Che cosa rappresenta la Mitra, lo strano copricapo indossato dai vescovi in diversi momenti della Liturgia? Scopriamo l’origine e il significato più profondo di questo elemento indispensabile e prezioso.
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A tutti noi sarà capitato di vedere, nel corso di una celebrazione solenne, un Vescovo indossare uno strano cappello dalla forma allungata, che termina con due punte. Anche Papa Francesco stesso, nelle occasioni liturgiche da lui presiedute, non indossa il suo solito zucchetto bianco, ma è affiancato da dei cerimonieri incaricati di posare sul suo capo il curioso copricapo e di rimuoverlo a seconda dei diversi momenti della celebrazione.
Si tratta della mitra, o mitria.
Appare subito evidente che non stiamo parlando di cappello comune, anche perché la mitra, soprattutto quella papale, è intessuta di fili d’oro e impreziosita ricche decorazioni e perfino pietre preziose.
Ma da dove nasce questo strano cappello?
La mitra, o mitria, viene usata in seno alla chiesa cattolica come elemento caratteristico dell’abbigliamento del clero fin dal V secolo. In un primo tempo essa era probabilmente un accessorio non liturgico che il Papa indossava durante i cortei solenni. Successivamente il Sommo Pontefice adottò come copricapo caratteristico la tiara, simbolo dell’autorità papale, che resterà in uso fino al pontificato di Paolo VI (1963-1978).
Dopo il X secolo anche i Vescovi cominciarono a indossare la mitra, stando alle fonti letterarie e iconografiche, ma dobbiamo aspettare il XII secolo perché questo copricapo assuma la forma che oggi conosciamo.
La mitra è oggi il copricapo più importante e solenne della chiesa cattolica, in quanto rappresenta lo splendore della santità incarnata dal Vescovo, la sua dignità e autorità.
Che forma ha la Mitra?
La mitra che siamo abituati a vedere sul capo dei Vescovi e del Papa ha una forma che ricorda un po’ un soffietto. Infatti è allungata e bicuspidata (cioè terminante con due punte).
Il copricapo è composto da due pezzi di stoffa rigida ritagliati con forma triangolare e uniti parzialmente ai lati, in modo da formare due punte. Queste punte, dette cornua, non sono elementi casuali: infatti esse rappresentano l’Antico e il Nuovo Testamento.
Anticamente la mitra era più simile a un cono, poi a una cuffia allacciata sotto il collo e schiacciata nel mezzo tanto da formare i due corni. I nastri servivano per allacciarla sotto il collo e in seguito divennero le due lunghe fasce che pendono sul retro della mitra attuale e sulle spalle di chi la indossa, i cosiddetti fanoni, o infule, o vitte, mentre i corni assunsero prima una forma arrotondata, poi a cuspide, e presero appunto il nome di cornua.
Le mitre erano anticamente ornate da molti elementi preziosi, tanto da divenire parte del tesoro liturgico di molte chiese. Alcune risultavano talmente decorate di gemme, ricami d’oro e d’argento, e perfino di piume, da essere davvero molto pesanti da portare sul capo!
Esistono tre diversi tipi di mitre, codificati ai tempi di Papa Gregorio X (1271) e distinti a seconda dell’utilizzo e degli elementi decorativi:
Mitria aurifrigiata: usata soprattutto per le processioni, è realizzata in tessuto laminato d’oro o in seta bianca intessuta d’oro. Il rovescio è in seta rossa, privo di decorazioni eccezion fatta per le perle;
Mitria preziosa: è la mitra riservata alle celebrazioni più solenni, sempre in tessuto laminato d’oro o argento, seta bianca e risvolti in seta rossa. È arricchita da preziosi ricami e pietre preziose;
Mitria semplice: viene usata anche al di fuori delle celebrazioni, e in periodi di lutto e penitenza, e cambia a seconda che venga indossata dal Papa (in questo caso è in tessuto d’argento con bordi e fanoni decorati con fregi d’oro), dai cardinali (in seta bianca damascata con fanoni ornati di bianco) o dai vescovi (in seta o tela bianca, con frange rosse che fanno da bordo ai fanoni.
Questa è l’unica differenziazione della mitra, che, diversamente dagli altri paramenti sacri, non cambia colore a seconda del calendario liturgico.
Nel 2005, Papa Benedetto XVI ha voluto eliminare i simboli che apparivano sulla tiara papale, il cosiddetto triregno (si trattava di tre corone che simboleggiavano il triplice potere del Papa: padre dei re, rettore del mondo, Vicario di Cristo) anche dall’araldica ecclesiastica.
Da allora la mitra papale è caratterizzata da tre fasce dorate orizzontali, che ricordano le tre corone della tiara.
Quando viene indossata la mitra?
La mitra deve essere indossata in sei momenti della Messa:
- processione d’ingresso;
- proclamazione delle letture (non il Vangelo);
- omelia;
- amministrazione del Sacramento;
- benedizione finale;
- processione di congedo
Anche gli Abati possono indossare la mitra, per volontà di Papa Urbano II ai tempi del III Concilio di Melfi (1089). Nel corso dei secoli tale utilizzo venne concesso a presbiteri titolari di chiese importanti, a prevosti, a canonici dei Capitolo di alcune cattedrali e anche alle badesse di alcuni conventi e a laici meritevoli.
L’ordinazione episcopale
Quando un Vescovo viene insignito della sua carica gli vengono consegnate le cosiddette insegne episcopali: l’anello vescovile, il bastone pastorale e appunto la mitra.
Quest’ultima è come già abbiamo detto simbolo di dignità, autorità e santità.
L’anello vescovile simboleggia invece la fedeltà del Vescovo alla propria diocesi e alla Chiesa in generale, mentre il bastone pastorale si rifà all’immagine di Gesù come ‘buon Pastore’ e indica la funzione di cura del popolo cristiano da parte del nuovo Vescovo.