“Velatio” un rito antico nei giorni della Passione di Cristo - Holyblog

“Velatio” un rito antico nei giorni della Passione di Cristo

“Velatio” un rito antico nei giorni della Passione di Cristo

La Velatio, l’antico rito di copertura delle immagini sacre durante la Passione di Cristo, evoca l’assenza momentanea di Dio per spingere i fedeli a cercarlo con più dedizione

La Velatio Crucis, conosciuta in italiano come velatura della croce, rappresenta uno dei riti liturgici più significativi e carichi di simbolismo del periodo di Quaresima. Questa antica tradizione, che consiste nel coprire le immagini sacre con drappi di colore viola, segna l’ingresso della Chiesa nel tempo più intenso della Quaresima, quello che prepara i fedeli alla commemorazione della Passione di Cristo. La Velatio rappresenta uno degli esempi più eloquenti di come la liturgia cattolica utilizzi elementi visivi e simbolici per comunicare verità teologiche profonde. Attraverso il semplice gesto di coprire le immagini sacre con drappi di colore viola, la Chiesa invita i fedeli a prepararsi spiritualmente all’evento centrale della fede cristiana: la morte e risurrezione di Cristo.

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Il termine Velatio deriva dal latino “velare”, che significa coprire o nascondere. La pratica affonda le sue radici nella teologia cristiana medievale, quando la Chiesa sentì l’esigenza di esprimere visivamente il senso di lutto e penitenza che caratterizza gli ultimi giorni prima della Pasqua. Questo rito simboleggia infatti il momentaneo “nascondersi” della gloria divina durante i giorni della Passione. I teologi medievali interpretavano questo gesto facendo riferimento al passo del Vangelo di Giovanni dove si narra che Gesù si nascose ai Suoi oppositori poco prima della sua cattura: “Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.” (Giovanni 12:36) La velatura della croce diventa così un potente simbolo visivo che prepara i fedeli all’esperienza del Triduo Pasquale.

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La Velatio è un rito antichissimo, le cui radici affondano nel IX secolo. Secondo storici come Alessandro Scaccianoce, questa pratica nacque con l’intento di distogliere i fedeli dalle immagini sacre, invitandoli a un cammino interiore di purificazione in preparazione alla Pasqua. Il velo che copre croci e icone non è solo un segno di privazione, ma un richiamo alla necessità di guardare oltre, di cercare Dio non con gli occhi, ma con il cuore. L’origine di questa tradizione potrebbe essere legata all’usanza medievale di escludere i penitenti pubblici dalla vista dell’altare, separandoli con un grande drappo dal resto dei credenti. Un gesto di esclusione che, col tempo, si è trasformato in un simbolo universale: le immagini sacre scompaiono agli occhi dei fedeli, proprio come Cristo si fa assente nella sua Passione, per poi rivelarsi nella gloria della Resurrezione.

Il rito può essere anche considerato un riflesso simbolico del Deus absconditus. Il Deus absconditus è il concetto di Dio come un essere nascosto, imperscrutabile e incomprensibile. Questo tema si trova nel Libro di Isaia (45,15) e sottolinea l’incommensurabilità della sapienza divina e l’infinita differenza tra Dio e le creature. Dal punto di vista teologico rappresenta la libertà di Dio di non rivelarsi completamente, lasciando spazio al libero arbitrio umano. Questo nascondimento è necessario affinché la fede sia una scelta libera e non un dato di fatto evidente. Come nel caso della Velatio, Dio si nasconde per essere cercato e trovato attraverso la fede e la riflessione spirituale. La Velatio, coprendo le immagini, invita i fedeli a concentrarsi sulla spiritualità e sulla meditazione, come il Deus absconditus invita a cercare Dio al di là delle apparenze materiali.

La Velatio crucis è praticata ancora oggi, sebbene in misura minore rispetto al passato. Dopo il Concilio Vaticano II, la pratica è stata in gran parte abbandonata, ma non è stata abolita. La Congregazione per il Culto Divino ha sottolineato l’opportunità di conservare o recuperare questa usanza, e attualmente, la decisione di praticarla spetta al giudizio delle Conferenze Episcopali locali. In alcune regioni, come il Piemonte e la Sicilia, la tradizione è ancora mantenuta in diverse parrocchie, specialmente nei piccoli centri di provincia. Sebbene questa pratica sia stata semplificata o abbandonata, la Velatio Crucis rimane una componente significativa della tradizione liturgica cattolica e ortodossa. Il valore di questa tradizione risiede nella sua capacità di coinvolgere i fedeli non solo intellettualmente, ma anche sensorialmente nell’esperienza della Passione. L’assenza temporanea delle immagini sacre crea un senso di vuoto che prepara spiritualmente alla gioia della Risurrezione, rendendo l’esperienza pasquale più intensa e significativa.

Quando si coprono le statue in chiesa?

Secondo l’attuale liturgia romana, la Velatio inizia ufficialmente con la quinta domenica di Quaresima, tradizionalmente chiamata Domenica di Passione. Questa domenica segna l’inizio delle due settimane che precedono la Pasqua, periodo in cui l’attenzione dei fedeli si concentra sempre più intensamente sulla sofferenza e morte del Signore. Durante questo periodo, tutti i crocifissi, le statue e le immagini sacre presenti nelle chiese vengono coperti con veli di colore violacolore liturgico che nella tradizione cristiana rappresenta la penitenza, il sacrificio e l’attesa.

È importante notare come questa tradizione sia variata nel corso dei secoli. In passato la velatura poteva iniziare già dalla prima domenica di Quaresima, estendendosi per tutto il periodo penitenziale. Oggi, invece, la pratica si concentra nelle ultime due settimane prima della Pasqua.

Perché si copre il Crocifisso?

La Velatio Crucis non è un semplice atto decorativo o tradizionale, ma porta con sé un profondo significato spirituale. Da un lato rappresenta un digiuno visivo che priva i fedeli della contemplazione delle immagini sacre, creando un senso di assenza e attesa. Dall’altro richiama l’oscuramento della gloria divina durante la Passione, quando sembrò che Cristo fosse stato abbandonato anche dal Padre. Il rito contiene anche un richiamo al momento in cui il velo del Tempio si squarciò alla morte di Gesù, evento che simboleggia la nuova accessibilità a Dio resa possibile dal sacrificio di Cristo. Ancora, la Velatio intensifica l’esperienza della Veglia Pasquale, quando le immagini vengono finalmente svelate nella gioia della Risurrezione.

La Velatio nella Settimana Santa

Con l’ingresso nella Settimana Santa, il significato della Velatio si intensifica ulteriormente. Durante questa settimana, culminante nel Triduo Pasquale, ogni elemento della liturgia è orientato a far rivivere ai fedeli gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù. Il Giovedì Santo, giorno della commemorazione dell’Ultima Cena, le immagini rimangono ancora velate, nonostante sia un giorno di relativa gioia per l’istituzione dell’Eucaristia. Questo apparente contrasto sottolinea la complessità teologica di questo giorno, in cui si intrecciano anticipazione del sacrificio e dono eucaristico. È solo durante la Veglia Pasquale, nella notte tra il Sabato Santo e la domenica di Pasqua, che i veli vengono finalmente rimossi. Prima viene scoperto il Crocifisso, poi tutte le altre immagini. Questo svelamento coincide con l’annuncio della Risurrezione e simboleggia il ritorno della pienezza della gloria divina, non più velata dalla sofferenza e dalla morte.