La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme è un punto di riferimento spirituale per i cristiani di tutto il mondo e di ogni professione di fede. Scopriamone la storia e i segreti.
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La Basilica del Santo Sepolcro è molto più di un luogo santo visitato ogni giorno da pellegrini e fedeli provenienti da tutto il mondo. Per i cristiani è il cuore stesso del mondo sacro, il luogo in cui Gesù è morto ed è stato sepolto. Basta questo per farci comprendere l’importanza che essa riveste, il profondo valore simbolico, e non solo, di cui è permeata.
Se non bastasse la consapevolezza dei fatti drammatici e prodigiosi che hanno avuto come teatro questi luoghi a renderli unici, il pensiero di quante persone vi si sono recate, nel corso dei secoli, dei millenni, con il loro carico di fede, aspettativa, gravati dalle proprie colpe e dalla speranza di poterne essere sollevati, per percepire la potenza spirituale che si respira qui.
Oggi come allora i fedeli toccano la Pietra dell’Unzione, sulla quale venne posato il corpo di Cristo appena deposto dalla croce, o si soffermano nella Cappella del Calvario, il luogo della crocifissione di Gesù. In queste suggestive stazioni di fede ha luogo la Via Crucis che ogni giorno coinvolge chi vuole compiere un percorso spirituale e sacro all’interno della basilica. Una processione che, pur con i dovuti mutamenti, si svolge da tempi antichissimi. Perché era inevitabile che chiunque giungesse in questi luoghi desiderasse ripercorrere i luoghi della passione e della morte di Gesù, per accostarsi il più possibile al suo esempio, alla sua esperienza umana, per sentirlo più vicino.
Ma dove si trova la Basilica del Santo Sepolcro?
Il Santo Sepolcro: che cos’è e dove si trova
Si racconta nei Vangeli e nei testi sacri che il Calvario, il monte su cui Gesù venne crocifisso, sorgeva fuori dalle mura di Gerusalemme, in una zona che un tempo ospitava una cava di pietra, e che in seguito era stata adibita alle condanne a morte e alle sepolture dei defunti. La legge giudaica, infatti proibiva che esse avvenissero all’interno delle mura. Il Calvario, o Golgota, il cui nome significa “luogo del Cranio”, era presumibilmente il punto più alto di questo terreno che, una volta perduta la sua utilità come cava, era stato adibito a orti, giardini e sepolcri, appunto. Il nome “luogo del Cranio” deriverebbe dal fatto che in questo luogo si pensava si trovasse la tomba di Adamo, o più probabilmente perché non era difficile imbattersi in teschi di uomini condannati a morte e non seppelliti, o ancora perché i luoghi adibiti alle crocifissioni erano decorati con teschi dipinti sotto le croci.
Fatto sta che questa zona in un secondo tempo, probabilmente intorno al 41–44 d.C., venne racchiuso nelle nuove mura fatte erigere da Erode Agrippa.
La storia del Santo Sepolcro
Colonia romana
Fin dagli anni immediatamente successivi alla morte di Gesù, il luogo della sua passione e sepoltura divenne meta di pellegrinaggio per i primi fedeli. Ma Gerusalemme era una colonia romana. Tra il 132 e il 135 d.C. scoppiò una violenta ribellione, passata alla storia come ribellione di Bar Kokhba dal nome di Simon Bar Kokheba, il presunto messia che la guidò. Gli ebrei si rivoltarono al divieto dell’Imperatore Adriano di praticare la circoncisione e al suo progetto di radere al suolo la vecchia Gerusalemme per costruire una nuova città dedicata al culto di Giove. Avvenne esattamente questo, e sulle rovine di Gerusalemme, l’imperatore fece costruire Aelia Capitolina. Tutti i luoghi sacri agli ebrei entro le mura della città vennero convertiti in luoghi di culto per gli dei pagani, mentre un ulteriore tempio dedicato a Venere venne fondato in una vecchia zona funeraria frequentata dai cristiani. Si trattava del luogo che ospitava la tomba di Gesù Cristo.
La Basilica Costantiniana
Fu l’imperatore Costantino l’artefice della prima Basilica del Santo Sepolcro, intorno al 326 d.C. Per suo ordine il vescovo di Gerusalemme Macario aveva iniziato a far demolire gli antichi templi pagani, e scavando nei pressi del Golgota vennero alla luce i resti della tomba di Cristo. Si racconta che la madre dell’imperatore, Elena, abbia avuto un ruolo molto importante negli scavi del luogo sacro, dove lei stessa rinvenne la Vera croce. Per ordine di Costantino in quei luoghi venne eretta la prima Basilica del Santo Sepolcro, che fu inaugurata nel settembre del 335 d.C.
La Basilica Costantiniana era composta da tre edifici principali: la basilica vera e propria, o martyrium, una costruzione imponente formata da cinque navate divise da colonne e pilastri; il triportico, un grande atrio chiuso da un colonnato che circondava la roccia del Calvario; la cosiddetta Anástasis, la chiesa della resurrezione, un mausoleo rotondo sormontato da una cupola con l’oculo aperto eretto appositamente per proteggere i resti della grotta identificata come luogo di sepoltura di Gesù. Quest’ultima venne inglobata in un’edicola o kouvoulkion (dal greco sacrario).
Intorno c’erano edifici minori destinati agli alloggi dei sacerdoti e ai servizi.
