirigide, una posteriore, una anteriore, unite insieme, realizzate con stoffe preziose e ornate di ricami e decorazioni. Alcune casule sono diventata parte integrante dei tesori della Chiesa.
I colori della casula sacerdotale
La casula è dunque con la stola il paramento sacerdotale più usato dai ministri di Dio. Viene usato ogni giorno per le celebrazioni liturgiche e ha un valore simbolico molto grande. Il sacerdote deve avere una casula di ogni colore, a seconda delle occasioni e del tempo liturgico.
La casula bianca si utilizza la domenica e nei giorni di festa solenne (Natale, Pasqua, battesimo, matrimonio, ordinazione, prima comunione, unzione degli infermi, etc.). Il suo colore è simbolo di purezza e fede, della gloria del Cristo risorto.
La casula rossa viene indossata in occasione delle esequie pontificie, per le festività dedicate ai martiri, il venerdì Santo, la domenica delle Palme, la Pentecoste, ecc. Il colore richiama il sangue di Gesù e lo Spirito Santo fiammeggiante.
La casula viola viene usata soprattutto durante la Quaresima e l’Avvento, periodi dedicati all’attesa e alla penitenza, oltre che in occasione di esequie e commemorazioni funebri.
La casula verde viene usata per il tempo ordinario, ovvero il periodo dell’anno liturgico che copre la parte dell’anno nella quale non ci sono festività solenni, e che in pratica comincia il lunedì dopo la domenica del Battesimo del Signore e prosegue fino all’inizio del tempo di Quaresima, per poi riprendere dopo la solennità di Pentecoste fino al tempo di Avvento. Il verde richiama la speranza.
La casula rosa viene indossata solo in occasioni speciali, in particolare due volte all’anno: nella terza domenica di Avvento (il cosiddetto “Gaudete”) e nella quarta domenica di Quaresima (il “Laetare”). Il colore è un misto tra il viola, simbolo di penitenza, e il bianco della festività. Il sacerdote può anche scegliere di non indossarla, così come la casula nera, spesso sostituita con la casula viola.
Le casule solenni, oltre che bianche, possono essere dorate, mentre l’azzurro può essere utilizzato per le casule mariane, da indossare per feste in onore della Madonna.
Materiali e foggia della casula sacerdotale
Le casule moderne sono disponibili in vari modelli e materiali, dalla lana leggera, alla seta, al più economico poliestere. Ma attenzione, la CEI ha sancito norme precise riguardo ai materiali con cui possano essere realizzate le casule liturgiche, tra le quali una che prevede che il tessuto sia di fibra naturale.
Per quanto riguarda le dimensioni, è consigliabile che il sacerdote si faccia realizzare le proprie casule su misura, in base alla sua altezza, ma ci sono disponibili anche casule economiche con misure ‘standard’. In generale la casula sacerdotale dovrà essere di forma circolare, con un diametro pari all’ampiezza delle braccia distese a croce del sacerdote, o ellittica, meno ampia in larghezza. In alternativa può essere “a capanna” e coprire come un cono il corpo del sacerdote.
I modelli a disposizione in commercio spaziano da quello classico, preconciliare, semirigido, a quelle più moderne, come il modello con il collo tondo, ampia e lunga per lasciare libertà di movimento, o la casula borromea, ideata sulle indicazioni di San Carlo Borromeo, con una forte proporzione tra ampiezza e lunghezza, il taglio a ruota, l’estremità a punta, alla casula medievale, con scollatura a V e il tau sul davanti, a quella paleocristiana, ricreata sul modello tipico bizantino, con lo scollo quadrato finemente decorato, gli stoloni preziosi e il disegno a ruota. Tutto dipende dal gusto del sacerdote che dovrà indossarla, dalle sue esigenze di praticità e comodità piuttosto che di solennità e amore per la tradizione liturgica. Naturalmente la casula sacerdotale dovrà essere sempre e comunque una veste austera e solenne, vista la sua delicata natura simbolica.
Il sacerdote potrà poi scegliere di far personalizzare la propria casula, con decori e ricami. Anche questi devono sempre tener presenta la natura solenne della veste, lo stile liturgico che essa deve rispecchiare. Le decorazioni vanno da moderni disegni geometrici e giochi cromatici realizzati con stoffe di diverso colore, a ricami fatti a mano, magari impreziositi con oro e pietre, come era la norma anticamente. Le casule mariane oltre ai decori rappresentativi della Vergine Maria, abbinati alla sigla mariana solitamente posta alla base dello scollo per essere resa evidente a chi osserva il sacerdote.
In particolare il sacerdote dovrà prestare attenzione alla scelta della casula che indosserà il giorno della sua Ordinazione. Essa dovrà rappresentare fin da subito il suo approccio al ministero sacerdotale, il suo modo di concepire la Liturgia. Per questo la casula sacerdotale dovrà essere bella e solenne, ma anche esprimere uno stile liturgico personale.