Invasione persiana
Nel 614 d.C. i persiani guidati da Cosroe II presero Gerusalemme. Per tre giorni gli invasori distrussero e saccheggiarono la città, e perfino la Vera Croce venne trafugata. La Basilica Costantiniana venne data alle fiamme e molti dei fedeli che vi avevano trovato rifugio morirono. Solo nel 630 d.C., grazie all’imperatore bizantino Eraclio che liberò la città, e ai fondi raccolti dall’abate di San Teodoro, Modesto, la Basilica del Santo Sepolcro venne ricostruita e la Vera Croce recuperata e portata a Costantinopoli.
Quando nel 638 d.C la città cadde nuovamente in mano nemica, a opera del Califfo Omar, quest’ultimo rispettò il luogo sacro ed emise un decreto che vietava ai musulmani di ritrovarsi a pregare tra le mura del martyrium. Omar lasciò che i pellegrinaggi nella Basilica del Santo Sepolcro continuassero indisturbati e il luogo si arricchì di nuovi edifici e reliquie preziose, come la coppa dell’Ultima Cena, la spugna con cui Gesù venne abbeverato con l’aceto e la lancia con cui Longino lo trafisse al costato.
Tra il 746 d.C. e l’inizio del IX secolo la basilica venne danneggiata da violenti terremoti.
La distruzione di Al-Hakim bi-Amr Allah
Nell’ottobre del 1009 d.C. la chiesa venne distrutta quasi completamente per ordine di un califfo fanatico, Ai-Haklm bi-Amr Allah, che aveva deciso di distruggere tutte le chiese di Palestina, Egitto e Siria. Fece radere al suolo ciò che rimaneva del martyrium, e anche l’Edicola che custodiva il Sepolcro. Solo parte dell’Anastasis resistette alla furia distruttiva degli uomini del califfo, che tuttavia rubarono ogni oggetto di valore.
L’imperatore bizantino fece ricostruire il complesso architettonico, nel 1048, ma sfortunatamente la Basilica Costantiniana era andata perduta per sempre.
La ricostruzione crociata
In occasione della Prima Crociata Gerusalemme venne riconquistata dai soldati al comando di Goffredo di Buglione, che assunse il ruolo di reggente della città con l’appellativo di “Advocatus”, Difensore del Santo Sepolcro. Per sua volontà il Santuario del Santo Sepolcro venne modificato in stile romanico, con pianta circolare, e con l’aggiunta di un campanile e di un Chorus Dominorum. In questi anni la Basilica assunse più che mai l’aspetto di un luogo destinato a raccogliere, custodire e glorificare tutti gli oggetti e le memorie che ricordavano la morte e la resurrezione di Cristo.
Gerusalemme venne poi riconquistata dai mussulmani guidati da Saladino (1187) e il Santo Sepolcro venne di nuovo chiuso e interdetto al culto. Nel 1244 l’invasione dell’impero Corasmio portò nuovi saccheggi e distruzione all’edificio.
Fu Saladino stesso, per fare pace con Papa Innocenzo IV, che decise di riparare i danni subiti dalla Basilica per poi affidarne la custodia a due famiglie palestinesi musulmane, i Nusayba e i Ghudayya, perché permettessero ai pellegrini di visitarla. I pellegrini dovevano pagare una tassa che dava loro accesso alla Basilica e alle cerimonie. Ancora oggi i Nusayba e i Ghudayya custodiscono la chiave del portone di accesso alla chiesa del Santo Sepolcro.
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I Francescani a Gerusalemme
Negli anni successivi i sovrani occidentali tentarono di garantire la sicurezza e l’accesso dei pellegrini che si recavano a visitare il Santo Sepolcro, con accordi e trattative. Nel 1342 Papa Clemente VI si accordò per concedere la custodia del Santo Sepolcro all’Ordine Francescano, che da allora si occupa della Cappella dell’Apparizione di Gesù a sua madre, o cappella del Santissimo Sacramento.
Sacerdoti di diverse professioni di fede iniziarono a convivere pacificamente entro le mura del Santuario.
Status quo
Ma presto ripresero le tensioni riguardo a chi avesse o meno il diritto di custodire il Santo Sepolcro. Il decreto firmato dalla Sublime porta l’8 febbraio 1852, lo Status Quo, definì i diritti di proprietà e di accesso delle comunità cristiane all’interno di tre santuari di Terra Santa: il Santo Sepolcro a Gerusalemme; la Tomba di Maria a Gerusalemme; la Basilica della Natività a Betlemme.
Questo editto aveva la finalità di porre fine ai dissidi tra Chiesa ortodossa greca e Chiesa cattolica e favorì soprattutto la prima. Ancora oggi il Patriarca dei greci ortodossi ha nella Basilica la cattedra e il katholikon, la chiesa principale, e stabilisce i luoghi di adorazione e celebrazione per le altre professioni.
Il Santo Sepolcro oggi
Il 25 febbraio 2018 le porte della Basilica del Santo Sepolcro sono state nuovamente chiuse in segno di protesta contro le autorità di Gerusalemme che volevano cambiare lo Status Quo imponendo nuove imposte alle chiese. Questa richiesta venne poi ritirata.
Oggi la Basilica del Santo Sepolcro rimane un luogo di grande suggestione, dove innumerevoli stili architettonici e decorativi si mescolano in modo spesso discordante, a raccontare una storia fatta di dissidi e armonie, di sofferenza e riscatto, ma soprattutto di fede al di là del tempo.